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Il mio settore giovanile

04.12.2014 09:40
Sono nel calcio da tanti anni e mi accorgo che è sempre più avvertita, l’esigenza di elaborare Progetti ben definiti  sui quali costruire un Modello di settore giovanile. Andare avanti senza porsi obiettivi  è sicuramente la prima cosa da evitare in una società calcistica sia professionistica che dilettantistica . Programmare vuol dire progettare un  percorso da perseguire: le tappe intermedie, i mezzi da utilizzare, gli strumenti per verificare la qualità e la quantità del percorso effettuato. Da queste riflessioni si evidenzia la necessità di stabilire che tipo di strategie intende attuare la Società per rendere concreto il suo Progetto. Il significato della programmazione deve essere quindi visto in funzione del raggiungimento d’obiettivi che sono preventivamente stabiliti. La méta e gli obiettivi devono essere compatibili con i mezzi disponibili dalla società e quindi collegarsi alla realtà esterna nella quale è inserito il sodalizio sportivo, è fuori discussione che diverrebbe troppo complicato, stabilire dei modelli di programmazione troppo rigidi per le società sportive che raggiunto il primo obiettivo della Lega Pro  vivono in buona parte sul volontariato e non su strutture organizzative  ben definite. Le tappe di un elementare processo di progettazione e programmazione per una società calcistica di settore giovanile Professionistico a mio avviso devono essere:  1) Situazione sociale e logistica dove s’inserisce la società. 2) Definizione degli obiettivi generali. 3) Definizione degli obiettivi specifici. 4) Quantificazione degli obiettivi specifici e generali. 5) Approvazione. 6) Valutazione.  1) La valutazione della situazione economica, demografica, sono aspetti da considerare, conoscere il numero delle società calcistiche che gravitano nel circondario, creare un rapporto di Collaborazione e di chiarezza con le società della zona, conoscere il numero di praticanti e soprattutto le strutture del comprensorio (centri sportivi, campi, piscine, palestre etc.) 2) Per definizione d’obiettivi generali Gli obiettivi generali definiscono in pratica la filosofia della società sono le vere linee strategiche. In passato, le società erano improntate sul principio dell’agonismo esasperato. L’importante era il risultato dei vari campionati e caso mai cercare di vendere o collocare i piccoli talenti a società professionistiche. Oggi le società calcistiche Professioniste che nel loro interno hanno un settore giovanile, devono avvantaggiare la filosofia dello strumento calcio come mezzo formativo in tutti i suoi elementi. 3) Gli obiettivi specifici Possono essere di natura tecnica, tattica, organizzativa e finanziaria. La vittoria di un campionato deve essere ponderata e non frutto di un’ambizione personale del Presidente o di un Consiglio Direttivo. A volte in seguito a decisioni sbagliate possono verificarsi delle vere e proprie catastrofi economiche, e continuare su una strada già conosciuta rafforza sicuramente il sodalizio. Di quello che potrebbe essere un obiettivo, bisognerebbe informare anche le Autorità cittadine, Sindaco in testa e con le quali poter discutere ed eventualmente programmare un’eventuale Promozione nei Professionisti con tutte le regole e le Licenze Nazionali indette dalla Lega di competenza. La valorizzazione del proprio settore giovanile, la ricerca e la valorizzazione dei talenti non sono una conseguenza dell’effetto ma deve essere la base per programmare un futuro, la formazione e la valorizzazione degli istruttori-allenatori, la ricerca e la sperimentazione di una didattica e di una metodologia che accomuni l’intero settore giovanile, l’interscambiabilità di tutto lo staff tecnico, e soprattutto l’acquisizione di sponsor per una maggior crescita economica. 4) La quantificazione Deve essere legata alle reali potenzialità della società: alle risorse umane ed economiche. Mai porsi degli obiettivi irrealistici che si rivelano impercorribili. La scelta dei tecnici è un obiettivo specifico di gran rilevanza. Solidità economica e ricchezza di persone che possono dedicare il tempo per affrontare le molteplici attività di un settore giovanile, la scelta dei collaboratori così detti VOLONTARI deve essere oculata e ponderata poiché a volte si cade nell’errore di inserire all’interno del settore i Genitori che all’inizio sembrano validi soldati, ma alla lunga diventano dei veri e propri ribelli. E’ molto importante catechizzarli e motivarli in modo che non arrechino problemi alla conduzione del Settore Giovanile.  5) Una società sportiva Professionistica deve avere grande organizzazione e deve avere al suo interno un gruppo di persone motivate e, con la stessa filosofia, e che lavorino insieme per il raggiungimento d’obiettivi. La condivisione degli obiettivi è la regola principale per centrare gli stessi. Le ostilità e le disparità nei gruppi, creano tensioni a volte insanabili, bisogna dividere compiti e incarichi evitando sovrapposizioni di ruoli che determinerebbero delle incomprensioni che a medio lungo termine danneggerebbero la società. Approvazione e determinazione dei ruoli e degli obiettivi. 6) La valutazione degli obiettivi raggiunti deve essere un momento ben preciso nella realtà della società, a volte raggiungere la categoria Professionistica non permette alla società di lavorare con intensità e qualità nel Settore Giovanile, si lasciano molto spazio all’improvvisazione e i risultati concernenti, il numero esiguo di Giovani nell’organico di Prima Squadra è un quadro davvero poco edificante. E’ bene programmare riunioni con i massimi esponenti della società più volte, per fare una valutazione intermedia del comportamento ed eventualmente correggere quelle strategie che potrebbero rilevarsi poco efficaci per raggiungere quei traguardi per i quali si sta lavorando . La valutazione finale va fatta a fine ciclo e quello diventa il momento di chiudere i conti, i cicli devono essere pluriennali mediamente due – tre o cinque anni (obiettivi a medio e lungo termine). Il settore giovanile non deve essere considerato una repubblica indipendente nell’organizzazione della Società ma un veicolo portante. Deve avere una propria autonomia tecnica e di gestione economica, ma non avulsa dalla situazione generale della società, una più ampia autonomia potrà essere concessa alla Scuola Calcio di Base, per i ragazzi dai sei ai dodici anni. Il principio dominante, il Settore Giovanile di una società di Lega Pro, è quello di: “Preparare giovani calciatori per le proprie formazioni giovanili più rappresentative, per la prima squadra e calciatori da avviare a società di serie A/B, Lega Pro e dilettantistiche”. E’ ovvio che, come conseguenza di un buon lavoro con i giovani, arriveranno anche i risultati di prestigio per la Società, ma questi non dovranno mai essere anteposti al ruolo formativo che deve avere il settore giovanile. Alla prossima! W il calcio pulito  

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