Di Fulvio e non solo: parla pescarese il Settebello olimpico
L'icona Amedeo Pomilio nello staff tecnico
«Voglio l'oro!». Parlava così Francesco Di Fulvio nella sua ultima uscita pubblica prima della partenza per Tokyo, che si era tenuta proprio nella sua Pescara in un evento organizzato dal club dove suo papà Franco è il tecnico della prima squadra. E a giudicare dal debutto il Settebello azzurro fa davvero sul serio: un rotondissimo 21-2 al Sudafrica con proprio Francesco Di Fulvio top scorer con 5 marcature, alcune delle quali di pregevolissima fattura. Dopo aver guidato l'Italia all'oro mondiale nel 2019 a Gwangju con tanto di titolo di miglior giocatore della rassegna iridata, ora Francesco vuole portare gli Azzurri sul gradino più alto del podio anche per iscrivere il suo nome tra le leggende della disciplina. Fa già parte del ristretto club dei più grandi di tutti i tempi, mettersi al collo la medaglia d'oro di Tokyo lo farebbe entrare definitivamente nella storia di una disciplina che a Pescara è amata e seguita quasi come il calcio. «Ci sono tante squadre competitive, più degli altri anni. Penso che siamo almeno in otto a poterci giocare il successo. L’altro girone probabilmente ha qualcosa in più rispetto al nostro, con Spagna, Serbia, Croazia e Montenegro che giocheranno per arrivare prime. Credo che il quarto di finale sarà lo scoglio più difficile», diceva da Belvedere Beach. Ma prima c'è un girone da vincere e ci sono altri ostacoli da superare dopo il Sudafrica: domani la Grecia (ore 8:30), giovedì gli Stati Uniti (ore 7:30), sabato il Giappone (ore 11:30) e lunedì 2 agosto l'Ungheria (ore 3:00). Non sarà una passeggiata, ma la Nazionale del c.t. Campagna ha tutte le carte in regola per puntare al massimo. E Francesco, alla sua seconda presenza ai Giochi Olimpici, non lo ha mai nascosto: «Nel 2016 a Rio arrivammo terzi, ora proveremo a migliorarci e cercheremo di arrivare fino in fondo. Le sensazioni sono buone ed il gruppo è cresciuto molto».
Il c.t. Alessandro Campagna dopo il primo match getta acqua sul fuoco dei facili entusiasmi. «Abbiamo avuto un approccio positivo per quanto riguarda la disciplina del gioco sia in difesa sia in attacco. All'inizio eravamo un po' contratti, soprattutto nelle conclusioni, poi ci siamo sciolti. Archiviamo subito questa partita. Adesso ci aspettano altre quattro battaglie, in cui ci sarà da soffrire ed avremo bisogno di grande sacrificio e aiuto reciproco», le sue parole. «Saranno quattro gare toste, ma siamo all'Olimpiade. Preoccupiamoci di una alla volta. Godiamoci ogni partita col sorriso, la voglia di lottare e il desiderio di giocarcela fino in fondo». Il Settebello tricolore parla abruzzese anche per la presenza del pescarese Amedeo Pomilio, vice allenatore degli azzurri e icona di questo sport (è tra gli italiani più vincenti di sempre). Da giocatore ha vinto un oro a Barcellona nel 1992, l'ultimo conquistato dagli Azzurri, e un bronzo ad Atlanta nel 1996 mentre da tecnico ha centrato uno splendido argento a Londra e un bronzo a Rio. Pomilio è alla sua quinta partecipazione ai Giochi Olimpici ma questa avventura di Tokyo nasconde un'emozione nuova di zecca per lui: condividere il blindatissimo villaggio olimpico con il nipote Simone Fontecchio, figlio della cugina Malì e stella dell'ItalBasket.
Nello staff tecnico azzurro c'è anche Goran Volarevic, pescarese d'adozione dopo tanti anni come portiere del Settebello biancazzurro di Cristiana Marinelli, e una motivazione in più per fare bene: dedicare una medaglia a Luca Mamprin, il fisioterapista pescarese della Nazionale che la leucemia ha portato via a gennaio.
Commenti