La bellezza non ha prezzo
L'autobiografia di Zdenek Zeman
Il concetto di bellezza è sempre stato il filo conduttore, in campo e fuori, della vita di Zdenek Zeman. E non poteva che chiamarsi “La bellezza non ha prezzo” l'autobiografia del boemo, che è già diventata un best seller, scritta a quattro mani col giornalista Andrea Di Caro. Successi, cadute, battaglie morali, picconate e mille aneddoti condensati in 287 pagine, che sono state già presentate in varie città: a Roma, a inizio mese, Zeman ha ricevuto la visita a sorpresa di Sinisa Mihajlovic, ultima uscita pubblica del serbo a 10 giorni dalla morte. Il libro è un lungo racconto che fa sognare i nostalgici del 4-3-3, marchio di fabbrica delle varie edizioni di Zemanlandia, ma anche discutere. E c'è spazio, ovviamente, anche per le esperienze pescaresi di ZZ, a partire dalla stagione dei record della quale snocciola senza trionfalismi i “numeri da pallottoliere”, come li ha definiti lui stesso: maggior numero di vittorie (26), miglior attacco (90 gol), miglior differenza reti (+35) e minor numero di pareggi (5). Racconta dei suoi figliocci Verratti, Insigne ed Immobile, dei complimenti ricevuti da Pep Guardiola e delle drammatiche morti di Franco Mancini (“Praticamente un figlio”) e Piermario Morosini. “La voglia di dedicare un'impresa a Franco fu tale che ci compattammo, diventando inarrestabili”. Il resto è storia, che sconfina in leggenda in riva all'Adriatico grazie ad un uomo che ha sempre anteposto i suoi ideali all'imperativo di vincere e che è dotato ancora oggi di un amore straordinario per il gioco del calcio e per tutto ciò che di più bello può caratterizzarlo: la passione dei tifosi, lo spirito di squadra e la cura dei talenti. La festa per la promozione in A fu per Zeman “esaltante” e il giro di Pescara sul pullman scoperto con migliaia di tifosi assiepati per le strade “fotogrammi tra i più belli della mia carriera”. Il boemo poi racconta l'addio (“sarei certamente restato se non si fosse presentata un'occasione che per me aveva un valore non solo sportivo ma di rivalsa, tornare a Roma”) e il ritorno, che si concretizzò nel febbraio 2017 dopo precedenti abboccamenti non andati a buon fine. Zeman non risparmia parole di fuoco per Sebastiani, sia per i mancati ritorni tra il 2013 e il 2017 sia, soprattutto, per l'esonero del 4 marzo 2018. “Il modo non solo mi ferì, mi indignò”, ha scritto Zeman, che identificò nell'assenza ingiustificata alla riunione tecnica per assistere il figlio malato il motivo della decisione, tesi che il presidente ha duramente respinto nei giorni scorsi.
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