Il peccato originale
Tra il dire e il fare c'è di mezzo il dimostrare
A CURA DI MATTEO SBORGIA
Tra il dire e il fare c’è di mezzo il dimostrare. E’ proprio il caso di dirlo. Il Pescara è reduce da due ko consecutivi che ne hanno pregiudicato l’aggancio alla vetta. La Torres, infatti, ora dista ben 7punti che prima dello scontro diretto di mercoledì erano appena 3. Ma non solo. L’Adriatico è sempre più terra di conquista per gli avversari e domenica anche la modesta seppur organizzata Recanatese ha meritatamente trionfato nello stadio dei biancazzurri. Niente drammi? Il campionato è ancora lungo? Assolutamente sì, ma occorre dire le cose come stanno. I biancazzurri non hanno l’organico per vincere il campionato e rispetto all’anno scorso si sono indeboliti. Mancano un terminale offensivo(risorsa basilare nel gioco di Zeman) e un play(altra figura fondamentale), Niccolò Squizzato e Salvatore Aloi sono adattati nel ruolo (LEGGI QUI). In più la rosa è stata notevolmente ringiovanita e ai giovani(come si sa) serve tempo per sbagliare, apprendere e imparare. Non si possono caricare oltremodo di aspettative, come invece ha fatto il ds Delli Carri dichiarando all’indomani dell’eliminazione dai playoff(subita per opera del Foggia) che il Pescara avrebbe dovuto vincere il campionato nella stagione 2023-2024 senza nascondersi. Un errore da matita rossa quello commesso dal direttore sportivo pugliese. Insomma, un vero e proprio peccato originale da cui poi hanno avuto origine tutti gli altri equivoci. D’altronde le parole hanno sempre un significato e un peso, dunque bisogna usarle con prudenza e raziocinio a prescindere dalle programmazioni biennali(siamo al secondo anno) e obiettivi. I voli pindarici non servono. Vedi Avellino e Crotone, che nonostante abbiano organici ben più importanti e attrezzati rispetto al Delfino, hanno saggiamente scelto il basso profilo, senza esporsi più di tanto in questo senso. D’accordo che a nessuno piace stare in C, ma serve il giusto equilibrio prima di tutto. Il Pescara non può fare un torneo di vertice. Bisogna capirlo ed esserne consapevoli una volta per tutte senza drammatizzare anche perché tutto ciò potrebbe diventare una spada di damocle per Bosco e company: un’ulteriore problematica da risolvere(ammesso che già non lo sia). I dannunziani stanno disputando campionato in linea con quelle che sono le loro potenzialità. I ragazzi di Zeman hanno fin troppe pause, sbagliano costantemente l’approccio alla gara (in uno dei due tempi) e devono subire quasi sempre un goal prima di reagire decentemente. Peccati di gioventù si direbbe? Certo. Cose che capitano, criticità che però confermano il fatto di quanto il Pescara non sia una squadra da primato. Inoltre il boemo si lamenta di continuo della passività dei suoi calciatori che dal canto loro ingoiano sovente il boccone amaro, si scusano ma poi reiterano gli stessi errori. Due domande ci sorgono spontanee a questo punto: il tecnico riesce a comunicare con i suoi ragazzi? Il gruppo squadra recepisce gli insegnamenti del proprio allenatore o c’è un sostanziale problema di incomunicabilità tra le parti? In più i calciatori del club adriatico hanno finora dimostrato di avere ben poca elasticità mentale nelle singole scelte o decisioni da prendere in partita. Tradotto: i biancazzurri in attacco per esempio si incaponiscono con fraseggi, imbucate e tagli che, anche se rappresentano alla perfezione ciò che chiede il boemo, non risultano essere produttive nel momento specifico del match. Dunque viene meno l’attitudine al problem solving(risoluzione dei problemi). Insomma, è inutile nascondere la testa sotto la sabbia. Il Delfino attualmente nuota affannosamente nelle acque rese agitate dai suoi stessi grattacapi. Il mare però non può essere sempre in burrasca.. Almeno questo è l'auspicio.
FOTO MUCCIANTE
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