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DA ZEMANLANDIA A LEGOLANDIA

02.11.2014 11:48
Il primo posto del Carpi, il secondo del Frosinone, il piazzamento nobile di Trapani, Avellino e Lanciano: vi stupiscono? Guardate più da vicino, guardate meglio. Anzi, guardate un po' indietro, entrate dentro la loro storia, capirete. Gli emiliani, ad esempio. Società solida, pur passata attraverso aggiustamenti, con l'idea di un Progetto, si, con la P maiuscola: nel 2011 sono saliti dalla Seconda Divisione alla Lega Pro e da allora non si sono più fermati: finale play off, persa con la Pro Vercelli, promozione in B e comodo 12esimo posto nello scorso campionato dopo che, a gennaio, con il colpo Ardemagni, addirittura diedero l'idea che potessero ambire anche a qualcosa di più. Che oggi hanno raggiunto, con i gol di Mbakogu e la sapienza antica di Castori. Ecco, Castori: dal 2011 è il loro nono allenatore, avete capito bene: nono. E allora? Si può anche cambiare il manico ma è la squadra quella che resta al centro del Progetto. Formandola, cementandola, aiutandola a maturare, un pò alla volta, cambiandola poco ma bene. Il Carpi ha giocatori che sono lì dai tempi della D, da cinque, sei anni, molti da tre, tutti gli altri almeno da due. È lo stesso Progetto che hanno saputo prima disegnare e poi realizzare a Lanciano: Gautieri, poi Baroni e poi ancora D'Aversa, cambia la musica ma... la musica è sempre la stessa. A Trapani ed Avellino la variante sta proprio in panchina, là Boscaglia e Rastelli se li tengono stretti, ma la morale rimane quella: continuità. A Pescara, da Zeman in poi, la direzione è stata esattamente quella contraria: montare e smontare, la squadra come fosse una scatola di Lego. Allenatori e calciatori tanti da riempire una carovana di pullman. Dell'organico dello scorso anno sono rimasti solo Cosic, Zuparic, Selasi, Nielsen, Milicevic, Brugman, Politano, Caprari e Maniero, nove sui trentuno della rosa attuale, ma considerando chi ha giocato poco o niente nell'ultimo anno e chi non lo sta facendo in questo anno, solo Zuparic, Politano e in parte Maniero sono da considerarsi dei "sopravvissuti". Un po' poco. Nel calcio, si sa, non esiste una regola matematica, puoi vincere attraverso cento modi, ma costruirsi un'identità risulta spesso decisivo. Costruire con i mattoni, non con i mattoncini. Daniele Barone, Sky Sport

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