Il Delfino vede le streghe, ma non perchè sia Halloween...
L'analisi
Fantasmi, streghe e corvi neri aleggiano sull'Adriatico. E non perchè siamo ad Halloween, ma perchè il fortino del Delfino è diventato improvvisamente terra di conquista. Per tutti. E le sinistre analogie con la scorsa stagione, quando dallo scontro diretto col Catanzaro con in palio il possibile aggancio al primo posto è iniziata la crisi dell'era Colombo, fanno dormire sonni pieni di incubi ai tifosi pescaresi. Un solo punto nelle ultime quattro partite disputate allo stadio Adriatico, compreso il derby che da calendario vedeva il Pescara come squadra ospite, con 3 gol fatti e 6 subiti, è un cammino da retrocessione diretta e se la squadra di Zeman è ancora nelle posizioni nobili della graduatoria lo deve al buonissimo avvio e alle due vittorie in trasferta a Ferrara e Lucca all'interno di un ottobre da brividi. I risultati e, soprattutto, le prestazioni parlano di un'involuzione evidente della squadra, che non può essere giustificata con la stanchezza di un tour de force da 8 partite in 27 giorni perchè, a ben vedere, rispetto alle altre formazioni il Pescara ha disputato una sola partita in più, il recupero con il Pineto in data 11 ottobre, coinciso con l'inizio della crisi. Le altre 7 gare, le 6 da calendario originale e l'impegno di Coppa Italia, erano comuni a tutte le squadre di Lega Pro e Zeman, rispetto a tanti altri colleghi, non solo ha una rosa ampia - anche se di qualità nettamente inferiore a quella dello scorso anno – ma ha avuto il vantaggio di poter giocare 6 volte su 8 all'Adriatico, risparmiandosi parecchi viaggi. Non si è mai avuta una settimana tipo di allenamenti, come sottolineato da Sdengo nel post Recanatese, ma il discorso vale per tutti e non solo per i biancazzurri. I problemi, dunque, risiedono altrove. E se è inconfutabile che la partenza in campionato è stata ben più positiva del preventivato e che il brusco rallentamento per certi versi è inspiegabile, è altrettanto vero che la lettura della classifica odierna è inevitabilmente condizionata dal cammino effettuato. In altri termini: se si fosse partiti con il freno a mano tirato, plausibile per una squadra estremamente giovane e praticamente nuova di zecca, e poi ci si fosse sbloccati inanellando una serie di risultati positivi, a parità di graduatoria oggi si avrebbe morale alto ed i giudizi sarebbero lusinghieri. Ma è proprio il percorso effettuato che lascia sconcertati. Era lecito attendersi un miglioramento, non un peggioramento di un gruppo che ha smarrito anche le minime prerogative del calcio zemaniano se non quelle negative nella fase di non possesso. Il centrocampo fatica a costruire e l'attacco a finalizzare, alcuni singoli sono in un momento nerissimo (vedi Merola, comunque per ZZ inamovibile, e Brosco, che però ha una porzione troppo ampia da coprire a campo aperto quando si perde palla, dato che gli interpreti della catena di destra non offrono copertura) e anche le scelte del tecnico boemo ultimamente non convincono. Non solo non si è ancora individuato un centrocampo tipo, ma anche i cambi in corsa stanno destando perplessità da più partite. Solo per limitarci all'ultima: perchè togliere dopo 45' Tommasini, andato in rete e dunque in fiducia, per inserire un Cuppone certamente più rapido ma mai incisivo? Perchè togliere Tunjov, che pure non in giornata può estrarre dal suo cilindro un jolly in qualsiasi istante? E perchè non inserire Aloi invece di un Manu ancora timido e talvolta pasticcione? Niente dolcetto per Zeman ed il Delfino ad Halloween, insomma, solo lo scherzetto di Melchiorri e soci.
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