Editoriale

Ora la palla passa a Baroni

03.09.2014 09:42
Mercato chiuso, ora la palla passa a Marco Baroni. Il Pescara esce rinforzato dalle ultime battute di un calciomercato sin troppo chiacchierato, discusso e vivisezionato. C’è di che essere soddisfatti. Alla voce “rinforzi” vanno ascritti non solo i volti effettivamente nuovi, ma anche coloro che, seppur corteggiati, sono rimasti a Pescara. Non era facile e, soprattutto, non era scontato che fosse così. Almeno per l’islandese Bjarnason – che ora dovrà farsi passare l’eventuale mal di pancia almeno fino a gennaio – e per Caprari, appetito in Serie A ma blindato. Discorso a parte merita Maniero, capitano in scadenza, che sul campo dovrà abbattere per l’ennesima volta lo scetticismo di alcuni prima ancora che le difese avversarie. Marco Baroni ha una rosa ora davvero ampia e completa, in grado di consentigli di modificare scacchiere tattico a seconda delle esigenze e dello stato di forma dei suoi. Starà a lui far diventare l’abbondanza una risorsa e non un problema, gestendo il gruppo con la saggezza del buon padre di famiglia unita all’autorità del generale d’armata per tenere tutti sulla corda. Non sarà facile, ma il tecnico ha già dimostrato di avere carattere. Il gruppo prima del singolo è il suo dogma. “Non regalo niente a nessuno”, ha detto Conte nel suo primo discorso da C.T. della Nazionale. Baroni è della stessa pasta dell’ex Juventus e punta tutto sulla meritocrazia. “Non vi darò mai la formazione perché posso deciderla anche all’ultimo momento, ad esempio se vedo in pullman qualche ragazzo non concentrato”, ha confidato ai giornalisti giorni fa. A Lanciano abbiamo imparato a conoscere un tecnico in grado di cambiare modulo ed interpreti senza pagare dazio alla novità proposta, proponendo una squadra camaleontica ma sempre uguale a se stessa per spirito, grinta e determinazione. Il modulo base resterà il 4-3-3, ma non di stampo zemaniano o galeoniano. Un tridente anomalo – se così lo vogliamo definire – dove tutti gli interpreti si sacrificano anche in fase di copertura per dare equilibrio alla squadra. Sacrificio ed equilibrio, ecco le parole chiave del dogma baroniano. Compattezza in campo, coesione del gruppo  ed umiltà rappresentano il corollario al teorema base. Gli ultimi colpi di mercato (Guana e Pasquato in particolare, in questo discorso), gli consentiranno di mutare schieramento tattico, passando al 4-2-3-1 o al 4-3-1-2 per non dire del cosiddetto “albero di Natale”. E non dimentichiamoci coloro che saranno pronti più in là, da Memushaj a Brugman passando per Milicevic che a Baroni piace molto. Salamon – che nasce centrale di centrocampo – è stato individuato come puntello della retroguardia. Scegliere un elemento del genere è un chiaro segnale: la volontà è quella di giocare la palla sin dalle retrovie. Nel reparto difensivo, l’ex doriano ha sempre giocato in una difesa a tre, più libero da compiti di marcatura. Bisognerà modellarlo per una difesa a 4, una nuova scommessa dopo quella del rilancio di Cosic. Vincerla significherebbe proiettare davvero in alto il Pescara. A dispetto di chi sostiene che davanti manchi una vera bocca da fuoco. Il Lanciano targato Baroni, infatti, ha dimostrato come si possa veleggiare nell’acqua dell’alta classifica anche senza un vero bomber, ma con una cooperativa del gol (il cannoniere dei rossoneri fu Amenta, un difensore). Adesso non è più tempo di parole, è tempo dei fatti. La parola passa al campo. Nessun volo pindarico, nessun proclama. Solo tanto lavoro, poi a dare l’ineluttabile sentenza sarà il rettangolo verde quale unico e reale giudice supremo.  Pescara – Trapani, prima tappa di un percorso di 42 frazioni che può riservare sorprese di qualsiasi tipo, ha già fatto vedere qualcosa di buono al di là del risultato stretto. A fari spenti si può andare lontano, prendendosi però molti rischi. Le luci andranno accese. Forse su traguardi ambiziosi.    

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