L'aritmetica come unica alleata
Il Pescara ha già un piede e mezzo in C? I playout non sono distantissimi ma....
Inutile nasconderlo, non si farebbe un buon servizio alla verità e all'oggettività dei fatti. Il Pescara ha ormai un piede e mezzo in serie C, l'unica alleata rimasta è l'aritmetica che non ancora condanna i biancazzurri al verdetto più amaro. Anche il più inguaribile degli ottimisti e colui che ha una fede cieca e incrollabile ha iniziato a vacillare fortemente dopo l'infausto ko nell'infrasettimanale, in quella che era la partita da non fallire. Ad alimentare l'ormai sempre più flebile fiammella della speranza è dunque solo l'aritmetica. Ma il primo e più importante obiettivo, la salvezza diretta, è ormai a distanza siderale che solo una serie di concomitanti miracoli sportivi potrebbe ancora regalare. L'unico reale obiettivo al quale il Delfino può aspirare è provare ad agguantare i playout e poi giocarsi tutto nel doppio scontro senza appello. La sconfitta interna con l'Ascoli, pur in un turno favorevole per i risultati maturati sugli altri campi, pesa come un macigno. Era necessario vincere, ma data l'evoluzione della partita con l'inferiorità numerica maturata al 35' pt, era fondamentale non perdere. Un punto avrebbe lasciato tutto immutato e, soprattutto, non avrebbe regalato a una diretta concorrente due punti pesanti in più (e zero a te) che alla fine dei giochi potrebbero fare tutta la differenza del mondo. Grassadonia, per la prima volta nella sua gestione, ci ha messo del suo in negativo con scelte tattiche e di sostituzioni opinabili. La domanda prioritaria adesso è una: come reagirà la squadra a livello psicologico a una mazzata del genere? Una squadra che da un anno vive imbrigliata in una spirale nera sarà capace di reagire?
La stagione è stata compromessa sin dall'inizio, dimostrando in corso d'opera che la lezione dello scorso anno (retrocessione sul campo, chance playout regalata dal Trapani e sfruttata alla lotteria dei calci di rigore) non è stata minimamente assimilata. Con il Covid a condizionare i tempi, si è iniziato a lavorare con una squadra che era un cantiere aperto un paio di settimane o poco più dal playout di ritorno datato 14 agosto. E lo ha fatto alle dipendenze di un allenatore che aveva perso proprio contro il Pescara lo spareggio, dopo aver frettolosamente accantonato colui che il playout lo aveva portato a casa e che martedì si è preso la più dolce delle rivincite. Questa scelta iniziale, unita al solito mercato dove una squadra retrocessa è stata puntellata poco e male, ha compromesso tanto. Forse non tutto, ma ha condannato il Delfino ad una rincorsa da togliere il fiato. 4 punti in 9 gare con Oddo, uno score da brividi. E da censura. Troppo tardivo il cambio dell'allenatore, ma anche questa non è una novità in casa Pescara. Se solo Oddo avesse portato a casa 8 punti su 27 anzichè 4 (comunque uno score da matita blu), adesso forse la fiammella della speranza avrebbe una luce meno tenue. C'è stato poi l'interregno Breda, con una iniziale inversione di tendenza e una involuzione finale che ha portato al terzo ribaltone in panchina (come l'anno scorso…). In mezzo, un mercato come al solito fatto di prestiti e di giocatori a fine corsa o quasi e l'assenza di quello che è almeno da 3 anni un problema insoluto: l'arrivo di un bomber. Il resto è storia recente.
I playout - a rigor di logica e col supporto della matematica - non sono distantissimi e possono essere centrati. L'imperativo categorico è lottare e provarci fino all'ultimo secondo dell'ultima partita disponibile. E' ovvio. Il mirino è su Reggiana e Cosenza, squadre non irresistibili (per non dire altro..), che devono essere ancora affrontate nel girone di ritorno e che all'andata non hanno battuto il Pescara. Sono assolutamente alla portata dei biancazzurri. Sulla carta, come organico, il Pescara non è meno attrezzato delle altre. Ma il campo sta dicendo altro, da mesi. In mezzo poi c'è l'Ascoli. E non è una buona cosa. Il calendario del Delfino sulla carta non è impossibile, ma si deve iniziare a vincere e farlo con continuità. Fermo restando che serve anche il crollo delle contendenti. Il Pescara da tempo non è più unico padrone del suo destino. Ma questa affermazione “si deve iniziare a vincere e a farlo con continuità” cozza su quelle che sono le presumibili risposte alle domande che seguono:
- Può una squadra che ha vinto solo 5 partite su 29 fare un filotto di vittorie nelle ultime 9 gare?
- Può una squadra che in casa ha vinto solo 2 gare puntare davvero a salvarsi?
- Può una squadra che ha il peggior attacco della categoria iniziare a vincere e a farlo con continuità?
- Può una squadra, che con Entella e Reggiana divide il primato di peggior difesa, blindare la porta per davvero e aspirare a salvarsi?
- Può una squadra senza gioco, senza idee e senza bomber aspirare a qualcosa?
Ancora 9 gare da giocare, 27 punti a disposizione: il tempo dei proclami è finito da un pezzo. Adesso serve lottare col cuore e provare quella che ormai sembra a tutti una vera mission impossible….
Commenti