Pallanuoto

Caso Naiadi, interviene il sindaco Masci

Comunicato del Primo cittadino

24.06.2020 13:40

«Per assicurare operatività, lavoro e risultati occorrono piani razionali in tempi certi, e non soluzioni-tampone che, invece di risolvere i problemi, li aggravano. Questo vale anche per il Complesso sportivo Le Naiadi, cui dobbiamo dare un futuro senza mettere il destino dei lavoratori e degli utenti sulle montagne russe per non arrivare poi da nessuna parte. Le Naiadi sono la storia sportiva di Pescara, sono un polo culturale perché qui è nato e qui è stato ospitato il Festival internazionale del jazz, sono un riferimento della socializzazione e della pratica delle varie discipline. La scadenza del 31 luglio per l’attuale gestione è una spada di Damocle a tempo definito, da disinnescare per evitare la chiusura degli impianti. La situazione ci preoccupa, non possiamo permetterci questo clima di incertezza e di precarietà e men che meno la mancanza di un fattivo piano di rilancio, in assenza del quale si materializzerebbe lo spettro dei licenziamenti collettivi che riguardano 60 famiglie, tra lavoratori e collaboratori.

Questo non è accettabile da nessun punto di vista.

I sindacati hanno chiesto alla Regione una proroga dell’affidamento anche in virtù del Decreto rilancio, ma è difficile credere che ulteriori tre mesi possano contenere gli elementi per guardare con realismo al futuro del Complesso Le Naiadi che, voglio sottolinearlo, entra a pieno titolo nel grande progetto del Parco Nord. A tal proposito il Comune è pronto a fare la sua parte, anche chiedendo alla Regione il trasferimento dell’impianto in suo favore, in modo da poter organizzare nei tempi e nei modi giusti una gestione che possa valorizzare le caratteristiche uniche di quell’autentico patrimonio sportivo, culturale, storico e ambientale della città; garantendo comunque la continuità delle attività che oggi si svolgono al suo interno, e scongiurando qualsiasi ipotesi di chiusura e di abbandono che ci farebbe riprecipitare in quei tempi bui che non vogliamo più rivivere».

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