Prima squadra

Metamorfosi

A caccia di solidità

27.02.2024 08:08

Meno di una settimana per lasciare la sua impronta, perchè il calendario non darà soste con 6 partite in un mese di cui 3 in appena otto giorni. Mister Giovanni Bucaro ha poco tempo per incidere subito, ma parte dalla base lasciata in eredità da Zeman e quindi, rispetto ad un normale subentro, una parte importante del lavoro è già impostata. “I concetti sono quelli del mister, ma metterò qualcosa di mio e di diverso”, aveva detto il tecnico palermitano alla vigilia del suo debutto ufficiale da capo allenatore del Delfino. E qualcosa in effetti lo si è già visto, non solo in fase di non possesso come lo stesso Bucaro aveva annunciato, anche se per incidere per davvero serviranno tempo e lavoro. Difesa meno alta o, per dirla alla Bucaro stesso, “meno estrema”: i terzini, differentemente dalla gestione ZZ, salivano a turno, per non lasciare scoperta la coppia di centrali che aveva in Brosco l'uomo di posizione e di lettura e in Di Pasquale quello di aggressione per giocare sull'anticipo ed accorciare la squadra. Non si può parlare di esterno basso costantemente bloccato, ma di certo di terzino più guardingo per non lasciare mai soli e a campo aperto i centrali come nel recente passato quando spesso venivano infilati da imbucate verticali. Quando saliva Floriani Mussolini, e lo ha fatto spesso, Milani rimaneva a presidiare la sua corsia, accentrandosi un po'; quando era il mancino a proporsi in fase offensiva, come nell'azione del gol decisivo di Merola, era l'omologo di destra, che fa anche dello strapotere fisico e della facilità di corsa alcune delle sue armi migliori, a fare da scudiero ai centrali. Ma c'è dell'altro. Dagasso come vertice basso si è dedicato ad una partita di grande sacrificio, provando a schermare l'uomo avversario che a turno saliva tra le linee per poi impostare giocando semplice, in modo più ragionato e meno istintivo e frettoloso. I due interni, Aloi (ottimo) e Tunjov (ancora troppo altalenante e con lunghe pause nel match), sono partiti qualche metro più avanti nell'aggressione, non forsennata ma di fisico e posizione, con l'estone che più volte – soprattutto nel primo tempo – ha assunto una posizione quasi da trequartista con un esterno del tridente, Cangiano molto più spesso di Merola, che è stato solerte e diligente nell'accorciare sulla linea dei centrocampisti. Un ruolo del genere sembra calzare perfettamente a Meazzi, ancora tatticamente un ibrido (in senso buono) che può rivelarsi determinante nel trasformare il Delfino in un 4-4-2 non statico ma da corsa e modellabile sulle caratteristiche dell'avversario. D'altro canto Bucaro nella sua felice avventura ad Avellino, dove vinse campionato e Scudetto di D a suon di record, partì con il marchio di fabbrica del 4-3-3 per poi cambiare assetto. Stavolta non sarà così immediata e scontata la metamorfosi, perchè la rosa è costruita in un determinato modo e per un modulo chiaro e definito, ma la presenza di uomini come Tunjov e Meazzi consente di poter cambiare anche a gara in corsa, senza far perdere identità alla squadra ma guadagnando in solidità. E in avanti? Spazi larghi per Cuppone, con licenza di svariare su tutto il fronte offensivo, sulla base dei concetti zemaniani (il gol di Merola è stato già visto in passato) ma non senza novità. Se occasionali o strutturali lo capiremo nelle prossime puntate….



 

Commenti

La novità: la Referee-Cam sarà protagonista in una partita di ogni turno playoff
E' morto Geppino D'Altrui