Zauri si racconta alla Gazzetta: «È un orgoglio essere a casa. E...»
"Sebastiani di certo è coraggioso, ma avrà visto delle qualità negli uomini"
Un po' di rosa, quello della Gazzetta, nel biancazzurro. Luciano Zauri ha parlato di questa sua prima stagione tra i grandi dopo gli anni con la Primavera. «Essere cresciuto nell’Atalanta ti lascia molto, è una scuola di vita. E quando alleni le giovanili impari a rapportarti con dei ragazzi che stanno vivendo le tue stesse esperienze. Essere lontani da casa, dalla famiglia. Ti porti dietro quella sensibilità», ha raccontato l’ex capitano della Lazio a ‘La Gazzetta dello Sport’. «Il primo impatto coi grandi? Ci fu una grandinata memorabile e quando mi presentai al campo ero da solo. Avevo sentito delle voci, poi un giorno mi chiamò il d.s., accennando alla necessità di parlare. Intuii. Mi montò l’adrenalina. E una mattina ero in sede, incrocio il presidente Sebastiani: “Luciano, guarda che la prima squadra la do a te, eh...”». Poi subito l’infortunio di Tumminello: «Pensavo sarebbe stata la sua consacrazione, anche perché senza i gol degli attaccanti si fa poca strada. Giovani? E’ un problema di chi è più in forma, non di età. Memushaj gioca perché è una colonna, non perché ha 32 anni».
E' fortissimo il suo legame con l’Abruzzo: «È un orgoglio essere a casa. Poi c’è anche un piacere quotidiano, spicciolo, andare in giro per la città e sentire il fruttivendolo o il panettiere che ti criticano o ti fanno i complimenti. Splendido. Con Oddo ho condiviso molto, dopo Udine ci siamo lasciati perché volevo fare un passo indietro nelle giovanili. A volte per fare passi avanti devi farne all’indietro. Pescara affidato sempre agli allenatori delle giovanili? Sebastiani di certo è coraggioso, ma avrà visto delle qualità negli uomini. Non ho paura di sbagliare, sbaglia solo chi prova a fare le cose: ecco perché provo a fare l’allenatore».
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