Prima squadra

Pescara, un anno fa con Marino un punto in più

18.02.2015 09:46

Corsi e ricorsi storici a Pescara. Con la speranza che non siano nefasti. L’anno scorso, era il 22 febbraio, venne esonerato Pasquale Marino dopo la sconfitta contro il Bari (e la “vendetta” di Marino a Bari si è consumata lo scorso turno di campionato, leggi qui). Il 22 febbraio 2015, invece, è in programma Pescara – Catania, sfida da molti decisiva per le sorti di Marco Baroni sulla panchina biancazzurra. Tocchi pure ferro, l’attuale trainer pescarese. Marino era reduce da 5 sconfitte consecutive, il cambio di panchina sembrò allora inevitabile dopo una striscia positiva lunghissima che a fine 2013 aveva portato il Pescara nelle zone nobilissime della graduatoria. Un po’ come era successo a Baroni sul finale del girone d’andata: inizio balbettante dei biancazzurri e poi rimonta con molti risultati utili consecutivi. Le differenze? Marino iniziò male il nuovo anno solare, con la sconfitta sul campo della Juve Stabia, Beoni benissimo dopo aver espugnato Trapani. E se l’analogia è data dall’impiego immediato dopo appena 3 giorni di lavoro di un nuovo attaccante (Caprari a Castellammare, Pettinari con il Cittadella), con ripercussioni nello spogliatoio, la principale differenza è data dal fatto che Baroni non ha inanellato una serie di brutte sconfitte, intervallando gli stop a due pareggi (Bologna e Cittadella). C’è però un dato che deve far riflettere. L’anno scorso a questo punto del torneo il Pescara di Marino aveva un punto in più di quello di Baroni oggi. Dopo 25 giornate, il Pescara oggi ha 33 punti e si trova a 4 lunghezze dalla quintultima e a 3 dall’ottavo posto. Si tratta del peggiore rendimento negli ultimi 4 campionato disputati in B a questo punto del torneo. Nel neopromosso Pescara 2010-11, affidato a Di Francesco, al ventiseiesimo turno di campionato erano stati totalizzati 38 punti, 5 in più di oggi; nel 2011-12, l’anno di Zeman, i punti erano gli stessi del Carpi di oggi, 51. “Le statistiche sono come i bikini”, sostiene un uomo di sport come Massimiliano Bellarte, “mostrano tanto, tantissimo ma non lasciano vedere tutto quanto”. Oppure si?

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