Se l'attacco si inceppa e si fatica a creare occasioni da gol
In principio il problema era l'assenza di un bomber capace di finalizzare la mole industriale di occasioni da gol prodotte, adesso si fatica anche a creare gioco e a produrre vere situazioni pericolose.
Nella stagione dei paradossi in casa Pescara, il più grande è proprio questo: un attacco inceppato, non più messo nelle condizioni di pungere, nonostante sia ancora il secondo più prolifico del Girone B con 22 reti, dietro solo lo straripante Cesena (33), e nella Top 5 di tutta la serie C.
Nel periodo migliore, le prime 6 partite da 16 punti messi in cascina, il Pescara ha segnato 14 gol e ne poteva fare molti di più. Dal recupero del derby ad oggi, dove sono stati portati a casa solo 5 punti in 7 gare, invece i gol sono stati 9 e in ben 3 circostanze (contro Pineto, Vis Pesaro e Carrarese) la squadra è rimasta a secco. I numeri della produzione offensiva in questo periodo di involuzione sarebbero anche normali per quasi tutte le squadre, non di certo però per una targata Zeman, da sempre emblema del calcio d'attacco e di squadre che segnano gol a grappoli. “
Il mio Pescara si è perso nella fase offensiva”, ha sentenziato il boemo nel post Rimini. “Come possesso palla andiamo sempre meglio degli avversari, ma senza fare gol non si fanno punti. Giochiamo troppo complicato e troppo lento, spesso all'indietro e non in avanti. Se gli attaccanti non vanno dentro l'area senza palla fare gol è difficile. Si gioca troppo individualmente e non insieme”.
Dunque, il problema è della squadra nel suo complesso e non di un reparto secondo Sdengo, che pure non ha ancora trovato una precisa e definitiva fisionomia al centrocampo e un titolare inamovibile al centro dell'attacco, che comunque dimostra di avere tanti, troppi interpreti con le polveri bagnate (vedi Merola). Trasmissione di palla lenta e prevalentemente all'indietro, poche verticalizzazioni e poco gioco sulle corsie esterne, con le ali che tendono poco a fare movimento e a buttarsi dentro senza palla preferendo invece entrare in mezzo al campo con la sfera al piede: così si agevola il compito delle squadre arroccate, tutte difesa ad oltranza e contropiede, contro le quali il Delfino sbatte come se andasse contro un muro di gomma. Sta quindi venendo meno l'imprinting zemaniano, che però sembrava chiaro esserci nel primo scorcio di stagione. E in questo contesto i numeri parlano chiaro.
Delle 22 reti messe a segno in campionato, ben 9 sono arrivate dal centrocampo (5 Tunjov, 2 De Marco, 1 Aloi e Squizzato) dove c'è il capocannoniere della squadra (l'estone, che segna una rete ogni 114' disputati): nella quarantennale storia calcistica di Zeman quasi mai una squadra è stata tanto dipendente nella sua produzione offensiva da un centrocampista come lo è questo Pescara con il suo numero 17. In genere, infatti, nelle squadre del boemo la parte del leone è fatta nei tabellini dagli attaccanti: prendete il trio Rambaudi-Signori-Baiano, ad esempio, o, per restare in tema biancazzurro, quello formato da Sansovini, Immobile ed Insigne, 62 dei 90 gol totali della Zemanlandia 2011-12. In questa stagione, invece, l'attacco ha messo a segno 11 reti (3 Cuppone e Cangiano, 2 Accornero e Merola e 1 Tommasini), cioè il 50% appena della produzione totale al momento (due gol infatti arrivano dalla difesa, uno a testa per Milani e Moruzzi). E se un solo giocatore del reparto mediano, l'estone appunto, da solo vale il 22,72% del totale dei gol all'attivo, vuol dire che comunque un problema nel reparto offensivo c'è e va risolto al più presto.
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