Zulli: "Vi racconto i miei 17 anni al servizio del Delfino"
Prima stagione senza una colonna storica del Delfino
Per la prima volta dopo 17 anni, la nuova stagione del Pescara è iniziata senza il fisioterapista Francesco Zulli, che per una scelta personale e professionale ha deciso di lasciare un club al quale resterà per sempre legato. “Ringrazio di cuore il presidente Sebastiani che mi ha dato la possibilità per tanti anni di lavorare nella squadra che prima seguivo da tifoso sugli spalti”, racconta. “Sono entrato nella stagione 2006-07, avevo 23 anni e mi arrivò una telefonata a inizio luglio per dirmi che sarei partito per il ritiro di Caramanico. Settimane prima avevo avuto dei colloqui con Claudio D'Arcangelo, il mio mentore, e fu lui a chiamarmi quando non me lo aspettavo più: ero in motorino e stavo tornando dal mare. Da lì è iniziata la mia avventura, c'era Ballardini allenatore ed entrare all'Adriatico per lavorare fu un'emozione incredibile e una possibilità professionale di imparare davvero unica. In quell'anno in B c'erano Juve, Napoli e Genoa e vivere quel mondo, che tutti sognano, a quell'età fu qualcosa di speciale. Nella settimana della sfida all'Adriatico ai bianconeri il nostro portiere Polito scherzava sempre: «Se ci danno un rigore contro e tira Del Piero, glielo paro». Ed andò proprio così!”, aggiunge col sorriso aprendo lo scrigno dei ricordi e degli aneddoti. “Ho avuto ottimi rapporti con tutti, non posso non citare il dottor Sabatini ed il prof. Salini, che ringrazio, ma anche con allenatori e calciatori. Con Di Francesco ho ancora un legame bellissimo, come con Vivarini che che conosco da prima di entrare nel Pescara perchè è di Ari, il paese di cui erano originari i miei genitori, e con Zauri, che avevo avuto anche come giocatore. Zeman? E' una persona splendida. Parla poco, ma lascia il segno. Ti entra dentro come un vortice con una sola parola, se ti deve rimproverare oppure elogiare”. In 17 anni anni sono passati per le sue mani tantissimi calciatori, a centinaia. “Il rapporto che un fisio deve avere con loro è particolare e delicato perchè all'aspetto professionale devi abbinare anche quello di confidente e spalla in certi frangenti. Ho ricordi belli di molti ragazzi, sono legato a tutti quelli del primo anno ma anche a Politano, Tognozzi, Zanon, che mi ha invitato anche al suo matrimonio, Olivi e Gilardino, un campione anche di umiltà nonostante avesse vinto tutto, e tanti altri ancora. La stagione più bella è stata la Zemanlandia a livello di spettacolo, anche se ci sono stati momenti durissimi che mi hanno segnato. Penso al pomeriggio della morte di Morosini, ero seduto nella panchina aggiuntiva quando cadde, e a 29 anni capii quanto la vita è effimera. E qualche settimana prima c'era stata la morte improvvisa di Franco Mancini, col quale fino al giorno prima avevo scherzato. Furono due grossi traumi, per settimane ho faticato ad addormentarmi”. Ne ha viste tante, Zulli, e vissuto momenti indimenticabili nel bene e nel male. “Un'altra bella stagione fu quella della promozione in B col gol di Ganci al Verona in finale in un Adriatico gremito come non lo avevo mai visto da dipendente del Pescara. L'ultima volta che avevo visto lo stadio così pieno era col Martina, anni prima quando ero a tifare in Curva Sud. Avevo l'esame di anatomia il giorno dopo, un vero scoglio, ma non potevo mancare”. In C, in B ed in A è stato una colonna del Delfino. “Quando andammo in A la cosa che mi impressionò fu la struttura fisica dei giocatori, di tutti. Mi colpì in particolare Amauri, un vero armadio. Ricordo tante partite, ad esempio quella a San Siro contro il Milan nel 2016 e le mie ultime, le semifinali col Foggia che fatico ancora a digerire. Città, tifo e società meritano di stare in ben altre categorie”.
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