Un applauso bellissimo
La stagione si chiude con una grande amarezza ma con una scena struggente
Da brividi. La scena finale di un amarissimo Pescara-Verona è da Libro Cuore. A fine partita i volti dei biancazzurri tradiscono la grandissima delusione, c'è chi piange e non trattiene i singhiozzi per la grande occasione gettata alle ortiche. Le lacrime rigano i volti dei giocatori più giovani, ma anche dei senatori che vedono una delle ultimissime chance di una grande impresa nella loro carriera sfumare dagli undici metri. Al triplice fischio del signor Abbattista di Molfetta i calciatori biancazzurri e lo stesso Bepi Pillon restano attoniti per qualche minuto al centro del campo, poi vengono destati dal pubblico di casa che applaude. La Curva Nord chiama tutta la squadra per renderle omaggio con cori pieni di passione, prima che tutti gli effettivi raggiungano gli spogliatoi dove restano chiusi a lungo. Quella che si sperava e si pensava poter essere una serata di gloria si chiude comunque con gli applausi, ma amari anche se intensissimi. La scena è bellissima, di rado si è visto il pubblico italiano chiamare a raccolta i propri beniamini che hanno fallito il proprio obiettivo. Ed invece nella serata del record stagionale di presenze sugli spalti (11.165 spettatori) la delusione si è trasformata in ovazione per una squadra che ha davvero sfiorato l'accesso alla finale ma che ad inizio stagione era partita con ben altri obiettivi. Cori pieni d'amore sincero per quei colori che la truppa di Pillon ha onorato fino alla fine, dando tutto ma infrangendo le proprie speranze - e quelle di tutta la tifoseria - contro i propri limiti più che contro l'Hellas, che ora vivrà una finale tutta veneta con il Cittadella avendo dalla propria parte anche il fattore campo.
Bocche cucite nel post partita tra i biancazzurri, non parla la società e non parlano i giocatori. Parla solo Bepi Pillon, che liquida con due parole l'analisi del match prima di dare il grande annuncio dell'addio. Ha anticipato i tempi, la separazione era nell'aria ma ha preferito ufficializzarla lui invece di attendere le parole del presidente. Che già sta sfogliando la margherita. In tribuna ieri c'era Stellone, da sempre uomo gradito. Ma attenzione a Juric, Grassadonia e Zauri. Forse da questo poker di nomi uscirà l'allenatore del Pescara che verrà. Ma oggi è un giorno triste per Pescara. Si è persa l'occasione di giocarsi la Serie A. Ed ha salutato un uomo tutto di un pezzo, che è stato amato anche se non ha regalato grande spettacolo come alcuni suoi illustri predecessori (vedi Galeone, Zeman e Oddo). Ma ha fatto il massimo con una squadra oggettivamente buona ma che non poteva ambire a molto di più di quanto ottenuto. Certo, l'occasione era ghiotta dopo il caso Palermo ed il "suicidio" del Benevento che avrebbe dato al Delfino il vantaggio del fattore campo nella doppia sfida col Cittadella. Ma è andata così e a pensarci bene, forse, l'epilogo del campo ha solo evidenziato i difetti che si conoscevano e che un mercato di gennaio infelice ha sottolineato. Saluta Pillon, ma la notizia è che Pescara ha ritrovato un pizzico di entusiasmo che adesso dovrà essere cavalcato da chi di dovere e non mortificato. Adesso ripartirà la giostra del calciomercato, il primo giro sarà per la guida tecnica. Che dovrà unire e non dividere.
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