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Catania, Sannino a rischio. Marino il nome giusto

22.10.2014 18:19

  Sannino potrebbe lasciare, Marino potrebbe tornare. In quel di Catania sono giornate convulse. L’attuale tecnico, subentrato a stagione in corso, non è riuscito a dare la scossa giusta. La vittoria con il Pescara aveva illuso, ma subito il Catania è piombato nel baratro. Sei punti in 9 partite con 16 gol al passivo e l’ultimo posto a braccetto con Crotone non erano pensabili ad inizio torneo per la squadra maggiormente accreditata alla promozione diretta. Si è ancora ad inizio campionato e c’è tutto il tempo di recuperare, ma a Catania la serenità è stata smarrita da tempo (ricordate le recenti ed aspre contestazioni?). L’esperienza di Sannino sulla panchina siciliana è al punto di svolta: un nuovo passo falso nel mini-ciclo di fine ottobre potrebbe costargli il posto. Il primo banco di prova è rappresentato dalla sfida interna con il Vicenza, ma una vittoria potrebbe solo procrastinare l’addio se non inaugurasse una striscia positiva. E allora? Torna di moda Pasquale Marino, già ex trainer e ancora legato al Pescara fino al 2015. Il Pescara per sgravare le proprie casse libererebbe senza grossi problemi il tecnico dal vincolo in essere. Tuttavia, Marino è con Liverani e Pillon (meno probabile Oddo) nel lotto eventuali successori di Baroni in caso di ribaltone a Pescara in virtù più del contratto in essere che non per altre motivazioni (l’ambiente non sarebbe propenso ed anche in società non c’è unità d’intenti sul suo nome). Sia chiaro: Baroni non è in discussione, ma se nelle prossime tre partite il Pescara dovesse infilare un filotto negativo un suo allontanamento non sarebbe escluso. Tornando a Catania, proprio un ex biancazzurro, Emanuele Calaiò, suona la carica: “Dobbiamo darci una mossa perché i tifosi non meritano questa classifica e con orgoglio e carattere possiamo uscire fuori da questa situazione. Nelle prossime quattro gare giochiamo per tre volte al Massimino e dobbiamo raccogliere nove punti perché da adesso in poi servono i fatti e non le parole. Tifosi? È giusto che ci fischino, ma sono sicuro che presto ci applaudiranno”.

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