Avellino, bloccare Castaldo è la chiave
La chiave per fermare l’Avellino? Bloccare i rifornimenti al bomber Castaldo e non permettergli di battere a rete con facilità. Sembra ovvio, ma così non è potendo i Lupi disporre di più soluzioni per innescare il bomber che, come sentenziano le statistiche, è la chiave dei successi dei bianco verdi campani. Perché? Presto detto. Il 2-1 sul campo del Modena un mese fa, dove invece cadde il Pescara con la complicità di Ghersini, resta l'ultima vittoria in campionato dell'Avellino. La squadra irpina sta vivendo un periodo non particolarmente felice, con soli due punti conquistati in quattro gare, tre di queste oltretutto giocate in casa. In questo lasso di tempo, solo un gol è stato messo a segno, quello di sabato da Comi oltretutto inutile ai fini del risultato. Un attacco inceppato, nel quale sembra essersi fermato Luigi Castaldo, autore di 10 marcatori nelle prime 13 partite. Le ultime reti di Luigi Castaldo risalgono proprio alla trasferta di Modena, nella prima settimana di novembre: un mese fa esatto. Una doppietta che permise ai ragazzi di Rastelli di espugnare il Braglia, ma che ha messo fine anche alle reti dell'attaccante che attualmente guida la classifica marcatori dell'Avellino ma non più quella generale perché Granoche lo ha oramai staccato di due lunghezze: il rigore sbagliato contro il Crotone era l'occasione giusta per ritornare ad avere dimestichezza con la rete, ma l'errore dal dischetto ha procrastinato il digiuno. Che si spera non si interrompi a Pescara. Intanto nel numero di Novembre del Calcio Illustrato, rivista ufficiale della LND, nella sezione “Tecnica in campo” vi è una lunga intervista al tecnico dell’Avellino Massimo Rastelli. Oggi Rastelli passa per un patito del 3-5-2: quale evoluzione ha avuto il suo pensiero tattico? “All’inizio ero un amante del 4-4-2. Mi definivo un sacchiano convinto, con una filosofia di gioco molto offensiva fatta di pressing. La squadra stava alta e doveva pensare più a manovrare che a difendere. Era anche il sistema tattico più semplice da spiegare e attuare. Mi portavo dieto il bagaglio da calciatore e avevo trovato subito, all’esordio a Castellammare di Stabia dove abbiamo vinto il campionato, una squadra forte che poteva seguire quel discorso”. Poi cosa è successo? “Quando ho avuto organici diversi, anche meno competitivi e soprattutto non costruiti da me, allora ho iniziato a provare altre soluzioni. Sono passato attraverso il 4-3-3 o il 4-5-1, quindi ho approcciato il 3-5-2 e il 4-3-1-2. Ad Avellino ho ricominciato con il 4-4-2 come ai tempi della Juve Stabia, ma dopo tre mesi la squadra non girava e gli interpreti non erano adatti. Siamo passati al 4-3-1-2 facendo il salto di qualità che ha portato alla promozione in serie B. L’anno scorso ho cambiato ancora e sono partito dal 3-5-2 che ho mantenuto quest’anno con le variabili del 4-3-1-2 e il 3-4-1-2”.
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