Adesso bisogna iniziare a correre....
Per risalire la china c'è solo un modo:iniziare a vincere. E farlo con continuità
La premessa è doverosa quanto scontata: nessuno ha la bacchetta magica. Non ce l'ha ovviamente nemmeno Gianluca Grassadonia, nonostante una vaga somiglianza con Harry Potter che qualche bontempone sui social ha trasformato in meme, puntando soprattutto sugli occhiali che vanno ad incorniciare il viso del tecnico facendolo somigliare al maghetto del cinema. Il pari a reti bianche di Frosinone va accolto con favore, ma non va affatto esaltato. L'esempio di Empoli docet in tal senso. In Toscana il 2-2 è stata una parentesi estemporanea subito cancellata dalla pessima prestazione interna che è costata il posto a Breda.
Il pareggio in Ciociaria serviva per ripartire, ridare un po' di fiducia e autostima ad un gruppo smarrito. E dopo 5 giorni di lavoro probabilmente non si poteva ottenere di più. Ma è anche vero che la classifica del Pescara non consente più la politica dei piccoli passi. Bisogna iniziare a correre. E veloce. Serve iniziare a vincere, insomma, e a vincere con una certa continuità.
Frosinone poteva essere l'occasione giusta per dare un nuovo impulso al Delfino. Si affrontava una squadra che ha evidenti problemi, a partire dalla conduzione tecnica, e che in casa non vince dal 5 dicembre scorso. Con il segno X di ieri,Il Frosinone in generale, su 13 gare interne disputate in stagione, contando anche la Coppa Italia, ha collezionato 5 sconfitte, 5 pareggi e sole 3 vittorie. Facile capire che allo Stirpe non sia una corazzata e che si poteva strappare di più del pari. Anche perchè, proprio a livello di consapevolezza ed entusiasmo oltre che di classifica, solo un successo poteva realmente (ri)dare slancio. Il pari è una sorta di brodino per un malato. E questo Pescara è davvero un malato grave.
Grassadonia è riaprtito dal modulo del suo predecessore, cercando però di mettere qualcosa di nuovo. Ma si è scontrato con la realtà di una squadra che, timorosa, ha confermato tutti i suoi limiti e le sue lacune. Gli esterni non hanno fatto con puntualità la doppia fase, le mezz'ali non si sono mai inserite senza palla e dato supporto alla manovra, Busellato (unico imprescindibile, a nostro parere, per dinamismo, grinta e interdizione) come play è il manifesto del "prima non perderle, poi se Dio vuole faremo un gol..." E poi? Galano ha rinculato tanto, dando una mano in fase di non possesso ma non potendo incidere avanti (e non solo per le precarie condizioni atletiche dopo lo stop) mentre Odgaard ha fatto a sportellate ma è sostanzialmente rimasto troppo solo: facile capire che per vincere le partite ci vuole ben altro. Se poi l'unica occasione viene anche gettata alle ortiche, ecco iul risultato di un Delfino che non vince dal 3 gennaio e che, più in generale, in tutta la stagione ha fatto una fatica matta a portare a casa l'intera posta in palio. Sulla retroguardia, che ha ritrovato l'affidabilità di Drudi (ma per quanto? Ieri in corso d'opera ha chiesto il cambio per un nuovo problema fisico), ha retto bene, ma va sottolineata in tal senso anche l'inconsistenza del reparto offensivo avversario. Servono altri test, insomma, e già il prossimo contro il Lecce è un banco di prova attendibilissimo per saggiare la tenuta difensiva con i nuovi accorgimenti del terzo tecnico in stagione."Serve più coraggio", ha sentenziato ieri il ds Bocchetti dopo un lungo, lunghissimo silenzio. Vero, verissimo. Ma con la fionda contro i bazooka più che di coraggio si dovrebbe parlare di incoscienza. Il direttore ha ribadito di aver "operato bene sul mercatoe che la rosa è importante", il campo sta dicendo altro. Le dichiarazioni sue, poi, insieme a quelle di Grassadonia lasciano anche dubbi sulla tenuta e la compattezza dello spogliatoio. Ma non vogliamo fare dietrologia, speriamo di aver interpretato male le dichiarazioni delm post gara.
Con una settimana piena di lavoro, adesso ci si aspetta un passo avanti sin dal prossimo match. "Voglio soldati che rispettino le regole e gente che sputi l'anima", ha detto in soldoni Grassadonia. E' il minimo sindacale dal quale ricostruire. Me il tempo stringe e serve ben altro per sperare ancora di salvarsi. Vincere, solo vincere. E farlo con continuità. Nulla di più
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