Prima squadra

«Quella volta che a Catania…»

26.09.2014 13:59

L'ultimo Catania - Pescara si giocò due stagioni fa in Serie A. La partita aveva ben poco da dire con i biancazzurri già mestamente retrocessi, ma una storia calamità l'attenzione di tv e giornali di tutta italia, quella del tifoso pescarese al seguito della propria squadra. Unico supporter ospite al Massimino, gli altri per legittima coerenza nella protesta contro la tessera del tifoso decisero di non seguire la squadra. PescaraSport24 ha chiesto a quel tifoso, William Gelsumino, di raccontare la sera in Sicilia. E William  ha aperto il suo scrigno dei ricordi. Aprile 2013. Do uno sguardo al calendario della serie A e dico ai miei amici “Sono rimaste le trasferte di Roma, Genova e Catania. Mi piacerebbe farle tutte e tre”. E così mentre cerco compagni di viaggio per ognuna delle tre gare, prenoto il biglietto aereo per Catania. Ma purtroppo il gruppetto con cui ho fatto la maggior parte delle trasferte della stagione, dopo Roma (dove assistiamo all’ultimo punto in massima serie del Delfino) decide di saltare le altre due e mi ritrovo mio malgrado da solo sia al “Ferraris” che al “Massimino”. Quindi si arriva al 10 maggio 2013, quando parto per Catania, dove il giorno dopo affronteremo i padroni di casa e dove c’è ad attendermi un amico “indigeno” che si offre di farmi da cicerone. Il mio primo giorno da “siculo” passa tra granite, arancini (da non confondere con “LE Arancine”, come le chiamano nella parte occidentale della Trinacria) e mare, concludendosi nella caratteristica via Plebiscito con una cena a base di involtini filadelfia e pistacchio, mentre le macchine sfrecciano veloci a pochi metri dal nostro tavolo, piazzato sul ciglio della strada, come tutti gli altri del resto. Il giorno della partita lo trascorro ancora tra mare e prodotti tipici, facendo anche una capatina presso il Catania Store, dove ho modo di conoscere la gentilissima e preparatissima commessa, nonché designer delle maglie da gioco della società. Ma la gara incombe e man mano che si avvicina l’ora X sale la tensione, smorzata solo da un immancabile brindisi prepartita col mio amico: “Che vinca il migliore!”. Arrivo quindi allo stadio e, dopo aver fatto una scorciatoia passando nel loro settore “distinti” (tra gli sguardi curiosi dei tifosi di casa), raggiungo il varco d’ingresso del settore “Ospiti”, dove trovo ad accogliermi le forze dell’ordine che iniziano a scattarmi foto e farmi video. Ma no… non sono miei fan! Sono soltanto le “normali” (!) procedure di sicurezza preliminari al mio ingresso nello stadio. Appena entrato chiedo scherzosamente agli steward se debba obbligatoriamente rispettare il posto scritto sul biglietto della partita e mentre fingo di cercare il mio posto arriva il momento delle formazioni ufficiali, che onoro con tanto di “sciarpata”, anche se il “clima” non è esattamente lo stesso che ho respirato a Genova appena una settimana prima, quando tutto lo stadio mi applaudì alla medesima scena. Parte quindi la partita, che, con Togni capitano per la prima volta e Bocchetti improvvisata mezzala, regala un primo tempo ad una sola porta (quella nostra ovviamente… avevate dubbi?), ma stranamente avaro di reti. Dato il clima di festa generale tra gli Etnei (sono al loro miglior risultato di sempre in serie A), c’è anche il tempo per un simpatico siparietto nella loro curva, con una coppia di freschi sposini che, ancora in abiti nuziali, espone lo striscione “Dopo il matrimonio non c’è tempo per cambiar abbigliamento… Ti ho sposata qui vicino per venire al Massimino”. Durante l’intervallo ho anche modo di scambiare due chiacchiere con gli steward, che mi dicono “Ma tu sei quello che la settimana scorsa…”. Li interrompo e dico “Sì. Sono io. Pescara è sempre nel mio cuore e sono fiero di essere uno dei tanti che porta questi colori in giro per l’Italia!” Inizia il secondo tempo ed arriva Gomez a siglare l’1-0, con tanto di festa finale di tutta la squadra che fa il giro d’onore, salutando anche me, con Spolli ed Izco in prima fila. A fine gara tra una peripezia e l’altra mi ritrovo in campo e poi nel tunnel degli spogliatoi fianco a fianco con Lodi, Gomez, Barrientos ed i giornalisti delle TV e della stampa, prima di sboccare nel parcheggio dove incontro tutta la squadra biancazzurra. Cosic e Vukusic mi cercano per venire a stringermi la mano, Zanon ed Abbruscato mi offrono parte della loro “cena al sacco” e chiedono al compianto Capitano Vincenzo Zucchini la possibilità di tornare con loro in aereo, mentre il giovane Andrea Mancini, fresco esordiente in A appena tre giorni prima contro il Milan, si congratula con me dicendomi scherzosamente “chi te lo fa fare?” e mi racconta di El Shaarawy che gli ha promesso la sua maglia. Infine, dopo aver chiacchierato qualche minuto con Marco Capuano, mi dirigo verso Togni per congratularmi con lui: “finalmente sei stato premiato con la fascia da capitano: la meritavi!” (uomo umile e sempre disponibile: un campione morale!). Poi il pullman riparte ed io torno a mangiare arancini col mio amico: io per lenire il dolore, lui per festeggiare. Due giorni dopo, tornando a Pescara in autobus, passerò anche per Messina, per salutare alcuni fratelli giallorossi. Finisce così la cronaca di una trasferta anomala, col Delfino e la mia città nel cuore!

Commenti

Pesoli: gli errori, il momento dei biancazzurri e la sfida di Catania
Qui Catania, la parola d’ordine è “vincere e non sbagliare”