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L’ALLENATORE COME “BASE SICURA”

10.02.2016 10:27
L'importanza dei ruoli nel calcio e di come li si interpretino. Ecco il nuovo appuntamento con la rubrica di PescaraSport24 “Calciologicamente”. Un punto di vista diverso da quello consueto sulle vicende biancazzurre affidato al dott. Pietro Literio, che anche in questo numero dello spazio da lui curato analizza il momento del Delfino del tutto peculiare, quello dello Psicologo-psicoterapeuta (è anche docente universitario a contratto). Buona lettura! Il Pescara rallenta a Salerno, nonostante il vantaggio del giocatore in più per parte della partita. Senza il “talismano” Campagnaro ancora non si vince, ma il “bicchiere mezzo pieno” dice che almeno non si perde. Il rallentamento non sembra imputabile a stanchezza (per lo sprint delle sette vittorie consecutive), ma più ad una perdita di equilibrio (tattico e psicologico), soprattutto nel reparto difensivo e nell’organizzazione difensiva. A sostenere tale ipotesi sono prima di tutto le statistiche e i risultati: Campagnaro nell’ultima sua presenza contro il Bari è risultato (come al solito) il primo giocatore del Pescara con maggior palloni recuperati (22). Nel turno precedente (Perugia-Pescara), Campagnaro è risultato sempre il primo giocatore del Delfino quanto a palloni recuperati (22). Ma anche contro il Livorno è risultato primo (21 palloni recuperati) e ancor prima a Latina (con 20). Proseguendo a ritroso, sono stati 24 i palloni recuperati da Campagnaro contro il Modena (in casa) e 28 quelli contro il Lanciano in trasferta. Inoltre, è noto che nelle precedenti sette partite (prima di Salerno), tutte vinte con Campagnaro, il Delfino ha subito in totale solo 3 reti. Insomma, una presenza e una leadership quella di Campagnaro (in campo) nei numeri e nei fatti: si conferma un difensore “sbrogliamatasse” che influenza fortemente la sicurezza e la solidità (più precisamente l’autoefficacia) del reparto difensivo. Alla sua assenza (e a quella altrettanto significativa di Crescenzi in difesa) si aggiungono i nuovi arrivi e innesti (di Mazzotta e Coda nell’ultimo match) che cambiano ulteriormente gli equilibri difensivi finora consolidati. Ne risentono così l’organizzazione tattica difensiva e la coesione in campo tra i giocatori (e tra i difensori in particolare), dove i “nuovi” debbono ancora affiatarsi con il resto del gruppo, già costituito e consolidato. La perdita dell’equilibrio costituito in difesa e la maggiore fragilità difensiva del Delfino sono ancora più evidenti a fine gara: il famoso ultimo quarto d’ora del match (dove si subisce tuttora più gol in percentuale, il 29%) si conferma di nuovo come “bestia nera” del Pescara anche contro la Salernitana, proprio con l’assenza di Campagnaro. Ma l’assenza del difensore “efficace” e del leader “in campo” (Campagnaro) fa la differenza anche a livello psicologico, mentale: mi riferisco all’autoefficacia difensiva (la fiducia/sicurezza del reparto difensivo, che si riduce in sua assenza) e alla coesione tra i compagni di reparto (in difesa) che si riduce anch’essa per l’assenza del leader “di fatto” che funge in campo da “BASE SICURA” per i compagni di reparto (e per tutta la squadra). Ma che significa essere “Base Sicura”? Il concetto, proposto da un famoso medico e psicologo (John Bowlby), sta a significare che il leader (Campagnaro) rappresenta dal punto di vista emotivo, psicologico (con il suo comportamento ed esempio) una guida, un punto di riferimento (appunto una “base sicura” o “figura di attaccamento”) per gli altri e per i giovani compagni di reparto in particolare, su cui contare nei momenti di difficoltà, di insicurezza e di stress, allo stesso modo di “un genitore per un figlio piccolo che sta crescendo”. Con Campagnaro in campo, infatti, si nota la crescita dei compagni di reparto (Zuparic e Fornasier in particolare), sia dal punto di vista tattico che in sicurezza personale (salgono più in area, portano più palla, si propongo più in avanti). Non solo: sembrano aver ridotto anche gli errori tattici individuali, anche se non sono ancora impeccabili e perfetti, ma perfettibili se possono continuare “a contare” sulla presenza della loro “base sicura” (Campagnaro) che li guida con il suo esempio di gioco in campo (e negli allenamenti). Il leader come “base sicura” influisce, infatti, proprio sulla fiducia che gli altri giocatori hanno nei confronti di sé stessi (“so di avere il sostegno del mio leader, come Base Sicura, dunque non avrò paura di essere propositivo in campo”). Ma è proprio in assenza del leader “di fatto” in campo che acquisce ancor più importanza la leadership esterna, quella dell’allenatore (il nostro mister Oddo), la “base sicura” suprema per i singoli giocatori e il gruppo-squadra. Soprattutto lui, rappresenta nei momenti di difficoltà, di stress (come può essere quello attuale con l’assenza di Campagnaro e i nuovi arrivi e innesti) la “base sicura” per i giocatori e la squadra tutta. Ma quali sono le caratteristiche specifiche di un allenatore (o del giocatore leader in campo) che gli permettono di fungere da “Base Sicura” per gli altri, per il suo gruppo? L’allenatore che funge da “base sicura” (quindi efficace, vincente o più tecnicamente “leader trasformazionale”) ha dei comportamenti ben precisi. Innanzitutto, è capace di incoraggiare i giocatori e suoi collaboratori (stando vicino ad essi soprattutto nei momenti di difficoltà/stress) e stimola le capacità di vedere le opportunità di apprendimento collegate al loro lavoro (in allenamento e in partita). Non solo: individua e risponde anche ai loro bisogni formativi, di crescita (di migliorarsi) e cerca i loro pareri, spingendo i giocatori a «lavorare con la propria testa». Non a caso la filosofia di Massimo Oddo è quella di avere giocatori “pensanti” in campo. Se facciamo un paragone tra un “allenatore leader efficace, come Base Sicura” e le caratteristiche di una classica “figura di attaccamento” (quale ad esempio un genitore) si può notare che la figura genitoriale risulta essere anch’essa una “figura più forte e saggia”, che risponde ai bisogni di vicinanza e di sostegno, che funge da rifugio sicuro per il piccolo (nei momenti di difficoltà, paura, stress, sofferenza) e che è pertanto percepita (per tali caratteristiche) come “base sicura”. Un allenatore come “base sicura”, inoltre, è più disposto a dare supporto (coaching), cioè ad aiutare il gruppo a prendere consapevolezza delle aree dove ha più bisogno di migliorarsi (fornendo feedback o consigli correttivi chiari e specifici, sia al singolo che al gruppo). Non solo: incoraggia e aiuta il gruppo a risolvere i problemi in modo autonomo, oltre ad esprimere giudizi positivi se il singolo/gruppo va bene. Così facendo, l’allenatore come “base sicura” aumenta le aspettative di autoefficacia sportiva dei giocatori e della squadra (la loro sicurezza), attraverso la riduzione del senso di insicurezza, impotenza e di stress. Ancora, un allenatore che funge da “Base Sicura” protegge i singoli e il gruppo-squadra sollevandoli dalle tensioni e non perdendo fiducia nelle loro capacità di fronte ai momenti di difficoltà o di crisi: anzi attutisce l’impatto negativo degli insucessi e degli errori sulla loro fiducia personale, aiutando gli atleti a imparare a lasciarseli alle spalle. Inoltre, un allenatore che funge da “Base Sicura” favorisce continuamente la percezione dell’interdipendenza positiva tra i giocatori (la consapevolezza di essere “uno per tutti e tutti per uno”), come dimostrano le continue dichiarazioni di giocatori e staff del Delfino che descrivono la squadra come “un ottimo o un gran gruppo” (dove i singoli giocatori subordinano il loro interesse personale al successo della squadra). Insomma, il nostro Mister Oddo, accudisce, si prende cura dei singoli giocatori e del gruppo-squadra in modo simile a dei “genitori” che sanno essere“Base Sicura” con i propri figli: ovvero supportivi, protettivi in caso di necessità e, allo stesso tempo, in grado di insegnare, spiegare e guidare loro nell’esplorazione del mondo, facendoli crescere costantemente e rendendoli sempre più sicuri e autonomi. Infatti, dagli studi psicologici è emerso che i leader o responsabili lavorativi (come un allenatore o anche un Presidente nei confronti dei suoi collaboratori) che offrono supporto e incoraggiamento vengono identificati come “figure di Attaccamento” o “Basi Sicure”. Pertanto, occorre compensare la perdita di equilibrio in difesa per l’assenza di Campagnaro (la “base sicura” in campo) e il rischio collegato di prendere più gol, con il ruolo primario dell’allenatore che rappresenta, ora più di prima per i giocatori e la squadra, la “Base Sicura” fuori dal campo che da ulteriore sicurezza e forza. A tale azione dell’allenatore sarebbe utile aggiungere anche un lavoro sulla maggiore concretezza e cinismo in attacco, così da trasformare la mole di occasioni costruite in ogni partita in più gol. Del resto, di fronte alle difficoltà, c’è un detto in psicologia che recita: “i perdenti trovano un problema ad ogni risposta, mentre i vincenti trovano una risposta ad ogni problema”. Proprio in questo momento di fragilità, di perdita dell’equilibrio (per l’assenza del leader “sicuro” in campo), il nostro Mister e l’intera squadra debbono applicare ancor di più tale principio. Nel frattempo che il Pescara ritrovi, attraverso il lavoro e la forza dell’allenatore come “base sicura” un nuovo equilibrio dopo i cambiamenti in corso (infortuni, assenze e nuovi arrivi), continuiamo a sostenere ancor di più il Delfino ed essere anche noi tifosi “base sicura” per la squadra stessa e i singoli giocatori. Forza Pescara!

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