Prima squadra

L'Araba Fenice

Zemanandia può davvero riaprire i battenti

11.12.2023 08:15

La musica è davvero cambiata a Pescara. Sembra passata un'eternità da quando nubi nerissime si stagliavano minacciose all'orizzonte della banda di Zeman e sulla panchina del Demiurgo di Praga iniziavano ad aleggiare gli spettri di un possibile avvicendamento ed invece sono trascorsi appena 8 giorni, che però hanno portato in dote 9 punti e, soprattutto, prestazioni convincenti ed in crescendo. A Chiavari è arrivato un successo di misura al fotofinish connotato da una insospettabile capacità di saper soffrire della truppa, brava a crederci fino alla fine e a stringere i denti nel momento peggiore per poi piazzare la zampata decisiva. Le successive due vittorie, entrambe in goleada e ben più zemaniane nell'interpretazione del match, sono state figlie proprio dell'acuto in casa della Virtus Entella, perchè sbancare in quel modo il fortino dei biancocelesti ha ridato autostima, fiducia e convinzione ad una squadra che aveva bisogno di una scintilla per tornare ad infiammare. E a Pontedera ed in casa contro l'Olbia, partita che ha riportato Merola e compagni al successo davanti al pubblico amico dopo più di due mesi dall'ultima volta (il 2 ottobre, 3-2 al Gubbio), la squadra di Sdengo si è sbarazzata degli avversari di turno con una facilità disarmante, dominando la partita dal calcio di inizio sino al triplice fischio e patendo meno del minimo sindacale. In entrambe le gare c'è stata in calce anche la firma di Plizzari, determinante sullo 0-0, ma poi una volta trovata la prima rete la squadra si è sciolta ed ha continuato a proporre gioco, dilagando poi nel punteggio. E potevano essere successi ancor più rotondi, ma in fondo va bene anche così nonostante Zeman non sia rimasto troppo soddisfatto dagli ultimi 30 minuti contro i sardi. Da vero perfezionista, avrebbe voluto ancor più cattiveria dai suoi nella ricerca del gol per poi far uso del pallottoliere per i calcoli finali. Eppure 11 gol all'attivo ed uno solo al passivo in 270 minuti, con le ultime due gare a reti inviolate, sono segnali di una Zemanlandia che può riaprire i battenti quando sembrava invece non potersi palesare più in riva all'Adriatico. E invece, come una sorta di Araba Fenice che rinasce dalle sue ceneri, il Delfino è tornato a rialzare prepotentemente la testa, grazie al suo mago in panchina. C'è tanto, tantissimo di Zeman nella risalita in classifica del Pescara e nel contenuto delle prestazioni offerte. Una volta deciso di accantonare i continui cambi di formazione, il tecnico boemo ha scelto di affidarsi ad un centrocampo più muscolare che non qualitativo, di puntare su Pellacani in difesa come perno e di rispolverare come centravanti Cuppone dopo un lungo, lunghissimo periodo di vacche magre. Proprio il centrale difensivo e la punta salentina sono i veri emblemi di questo “nuovo” Pescara, che vince, diverte e non sembra nemmeno lontano parente di quello capace di collezionare la miseria di 5 punti in 8 partite. Pellacani è il prototipo del difensore zemaniano: aggressivo sull'anticipo, comanda con carisma il reparto e tiene alta la difesa, accorciando sempre sull'uomo e mai giocando di attesa. Cuppone, al di là del ritrovato feeling col gol (4 nelle ultime 4 uscite, Coppa Italia inclusa), attacca la profondità, crea spazi per gli inserimenti delle mezzali o per i tagli degli esterni ed è il primo a portare il pressing in fase di non possesso. E, cosa che non guasta mai, è generoso ed ha la predisposizione all'assist. Sdengo ha trovato i suoi uomini-chiave, ma per poter parlare di nuovo di Zemanlandia serve ora un vero play. 

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