Leo Junior: ho visto "un alieno" a Pescara
Ho visto "nascere" calcisticamente Verratti, ho visto la giostra di Zemanlandia accendersi e poi spegnersi. Ho visto l'epopea di Galeone iniziare, raggiungere l'apice, concludersi e poi rincominciare. Ho visto Dunga transitare per l'Abruzzo e poi due anni dopo alzare da capitano la Coppa del Mondo, ho visto Carnevale e Re Federico, ho vissuto pagine memorabili e sentito parlare delle gesta dei "pionieri" del calcio pescaresi e degli "eroi", come il grande Vincenzo Zucchini.
Ho visto tanti campioni passare a Pescara. M amai nessuno è stato come lui. Leovegildo Lins da Gama, per tutti Leo Junior: il più grande giocatore della storia del Delfino. Un brasiliano dalla tecnica sopraffina, un generale riconosciuto non dal grado ma dai suoi stessi compagni, un combattente di cuore in grado di spingersi ogni oltre limite. Sempre con umiltà e con il sorriso.
Ho visto un alieno a Pescara. Ho visto indossare la maglia biancazzurra numero 5 ad un fuoriclasse. L'ho visto rincorrere l'avversario come l'ultimo dei gregari, l'ho visto uscire a capo chino dopo umilianti sconfitte. L'ho visto disegnare parabole perfette, oppure giocare con il capo sanguinante dopo un terribile scontro. L'ho visto lottare con l'amore per una maglia che era diventata sin dal primo giorno la sua seconda pelle. L'ho visto sprigionare carisma con un solo sguardo, l'ho visto infondere sicurezza ai compagni con un sorrido.
L'ho visto integrarsi in una città in piena espansione economica, l'ho visto vivere la "Pescara godereccia" di fine Anni Ottanta con il garbo della signorilità quando era facile per una star poter vivere della sola fama acquisita da un glorioso passato. L'ho visto rapportarsi con il "Profeta" Galeone con intelligenza ed acume, l'ho visto in ritiro sudare ed impegnarsi come un Primavera, l'ho visto scendere in campo accompagnato da suo figlio Rodrigo con il piglio sempre fiero. Come un vero pescarese. L'ho visto firmare autografi e farsi foto senza rifiutare mai di dedicare un po' di tempo ai tifosi. L'ho visto girare per la città con gli occhi incantati come se fosse a Rio o nella sua João Pessoa.
L'ho visto condurre una trasmissione tv senza mai perdere di vista la professionalità, l'ho visto lottare sul campo come pochi ho visto fare. L'ho visto giocare in più ruoli sempre con la medesima dedizione, l'ho visto sacrificarsi per la causa comune senza alzare mai i toni o far pesare il suo nome. L'ho visto lanciare Baka in rete e battere la Juventus all'Adriatico dopo aver a domicilio mandato ko l'Inter al suo debutto in biancazzurro.
L'ho visto amareggiato dopo aver rimediato un'espulsione dopo una presunta gomitata, che ha sempre negato con fermezza di aver sferrato. L'ho visto festeggiare la prima (e finora unica) salvezza del Pescara e dannarsi per non essere riuscito a bissarla. L'ho visto fare mestamente i bagagli a conclusione della sua ultima stagione in Italia, quando venne giudicato secondo miglior straniero del campionato, precedendo campioni come careca, Gullit ed addirittura Maradona. L'ho visto tornare qui per la sua gara di addio al calcio, lui che avrebbe potuto giocarla ovunque ma che scelse la sua Pescara per salutare, circondato da tanti amici, quello sport che gli aveva dato ma al quale aveva restituito il tutto con gli inetressi
Ho visto Pelè eleggerlo nel 2004 tra i 125 migliori giocatori viventi al momento della redazione, ho visto Cantona eleggerlo nel suo top 11 di sempre. Ho visto un alieno a Pescara. Altri campioni ho visto in biancazzurro ed altri ne vedrò. Ma mai nessuno come lui. Si chiama Leovegildo Lins da Gama, ma tutti lo conosco solo come Leo Junior.
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