Un bellissimo inizio per classifica e morale. Adesso però servono test più probanti
L'analisi
Se è vero che il buon giorno si vede dal mattino, si potrebbe davvero prospettare una bella giornata di sole per il nuovo Pescara ma mister Zdenek Zeman, da uomo esperto e navigato quale è, a 76 anni e dopo 40 stagioni o giù di lì in panchina, ha indossato subito i panni del pompiere per gettare acqua sui fuochi alimentati da facili entusiasmi dopo la convincente vittoria del debutto sulla Juventus Next Gen. Le prime partite dell'anno sono sempre da prendere con le pinze e la storia del calcio è piena di esempi di sorprese nei debutti stagionali, ma probabilmente il Pescara è più avanti nel suo percorso di crescita di quanto non pensasse il suo stesso allenatore, che alla vigilia era stato molto cauto. “Faremo fatica all'inizio, si fa ancora troppa confusione”, aveva sentenziato anche per proteggere un gruppo giovane ed inesperto come quello di cui dispone, con ben 18 elementi, e dunque la maggioranza della rosa, che è under 23. L'aver incontrato una squadra altrettanto giovane come la Juve baby, che inoltre è un porto di mare con un via vai di giocatori che non la rende mai simile a se stessa anno dopo anno, di certo ha agevolato il compito, ma vincere non è mai facile e iniziare l'anno con il piede giusto, oltretutto in casa e davanti ad una bella cornice di pubblico (oltre 7mila spettatori), è una buona iniezione di morale per il gruppo e per tutto l'ambiente. Nel primo tempo si è già vista la mano zemaniana in tutta evidenza. Tagli, sovrapposizioni, verticalizzazioni, squadra che si muove ad elastico con la propensione a giocare alta per riconquistare la palla ed attaccare in modo cattivo la porta: nei primi 45 minuti, non a caso terminati sul 3-0 (ma le reti potevano essere sicuramente di più), il giovane Delfino (2 soli elementi degli 11 iniziali sono nati prima del 2000) ha dato il meglio di se stesso ed ha dimostrato di aver già assimilato i concetti base del suo condottiero. “Ma nella ripresa siamo stati troppo passivi”, ha commentato a fine gara Zeman, a ragione. “In altre partite questa cosa si potrebbe pagare”. Vero, anzi verissimo. Eppure, nonostante questo, il suo Pescara ha patito il minimo sindacale, ha incassato un gol in realtà evitabile con più attenzione, ed ha provato a pungere verticalizzando l'azione sempre e comunque, anche se talvolta in modo troppo frettoloso ma senza mai disunirsi, o diventare troppo confusionaria pur non rispettando pedissequamente il copione oppure andare in apnea. Ed anche la condizione fisica è sembrata già più che discreta. Chi era preoccupato per le gambe pesanti della truppa dopo la gara di Coppa Italia contro la Reggiana o dopo il Memorial Serra contro il Pineto ha avuto risposte più che confortanti. Era chiaro allora che, dopo un mese di doppie sedute e di gradoni, la squadra non potesse essere già pimpante e brillante ed è altrettanto fisiologico adesso che, dopo 15 giorni di scarico, la squadra corra tanto e con disinvoltura. Sia chiaro: siamo ancora assai lontani da ciò che vuole vedere l'allenatore sul piano tecnico, tattico ed anche fisico, però probabilmente si è ad un punto migliore del preventivato e dal quale si può solo migliorare e non regredire, al netto dei risultati che potranno sorridere oppure no. Adesso servono test più probanti, ed il prossimo in casa del Perugia già lo è, per valutare di quale pasta sia fatto questo nuovo Delfino e a che punto sia nel suo percorso. Il Pescara, insomma, resta ancora un cantiere aperto, ed è inevitabile, ma probabilmente il cartello “work in progress” si potrà togliere prima del previsto e già tra un paio di mesi avrà una fisionomia definita e prospettive chiare. (FOTO MASSIMO MUCCIANTE)
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