Tenuta mentale e ordine tattico le basi della ripartenza
Ma c'è tanto su cui lavorare...
Un piccolo passo in avanti, ma davvero importante. Il nuovo Pescara targato Emmanuel Cascione sembra esser nato sotto una buona stella, ma è chiaramente troppo presto per far dire a tutti che il peggio sia ormai alle spalle e che si possa guardare al futuro con rinnovato ottimismo. Tante, troppe volte in questo travagliato anno il Delfino aveva infatti dato segnali di ripresa prima di ripiombare nei soliti errori e nelle consuete amnesie: anche con Giovanni Bucaro in panchina la prima partita era stata portata a casa (curiosamente sempre all'Adriatico, sempre contro una squadra toscana e sempre per 1-0), al esempio, ma la luce di quella partita ha avuto la durata di un fiammifero. Se anche questo inizio sia un fuoco di paglia oppure no lo capiremo nelle prossime settimane, ma l'impatto del terzo tecnico stagionale è stato più che positivo, contando i pochissimi giorni di lavoro avuti a disposizione e il fardello negativo che il gruppo si portava sulle spalle. Il tempo a disposizione è poco ed i problemi da risolvere ancora tanti, ma per il momento va bene così. Il successo sul Pontedera, che vale anche il sorpasso in classifica sull'avversario di turno in ottica sesto posto, è arrivato soprattutto grazie alla capacità di saper soffrire e alla voglia di gettare il cuore oltre l'ostacolo di una squadra che è già sembrata lontana parente di quella che nelle ultime uscite, soprattutto in trasferta, aveva contato i gol al passivo con il pallottoliere. E proprio dalla ricerca della protezione della difesa e di un vero equilibrio tra le due fasi è iniziato il lavoro di Cascione: sempre 4-3-3 il modulo, ma interpretazione ben diversa, più pragmatica e razionale e meno istintiva e arrembante. Il primo obiettivo, centrato, è stato fermare l'emorragia di gol incassati. Con Squizzato a far da schermo davanti ai centrali difensivi, più alla Busquets che non alla Verratti, e con gli interni che si alzavano ad aggredire il portatore di palla avversario, si è certamente pagato dazio nella costruzione della manovra ma specialmente nel primo tempo l'idea ha pagato, consentendo di trovare solidità e fiducia. In fase di non possesso si è scelto di avere 11 uomini dietro la linea del pallone, a tenere corti e compatti i reparti grazie anche ai ripiegamenti delle ali e al solito, generosissimo Cuppone che però ha confermato di attraversare, anche per scarsa lucidità dopo aver svolto tanto lavoro sporco, un periodo di vera idiosincrasia verso il gol. L'inevitabile rovescio della medaglia è stato il troppo campo da coprire nelle ripartenze una volta riconquistata palla: su questo aspetto si dovrà lavorare, perchè precisione, rapidità e pulizia dei passaggi diventano elementi determinanti, soprattutto nella seconda metà di gara quando iniziano a mancare energie e lucidità, per non rendere ancor più corta una coperta che Cascione sta provando a rammendare. Attenzione, concentrazione e ordine tattico sono state le basi della vittoria, non le sole e forse nemmeno le più importanti: la vera impronta di Cascione si è vista sul piano della tenuta mentale. E non era scontato che accadesse, non così presto almeno, bravo il nuovo allenatore a toccare le corde giuste in settimana. D'altro canto lo stesso Cascione, debuttante in C, aveva detto alla vigilia del match di aver lavorato in primis sulla testa dei giocatori, che in campo hanno risposto positivamente alle sollecitazioni di un tecnico giovane ma con idee chiare e che ha comunque fatto subito capire, con l'esclusione di Tunjov dai convocati per scelta tecnica, che il bene del collettivo viene prima di tutto, anche a costo di rinunciare al centrocampista di maggior talento a disposizione.
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