Prima squadra

Il mago Silvio e una sintonia con la città già nata

Tutti pazzi per Baldini

13.10.2024 08:11

Tutti pazzi per Silvio Baldini. E' il tecnico il simbolo e l'emblema di un Pescara che sogna e fa sognare un'intera città, nella speranza di festeggiare a maggio il traguardo più bello. Da anni a Pescara non si respirava un entusiasmo così ad inizio stagione ed il merito non è solo dei risultati, ma anche di come si pone l'uomo che siede in panchina. Illuminato nelle scelte tattiche, anche a gara in corsa, sin dal suo insediamento a livello di comunicazione ha saputo toccare le corde giuste in un frangente assai delicato, connotato dalla contestazione nei confronti della società. Baldini ha fatto da scudo alla squadra, proteggendola e facendola lavorare in serenità, ed ha piantato il seme della speranza, che ora il primato e le prestazioni stanno coltivando, nel cuore del popolo biancazzurro. Baldini oggi dalla tifoseria è già amato come il pescarese Eusebio Di Francesco, che è stato l'ultimo allenatore ad aver riportato il Delfino in serie B, e di Bepi Pillon, l'ultimo tecnico ad aver scritto una bella pagina di storia con il raggiungimento della semifinale playoff per la serie A. E con i suoi grandi predecessori sulla panchina pescarese ha qualche punto di contatto, pur in una generale diversità di approccio che lo rende unico e comunque molto apprezzato. Dei mostri sacri Giovanni Galeone e Zdenek Zeman parla spesso, con grande rispetto ed ammirazione. Li definisce “maestri”, per convinzione e non per piaggeria. Baldini non ha il carattere di Galeone, per tutti ancora “Il Profeta” in città, che era il perfetto specchio di una Pescara godereccia ed in pieno boom economico e sportivo (oltre al calcio, c'erano basket e pallavolo ad alti livelli e la pallanuoto viveva gli anni più belli, quelli del Triplete e dei successi in Europa), ma sembra poterne replicare la magia con un calcio certamente non altrettanto spumeggiante ma finora assai redditizio. Di Zeman, invece, che Baldini spesso ringrazia ancora, il 66enne toscano ha la stessa cultura del lavoro come base dei successi. Il boemo, detto “Il Muto”, era eloquente nei suoi silenzi e sferzante nelle sue uscite, Silvio da Massa, invece, quando incontra la stampa non parla solo di calcio ma anche di vita, filosofia e spiritualità. In campo hanno in comune la difesa a 4 come punto di partenza, ma con interpretazione diversa, mentre dalla cintola in su Silvio è più pragmatico, adattando modulo e tipologia di assetto ai giocatori, rispetto al dogmatico Sdengo, che per 40 anni ha proposto, con uguale profitto, la sua idea a prescindere dagli uomini a disposizione e dalle loro caratteristiche. Come Massimo Oddo, invece, che però essendo pescarese conosceva quali tasti toccare, ha trovato immediata sintonia con la città. Il campione del mondo 2006 all'epoca della sua promozione in prima squadra inventò il risveglio muscolare davanti ai tifosi alla Nave di Cascella, Baldini non è arrivato a tanto ma quando parla riesce ad esaltare anche i supporters più cauti e scettici. Da buon toscano Silvio ama il ciclismo (si è rammaricato di non aver potuto seguire il Trofeo Matteotti perchè stava preparando la gara con la Pianese e giovedì scorso, nel giorno di San Cetteo, si è ritrovato a pranzo, in un noto locale della città che ha realizzato anche una tovaglietta a lui dedicata, con Danilo Di Luca, vincitore del Giro d'Italia 2007) e da profondo conoscitore del pedale sa che per il suo Delfino il traguardo è lontano, con tante montagne da scalare. Ma essere già in testa al gruppo è il miglior modo per arrivare per primo in vetta ad una “Cima Coppi” chiamata serie B. 

Commenti

E il Delfino scopre di avere una difesa (quasi) si ferro...
Protesta CWY-Tsalagi contro la Fidelity