Pescara, hai bisogno di equilibrio. Ma non solo…
Se si vuol fare un campionato da protagonisti occorre cambiare marcia
A CURA DI MATTEO SBORGIA - Archiviato il pareggio di Chiavari che ha permesso agli uomini di Auteri di mantenere l’imbattibilità in trasferta, per il Pescara si apre un mini ciclo della verità. Ora spazio a due turni casalinghi consecutivi. Sabato contro la Fermana e martedì con il quotato Modena i biancazzurri sono chiamati a tornare al successo che manca ormai da 4 turni. Vetta lontana 7 punti, miglior attacco e seconda peggior difesa. Dati emblematici che non da oggi testimoniano una totale mancanza di equilibrio. E’ quanto mai scontato ma sempre utile ribadire: così non va. Se si vuol fare un campionato da protagonisti, come più volte dichiarato dalla società, occorre cambiare marcia quanto prima. Il compito di trovare le soluzioni ai problemi spetta a Gaetano Auteri. Gli errori, ormai ricorrenti e evidenti, non possono essere più minimizzati. Si sbaglia individualmente e di reparto. Se la matrice di ciò è la paura, come sostenuto dal tecnico siciliano, c’è da riflettere. Una compagine che per bocca di tutte le sue componenti vuole vincere, non può assolutamente essere vittima delle paure. La pressione è normale. Soprattutto in questa piazza dopo l’ultima, amara retrocessione .Al di là delle mancanze di cui sopra da parte del trainer di Florida e conseguentemente della sua truppa, c’è da dire che il sodalizio dannunziano ha allestito a detta di gran parte della pubblica opinione un organico completo, esperto e quindi di tutto rispetto. Tuttavia va anche evidenziato esplicitamente che Auteri è un unicum nel suo genere (alla Zeman per intenderci). Ergo, quando si sceglie di prenderlo, bisogna prima conoscerne le caratteristiche a menadito. Piaccia o no, ha i suoi dettami di gioco (a partire dal modulo) e le sue convinzioni che difficilmente muta. E’ la sua storia professionale che lo dice. Durante tutta la sessione estiva (come da noi testimoniato) ha chiesto invano e a gran voce il suo fidato Carlo De Risio. L’acquisto del centrocampista di Vasto, poi rimasto a Bari, sarebbe stato perfettamente in linea con il suo credo calcistico. Nel reparto nevralgico (non a caso) Memushaj fa fatica perché adattato a svolgere un ruolo che non è nelle sue corde. Quello del mediano abruzzese è solo un esempio utile a ricordare che, se si sceglie di avviare un progetto con un allenatore di un certo tipo, lo si deve poi accontentare in tutto e per tutto. La costruzione della rosa non può essere un ibrido come sempre più spesso accade. Se poi la scelta è stata dettata esclusivamente dal gioco spumeggiante e offensivo proposto, non ci siamo. Del resto sia chiaro: la forma (bel gioco) senza contenuto (materiale umano funzionale e risultati), non serve a nulla. Non aiuta a vincere e tantomeno a convincere.
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