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«Com’è strano tornare da ex all’Adriatico…»

11.11.2014 08:24
“Sarà molto strano”: se parli con alcuni degli ex Pescara in forza al Frosinone e chiedi come sarà il loro ritorno da ex a Pescara, tutti più o meno ti rispondono così. Sono tanti nel Frosinone ad aver indossato in passato la casacca biancazzurra, tutti hanno una storia diversa e molte emozioni da raccontare. Alcuni di loro a Pescara hanno vissuto esperienze indimenticabili e sensazioni incredibili, altri sono stati di passaggio riuscendo appena a sfiorare quel biancazzurro che in Abruzzo fa sognare. Tutti hanno un trascorso a Pescara e tutti si sono ambientati alla grande in quel di Frosinone, città così diversa da quella abruzzese ma che sa regalare calore ai propri beniamini. Per molti di loro sarà la prima volta da ex. Alcuni di loro hanno contribuito alla stesura di pagine indelebili della storia biancazzurra e sono rimasti legati a città e tifosi. Andrea Gessa, ad esempio, che ha deciso di aprire anche un’attività a Silvi. Protagonista di due promozioni, parla solo d’amore – pur nel rispetto della sua squadra attuale – quando gli chiedi di Pescara (qui video). Fu sbolognato di tutta fretta in un cervellotico scambio con Colucci non appena il Delfino tornò a navigare nelle acque nobili della Serie A. Come se non servisse più, sul capo o nello spogliatoio. Ma lui Pescara non l’ha dimenticata. Come non l’ha dimenticata Damiano Zanon, che la Serie A l’ha vissuta in biancazzurro ma che poi è dovuto migrare in altri lidi. Ha già affrontato il Pescara da avversario, ma non all’Adriatico. A Bari, nella giornata che fu fatale a Marino nel febbraio scorso. Vivrà emozioni forti domenica pomeriggio, ricordando i tanti giorni felici ma anche qualche mugugno di troppo nei suoi confronti da parte dei tifosi, esasperati da un Pescara indecente che retrocesse in modo umiliante. Zanon venne anche lui travolto, ma la maggioranza dei tifosi serba del terzino il ricordo di un ragazzo d’oro e di un calciatore attaccato alla maglia. E non solo perché abruzzese. Non si lasciò benissimo con Sebastiani, ma poi con il numero 1 ha chiarito. E lo stesso presidente, lontano dai taccuini, ha più volte detto che forse farlo andar via a scadenza fu un errore. E poi c’è Danilo Soddimo, arrivato come grande promessa e partito quasi nel silenzio da calciatore fatto. A Pescara non ha fatto vedere tutte le sue potenzialità, nel suo Lazio (inteso come Regione, altrimenti si arrabbia) sta rifiorendo. Nel suo curriculum biancazzurro due promozioni da comprimario e tante pause, ma a Pescara continua ad essere legato come anche la sua dolce mamma, che ricordiamo spesso a vedere gli allenamenti. Infine ci sono gli altri 5 ex, che il Pescara lo hanno vissuto poco o nulla. I fratelli Ciofani, ad esempio, con il centravanti che non ha potuto far vedere agli abruzzesi quanta fame di gol ha sempre avuto (in epoca Lucchesi il suo cartellino non fu riscattato). Oppure Pigliacelli, portiere bruciato l’anno scorso in sei mesi tra gli equivoci di Marino e l’alternanza tra Pelizzoli e Belardi (fu sfortunato in quel di Cesena, gara nella quale fu espulso e che segnò irreversibilmente il suo destino pescarese). E infine c’è Raffaele Schiavi. Rapportando la sua storia alle esigenze attuali del Pescara è la situazione forse la più particolare poiché paradossale. Ci si lamenta di assenza di leader, di carenza di difensori di livello e di uomini capaci di trascinare il gruppo. Lui lo era. E non è stato fatto un passo per riscattarlo. Enigmi tutti pescaresi. Infine il baby Ranelli, ora infortunato, l’anno scorso nella Primavera di Giampaolo prima di tornare alla Casa Madre. Ognuno di loro quando calpesterà l’erbetta dell’Adriatico vivrà una manciata di secondi nei quali l’intimo prevarrà sul pubblico e il sentimento sulla professionalità. Ma poi sarà partita vera e daranno il massimo. Come è giusto che sia.

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