Rubriche

PER NON DIMENTICARE

29.01.2015 09:40
La settimana scorsa in vista di Pescara – Ternana, mi era intrattenuto su un amarcord, di quelli che tutti custodiamo e che per nessuna cosa al mondo sacrificheremmo: le emozioni vissute nell’arco di tempo che va dal 25 giugno, al 3 luglio 1977, che avrebbe dovuto designare i nomi delle due squadre di serie B chiamate ad accompagnare il già promosso Vicenza nella massima serie. In lizza il terzetto formato da Pescara, Cagliari e Atalanta, che, terminato alla pari la fase regolare, era alle prese con l’appendice dello spareggio. Tre squadre per due posti. Il primo incontro disputato sul neutro di Terni, aveva opposto Pescara e Cagliari, e il pari finale aveva lasciato tutto nell’incertezza. Attenzione ora tutta spostata al “Luigi Ferraris” di Genova (ancora campo neutro) per il secondo round, che il 29 giugno avrebbe visto impegnati Cagliari e Atalanta. Il risultato, contrario agli isolani, si manifestò nella ripresa, in appena tre minuti. Doppietta degli orobici Rocca (53’) e Scala (56’) e per i nerazzurri, come peraltro per noi, era serie A - come diremo in avanti - nonostante il gol del difensore Lamagni (75’) che nei minuti finali aveva cercato, invano, di riaprire i giochi per i sardi.  La convinzione della serie A scaturiva dal fatto che un risultato di parità nella terza partita, prevista per domenica 3 luglio a Bologna, avrebbe promosso, senza dubbio alcuno, lombardi e abruzzesi. Per le due squadre, quindi, uno scontro all’ultimo sangue era l’ultima delle aspirazioni, tutto assolutamente legittimo. Una circostanza, la certezza della promozione, che contribuì ad arricchire vieppiù le schiere dei tifosi biancazzurri, tanto da raggiungere una cifra enorme, “quarantamila”, come ci ricorda l’inno che ci capita di ascoltare all’Adriatico. Una marea di folla, che in precedenza avevamo visto viaggiare alla volta di Terni e, prima, di Ferrara per l’ultima di campionato. Intere famiglie, compresi nonni, nipoti e bandiere, e il colpo d’occhio offerto dal Dall’Ara diverse ore prima dell’inizio rappresenta un qualcosa difficile da raffigurare. A Bologna un’intera regione aveva momentaneamente traslocato, per un atto di fede nei confronti di una squadra, con cui per dieci mesi, a partire dal 26 settembre, aveva immaginato di tradurre in realtà un sogno: la serie A. Dovrei accennare a un qualcosa che abbia a che vedere con trame di gioco, occasioni da gol, errori dei giocatori e dell’arbitro, … fatica sprecata, di fronte all’entusiasmo che aveva coinvolto tutti,  dopo il triplice fischio finale del parmene Gonella. Cadè portato in trionfo insieme ai suoi ragazzi, Bologna incredula, di fronte a una baraonda incredibile, e tutti pronti, attraverso la fettuccia dell’A14, a riportare la serie A in Abruzzo. Sabato, ancora al Dall’Ara, ma questo volta contro i rossoblù locali protesi al ritorno in A. E’ l’aspirazione di un management dirigenziale (Saputo/Tacopina), e tecnico (Lopez/Di Vaio) cui sovraintende un esperto operatore di mercato che risponde al nome di Pantaleo Corvino. A proposito di Bologna, a nessuno di noi deve sfuggire lo splendido rapporto ancora in vigore tra la città e la società felsinea con il nostro amico Bruno Pace. Appena possibile cercherò di parlarvene. Sicuramente non ci annoieremo, lo prometto.

Commenti

Ransford Selasi racconta Ransford Selasi
Caso Morosini, udienza lampo