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"Un po' Max Pezzali, un po' Oscar Wilde Sognando Elvis".Il Delfino Rampante racconta...(Perugia-Pescara)

Appuntamento n.2 del 2023-24 dell'apprezzata rubrica griffata PS24

11.09.2023 08:00

C’è un filo rosso conduttore che lega Perugia a Bologna. La prima, secondo alcune fonti storiche, potrebbe essere stata fondata dal re etrusco Euliste. La seconda, a parer di alcune leggende, sembrerebbe essere stata fondata da Ocno, padre o fratello - le origini sono incerte - proprio di Euliste.
C’è un filo rosso conduttore che lega Perugia e Bologna a… Pescara. E quel filo rosso questa volta passa per lo sport e non per la storiografia né per la leggenda.

Bologna, la città che in riva all’Adriatico tutti ricordano per i celebri 40000 saremo a tifar in trasferta al Dall’Ara nel dolce spareggio promozione valido per la Serie A contro il Monza. Perugia, la città che invece decretò la permanenza del Delfino in B nel drammatico  - sportivamente parlando - spareggio vinto ai rigori dal Pescara contro gli umbri ormai poco più di tre anni fa.

Poco più di 1095 giorni dopo l'ultima volta al “Curi”, l’Etruria si poteva rivelare ancora una volta dolce per i biancazzurri. Anzi dolcissima come quel famoso caffè di Lino Banfi in “Vieni avanti cretino”, pellicola tutta italiana del 1982. E invece, visto l'andamento del match di domenica sera, il pareggio, seppur in casa di una squadra blasonata, lascia davvero l'amaro in bocca. Tante, troppe le occasioni - clamorose - fallite sotto porta. E rete del pari del Perugia arrivata a pochi minuti dal termine.

Davanti a 600 tifosi festanti giunti dalla terra d'Abruzzo. Un pubblico... fenomenale, come diceva Dan Peterson in una famosa pubblicità del tè freddo di fine Anni '80, che, a meno dieci minuti dal termine del match, sperava nel blitz esterno che poi non è stato, dopo il vantaggio ottenuto grazie ad un esterno chirurgico di Aloi che ha infilato la sfera là dove il bravo estremo di casa non poteva arrivare, correndo poi all'impazzata per festeggiare sotto lo spicchio di pubblico biancazzurro: perché il regalo più bello, si dice, è stare insieme.

Come canta Max Pezzali, d'altronde: "È la dura legge del gol, fai un gran bel gioco però...".

Quindi macchine avanti piano, per usare termini marinareschi. Anche se il bicchiere appare mezzo pieno: imbattibilità mantenuta e supremazia a tratti palese. Si esce indenni da una trasferta insidiosissima e durissima per tutti, con una prestazione che, a parte i macroscopici errori sotto porta, può far guardare con fiducia ed entusiasmo al futuro. Può far sognare.

"If can I dream", cantava nel 1968 - anno di cambiamenti, rivoluzioni e tante conquiste - Elvis Presley. Se io posso sognare. Se noi possiamo sognare. Tutti noi abbiamo un sogno nel cuore.

Una canzone da cantare. Una fantasia. Martin Luther King ci perdonerà se prendiamo in prestito alcune espressioni del suo discorso simbolo per parlare di sport. Una fantasia, un sogno. Che, sportivamente parlando, tanto sogno e fantasia poi non sono. E neanche un’utopia tornando ai famosi caffè nello sketch del film del Lino nazionale.

La nostra "rivoluzione sessantottina". La nostra rivoluzione boema, dunque, continua. Senza sosta. Tra gradoni e lectio magistralis di tecnica e tattica. Anche perché da quelle parti (Boemia e Slovacchia) alle rivoluzioni, alle fantasie e ai sogni sono un po’ tutti abituati. Figli– diretti e indiretti Ça va sans dire – di quella rivoluzione studentesca, meglio conosciuta come Rivoluzione di velluto, che portò all’indipendenza della Cecoslovacchia dall’URSS. Anche se oggi la cartina geografica dell’Europa, da quelle parti, è nuovamente cambiata.
Ma la voglia di sognare, no.

Quella è rimasta intatta. In Cecoslovacchia, anzi Repubblica Ceca e Slovacchia, così come da noi. Perché dalle parti di Ostia Aterni, l'antica Pescara, c'e la Serie B da riconquistare. Quella Serie B che proprio a Perugia, in un caldo pomeriggio di mezza estate di tre anni fa, mantenemmo col brivido a scapito del Grifone.

E allora si torna a casa, dopo aver attraversato il Lago Trasimeno e il colle Imeno da cui pare proprio abbia origine il toponimo del bacino lacustre più grande del Centro Italia. Si torna a casa con la consapevolezza che il campionato è ancora lungo e la strada da percorrere ancora tanta. Ma con le certezze della propria forza, di una squadra in crescita e anche con la contezza del cinismo da ritrovare velocemente per non incappare nuovamente in partite come quella del "Curi". Anche perché, parafrasando Oscar Wilde, l'esperienza è il nome che diamo ai nostri errori.

Lasciamo l’Etruria, dunque, per tornare in riva all’Adriatico e cantare le canzoni che sentivo[amo] sempre a lu mare, parole e musica di Rino Gaetano: testa e cuore alla gara con l’Arezzo.

Perché tutti noi abbiamo un sogno: If can we dream...

Il Delfino Rampante 

(Foto Pescara Calcio)

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