Quando l’ovvio fa notizia
Finalmente una prova di dignità e d’orgoglio, nella partita forse più facile nella quale trovare stimoli ma sicuramente quella più difficile sul piano sportivo, sia per questioni ambientali che tecniche (la capolista nel suo stadio): a sorpresa, differentemente da Bersani con il giaguaro, il Pescara è andato vicino a smacchiare la zebra. Per oltre 70’, nonostante una condotta arbitrale “casalinga” (da rimarcare in più di un episodio pur non volendo con ciò imputare la sconfitta alla direzione di Peruzzo e soci), i biancazzurri hanno messo in campo ciò che non si era mai visto in questo girone di ritorno: grinta, concentrazione, corsa e sacrificio. La soddisfazione per la prestazione in Piemonte, tuttavia, si mescola al rimpianto di ciò che poteva essere e non è stato se in altre gare più abbordabili si fosse visto il medesimo spirito: nel cocktail di sapori che ne esce fuori, il gusto acre del secondo ingrediente prevale, coprendolo, sul primo.
Nella stagione dei paradossi, nella quale dopo aver collezionato 11 sconfitte ed un pari in 12 partite del girone di ritorno, l’aritmetica non ancora condanna il Delfino, ci si ritrova a lodare una prestazione dignitosa: ciò che dovrebbe essere il “minimo sindacale”, insomma, diviene notizia. Pazienza se Storari solo nel finale si è svestito dei panni di spettatore non pagante (è lapalissiano che una coperta corta, se la si tira da un lato scopre inevitabilmente l’altro) e pazienza se si tacciono i meriti di un allenatore, Bucchi, del quale sentiremo parlare in futuro ma che non resterà sulla panchina pescarese. Il novizio ex Primavera, infatti, pur non avendo raccolto punti sta dimostrando di avere le carte in regola per poter ambire ad una carriera di tutto rispetto. In molti hanno sottolineato le sue doti da motivatore, di “gestore” del gruppo e di meticoloso lavoratore ma in pochi si sono accorti della sua sagacia tattica. In ogni sua gara, anche se il campo non ha dato le risposte attese e sperate, la sua mano si è vista negli accorgimenti studiati (il 4-2-3-1 è solo l’ultimo). Probabilmente ripartirà da Ascoli (a Pescara una sua conferma sarebbe vissuta dall’ambiente come un progetto al ribasso in termini di ambizioni) e a Pescara già si parla del futuro tecnico (interlocutorio il nuovo incontro con De Canio, appetito da un club della Liga e da uno inglese, il Birmingham, dove potrebbe ricoprire il ruolo di allenatore-manager).
Intanto, però, c’è un campionato da portare a termine con il Delfino che, trovando sul suo cammino Siena e Genoa, muterà volente o nolente la sua natura da concorrente alla salvezza ad arbitro della contesa. Ciò che importa da qui al termine del campionato, però, è onorare la maglia, quella stessa maglia che il popolo pescarese onora con fierezza sempre e comunque. Salvarsi molto probabilmente non si può, salvare la faccia si. E lo si deve fare.
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