Il Delfino da trasferta ora deve sfatare il tabù Adriatico
Per far tornare definitivamente il sereno
È tornato il sereno sul Pescara dopo due mesi di burrasca. Il vento del nord, perchè è da lassù che la truppa di mister Zeman rientra a casa con 6 punti in tasca dopo 2 partite vinte in 3 giorni, ha allontanato le nubi nere, anzi nerissime che si erano addensate in riva all'Adriatico. Per spazzarle definitivamente via bisognerà servire il tris sabato prossimo sul campo amico nello scontro contro l'Olbia, ma per il momento in casa Delfino ci si gode il sereno e si torna a guardare l'orizzonte, che è di nuovo quel terzo posto che ora dista appena 2 punti. Il Pescara che ha espugnato Chiavari ed ha maramaldeggiato a Pontedera torna ad avere il vento in poppa e può guardare con ottimismo al rush finale di regular season, che propone tre impegni non certamente impossibili per centrare un filotto insperato appena una settimana fa. Gli ultimi 180 minuti hanno dato risposte importanti. Nella prima trasferta, si è ottenuta una vittoria preziosissima con armi insospettabili per la truppa: spirito di sacrificio, ardore e capacità di soffrire nell'arco di tutta la partita ma di credere al successo fino all'ultimo secondo disponibile. Nella seconda, più libero mentalmente, il Pescara ha offerto ampi sprazzi di calcio zemaniano e non solo per il rotondo 0-5 portato a casa. Attacco degli spazi, ricerca di verticalizzazione e profondità, movimenti senza palla, automatismi delle catene esterne, difesa alta e distanze corte tra i reparti: in Toscana si sono ritrovati ad un tratto, e sono stati messi in pratica, tutti, o quasi, i concetti del calcio da sempre proposto da Zeman in 40 anni di carriera. Si dovrà capire dove finiscono i meriti dei biancazzurri e dove iniziano i demeriti dei granata, che si sono progressivamente sbriciolati dopo un promettente avvio e sono stati puniti con una concretezza che il Delfino non aveva mai palesato in stagione anche nelle uscite migliori, e per saperlo bisognerà attendere la partita contro l'Olbia, che presumibilmente interpreterà il match sulla falsariga degli ultimi visti all'Adriatico contro le altre pericolanti. E cioè: ranghi serrati, densità a centrocampo, niente profondità concessa e difesa ad oltranza per poi provare a pungere in contropiede. Solo sabato, insomma, si capirà se il Pescara è davvero guarito o se è ancora convalescente e se continuerà ad avere un andamento schizofrenico (16 punti nelle prime 6 partite, 5 nelle successive 8 disputate e 6 nelle ultime 2) oppure riuscirà a stabilizzarsi in un alto rendimento. E, soprattutto, si avrà la conferma o meno di quello che finora è evidente a tutti: questo Pescara al momento è una squadra prettamente da trasferta, dove può giocare su binari congeniali al suo DNA. Lo dicono i numeri: 5 delle 8 vittorie ottenute sono arrivate lontano dall'Adriatico, dove la vittoria in campionato è un tabù dal 2 ottobre. Sono stati 16 i punti conquistati fuori dall'Abruzzo sui 27 totali (solo Cesena, 4, e Torres, appena 1, ne hanno fatti di più) ed in trasferta sono arrivate 16 delle 29 marcature stagionali. Il Delfino che torna dalla felice campagna del nord ha qualche certezza in più: un Merola finalmente ritrovato, la crescita di alcuni singoli (Pellacani e Floriani Mussolini su tutti), il nuovo feeling col gol di Cuppone (3 reti nelle ultime 3 partite, Coppa Italia inclusa) e il terzo clean sheet nelle 31 gare della gestione Sdengo (il secondo stagionale ed il primo in trasferta). Sabato mancherà per squalifica Squizzato e non è una buona notizia. Ma al di là di chi lo sostituirà, la squadra dovrà vincere e convincere.
Commenti