Editoriale

Niente più alibi

19.11.2012 11:52

stroppariv


Ha tolto il disturbo Giovanni Stroppa, ‘salutando’ . E’ andato via rassegnando le sue dimissioni alla dirigenza biancazzurra e senza alcuna esternazione roboante e polemica. In silenzio, come muta talvolta è la solitudine che accompagna gli uomini. Stroppa era un uomo solo, abbandonato al suo destino ed anche dalla sua squadra ormai che solo contro il Parma aveva dato un segnale di vita e di vicinanza al suo tecnico.

Le sue dimissioni rappresentano un atto di coraggio e grande dignità, per alcuni tardivo e per altri ormai improcrastinabile, ma sicuramente non scontato in un mondo, quello del calcio, sempre più forgiato ad immagine e somiglianza del Dio Denaro. Se ne va lasciando il Pescara non in una posizione disperata ma con nubi nerissime ad addensarsi all’orizzonte, non solo per il difficile calendario che aspetta il Delfino. Cala il sipario sulla sua avventura pescarese e con esso sparisce il parafulmine principale: ora non c’è più spazio per gli alibi. Sia chiaro, Stroppa ha le sue colpe e le sue responsabilità ma non è l’unico e probabilmente nemmeno il principale artefice della difficile situazione attuale.

Va via Stroppa ed ora tutti sono chiamati a dare risposte. A partire dalla squadra. Il Presidente Sebastiani nel post Siena è stato chiaro: i giocatori adesso devono dimostrare sul campo, da uomini prima ancora che da calciatori, di meritarsi questa piazza e questa categoria, altrimenti a Gennaio partirà l’epurazione generale. Niente più alibi, niente più Stroppa a fungere da calamita di critiche e polemiche. Da settimane la squadra non seguiva più il suo condottiero e le crepe intuite hanno trovato corrispondenza nei fatti. Niente più alibi nemmeno per la società che ora è chiamata alla scelta più difficile, quella da non sbagliare.

Tanti errori sono stati fatti nel recente passato, ora è tempo di porvi rimedio. Nessun alibi nemmeno per il nuovo tecnico che eredita una situazione difficile ma non ancora drammatica. Se l’accetta, infatti, è consapevole di quanto dovrà lavorare e saprà come farlo. Avrà bisogno di tempo per incidere e chiederà precise garanzie sul mercato, ma al di là dello spessore tecnico della squadra che dovrà condurre è chiamato nel minor tempo possibile a dare una svolta tattica e caratteriale ad un gruppo che sembra allo sbando ma che può risalire la china con spirito di sacrificio, grinta, dedizione e volontà. Vale a dire gli ingredienti che sono mancati finora al Delfino che non vuole rassegnarsi a recitare il ruolo di piatto indigesto al popolo biancazzurro e, al tempo stesso, di facile pasto altrui al sontuoso banchetto della Serie A. 

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