Editoriale

Eppure non tutto è perduto nella bagarre playoff

14.04.2014 09:04

Eppure non tutto è perduto. Nonostante gli alti e bassi di risultati e prestazioni, vero filo conduttore del Pescara targato 2013-14. Nonostante le tante occasioni sciupate, le debacle senza un minimo di orgoglio (Castellammare di Stabia, Crotone, Bari, Brescia) e i limiti strutturali e caratteriali di una squadra dalla quale era lecito attendersi ben altro. Non tutto è perduto in un campionato nel quale chi è davanti – fatta eccezione per il Palermo – viaggia con il freno a mano tirato e sembra attendere chi, ridotto anche peggio, arranca dietro. Motivi di ottimismo, se si guardasse solo a casa nostra, ce ne sarebbero pochi ed anche gli sportivi pescaresi credono sempre meno al raggiungimento dell’obiettivo. Il Pescara che inanella due pareggi interni consecutivi contro due squadre prossime alla retrocessione – oltretutto intervallati dalla disonorevole prestazione di Brescia – sembra avvinto da un torpore senza risveglio, preda di paure sconosciute alle quali non si trova soluzione.

Eppure l’obiettivo è ancora a portata di mano, paradossalmente in termini di punti anche più vicino di qualche settimana fa. Agganciare l’ultimo vagone del treno playoff non è impossibile. E non solo per l’aritmetica. Sembra paradossale, visto il Delfino all’opera. Senza voler illudere nessuno e senza voler celare colpe e responsabilità di un’annata che doveva segnare il riscatto dopo la sciagurata esperienza in A, bisogna constatare che tutto è ancora possibile. Di certo è nutritissimo il lotto delle pretendenti – e quando c’è tanta ressa non è mai buona cosa – ma è arrivato il momento di non tergiversare più. Mancano 8 partite alla fine della regular season, non si può più attendere. Della pattuglia delle pretendenti, c’è chi è in risalita ma forse fuori dai giochi perché ha il fiatone, altre che sembrano condannate al declino dopo un campionato d’avanguardia. E il Pescara? Di tutte è la meno decifrabile, quella con la fisionomia complessiva meno inquadrabile. Una squadra che può vincere e convincere (pensi alla striscia positiva con Marino e alla vittoria di Latina) o rendersi artefice di colossali sbandamenti.

Forse la chiave di volta per comprendere questo Pescara è nelle parole di Cosmi nel post Cittadella. «La squadra ha dato tutto. Ora sta a voi commentare e decidere se questo tutto sia tanto o poco. Ci tengo a precisare che sono sempre molto autocritico, ma non voglio fare sempre la parte del c… Questa squadra si porta dietro delle difficoltà sin da inizio stagione. Non è che possa arrivare una persona capace magicamente di risolvere i problemi».

Ma può il Pescara da brutto anatroccolo diventare cigno? O, se preferite, un Delfino in versione squalo? «Ripeto, sta a voi dirlo, - Cosmi dixit – posso assicurarvi che io e il mio staff stiamo facendo davvero di tutto per migliorarci. Ma questo non è il mio Pescara. Non lo è nella fase difensiva, nell’impostazione, nella fase realizzativa. Sia chiaro. Ora non parlatemi di classifica e di playoff. Pensiamo prima alla salvezza, poi vedremo». La salvezza non è in discussione – 10 punti dal Novara sono un margine congruo – e gli spareggi promozione non sono lontanissimi, anche se in molti – sempre di più – iniziano a pensare che non verranno raggiunti.

Crederci è un dovere, provarci un obbligo. Riuscirci dipenderà in primis dal Pescara. Le perplessità del popolo pescarese sono legittime, come le critiche. Non è però ancora il tempo dei processi, quell’epoca non tarderà comunque ad arrivare per sottolineare le responsabilità di tutti, dalla società al gruppo squadra. Adesso è tempo di pensare solo al campo. La pazienza, però, è veramente finita. Non sarà facile raggiungere il traguardo, ma lo stesso non è irraggiungibile. Il calendario non è proibitivo, ma resta carta. Servono i fatti. Ora o mai più. 

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