Le priorità di Stroppa: lavorare su testa, fisico ed identità tattica
Zero punti e zero gol in 180 minuti, 6 reti al passivo e segnali che inducono al pessimismo: si riassume così, in un’istantanea senza colori e senza ritocchi, l’avvio di campionato del Delfino, un cucciolo smarrito nel Mare Magnum della Serie A.
Se con l’Inter la sconfitta era stata rotonda nel punteggio, magari preventivata, ma aveva riservato segnali incoraggianti sul piano della prestazione e della personalità, contro il Toro la debacle è stata piena, pesante e senza appello. Una squadra senza identità e senza carattere, in balìa di un avversario non irresistibile che ha avuto gioco facile nell’affondare il coltello e fare brandelli di un Delfino vittima sacrificale sull’altare della sua stessa inconsistenza. Le attenuanti – non le giustificazioni – sono numerose ed importanti ma non possono spiegare da sole il gigantesco passo indietro compiuto in una sola settimana nonostante il medesimo risultato raccolto. Era chiaro ai più che le gare d’avvio prima della sosta, momento chiave per il cammino della creatura stroppiana, sarebbero state le più difficili. L’arrivo ritardato dei nuovi, il differente stato di forma dei componenti di un gruppo rinnovatissimo e poco esperto ai massimi livelli, a partire dal condottiero, e che ha lavorato poco insieme, ed alcuni piccoli errori arbitrali che hanno inciso sull’andamento delle partite rappresentano dei dati di fatto inconfutabili ma non devono costituire un alibi.
Costruire una precisa identità tattica rappresenta la priorità in casa Pescara: la possibilità di variare modulo, a seconda degli avversari e del copione di una gara, se in generale rappresenta una ricchezza ed una risorsa, in questo momento è un handicap non potendo partire da una base solida sulla quale lavorare. Se è vero infatti che i reduci dell’esperienza zemaniana rappresentano un punto di partenza per l’impostazione del nuovo mosaico nel 4-3-3, è anche vero che costoro costituiscono il minus dell’organico e una piccola parte della spina dorsale del Delfino che fu.
I componenti della rosa, in particolare coloro deputati a trascinare per talento e caratteristiche il gruppo (Bjarnason e Quintero, fermo restando che Weiss e Vukusic possono esaltarsi ed esaltare in entrambi gli assetti), sono abituati ad esprimersi nel 4-2-3-1 e su loro Stroppa dovrà lavorare tanto per cucirgli addosso un nuovo abito su misura per il 4-3-3 (ma anche in caso si opti per il 4-2-3-1, il colombiano deve essere rimodellato per poter coesistere con l’islandese). Ripartire dalle certezze e lavorare su testa, fisico, identità tattica e gioco: i quindici giorni di lavoro alle porte hanno un’importanza fondamentale per il futuro del Pescara anche se mancheranno 8 nazionali (i 4 azzurrini, Celik, Bjanason, Weiss e Vukusic). Già a partire dal match con la Samp, al cospetto di colui che poteva sedersi sulla panchina biancazzurra ed è partito benissimo con il suo nuovo team, bisognerà avere le prime risposte. Ed i primi punti.
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