"QUESTIONE DI FEELING"
Il dott. Pietro Literio e la sua rubrica "Calciologicamente"
Riecco "Calciologicamente", la rubrica di PS24 realizzata dal dott. Pietro Literio che si propone di analizzare le vicende di casa Pescara da un punto di vista del tutto peculiare ed originale. Buona lettura!
Che confusione, sul campo e nei risultati. Sarà perché ti amo? Sembra che Zeman non m’ama (con il suo puntualizzare), ma “mi fido di te” (dice Sebastiani), e comunque non rinunciamo a mangiare insieme.
Del resto l’appetito (e forse anche l’amore) vien mangiando. Nel frattempo la squadra è con l’acqua alla gola. Non brilla in campo, a tratti annoia e delude continuamente, portando molti a disinnamorarsi.
Troppo forti le delusioni: la figuraccia dell’ultima serie A, la brutta serie B finora. Con chi sfogare la frustrazione, con chi prendersela? Con il Presidente? Con i giocatori? Con il Mister? O con tutti loro?
E così sempre più tutti contro tutti, sempre più divisi che uniti, e sempre più attenti a vedere i problemi piuttosto che a trovare le soluzioni.
Come tornare a mettere tutti d’accordo? Innanzitutto, tornando a fare “l’amore e non la guerra”, usando sapientemente più la carota che il bastone, disinnescando la tensione e non la alimentandola, come è accaduto finora in “casa” Pescara.
Tutto questo prima che i giocatori e la squadra si sfianchino e soccombano sotto il peso della paura di sbagliare in campo. Si perché è giusto iniziare a parlare chiaramente dell’ansia da prestazione (sportiva), che può arrivare fino alle crisi di panico, come confessate in passato da un campione della pallavolo (il palleggiatore Meoni) nella “Gazzetta dello Sport”.
A ricordarlo è recentemente un allenatore campione del mondo (Julio Velasco): “l’ansia di voler far bene è terribile…un esempio recente è la mancata qualificazione dell’Italia ai mondiali di calcio 2018.. oggi poi è amplificata dai Social… molti infortuni possono essere causati anche da situazioni di fortissimo stress che in qualche modo debilitano il fisico, e certamente soffrire di panico o ansia può incidere pesantemente.”
Ma a confermarla direttamente “arrivano i nostri”, con le loro dichiarazioni: Proietti (probabilmente andiamo un po’ in ansia.. a volte ci capita di smettere di giocare quando andiamo in vantaggio, forse proprio perché a inizio anno ci è capitato di essere rimontati ed è venuta la paura che possa riaccadere), Brugman (veniamo da un anno di difficoltà e ogni volta che sbagli un pallone le senti tutte), Balzano (la squadra ha bisogno di fiducia) e lo stesso Zeman (la squadra gioca in funzione dei risultati, non riusciamo a giocare con mente libera per divertirsi, perché ci preoccupiamo quando abbiamo la palla a non prendere gol.)
L’ansia da prestazione (a livello comportamentale), appare ai nostri occhi con il gioco in campo rallentato, molle, lento, prevedibile o, al contrario, agitato, impreciso, frettoloso o confuso.
E così, il circolo vizioso della “mentalità perdente” sembra ben innescato: un mix tra rigidità tattica e pedagogica dell’allenatore (come i suoi calci d’angolo), risultati e gioco altalenanti (9 pareggi, 9 vittorie e 9 sconfitte), conflittualità tra allenatore e Presidente, aspettative e contestazione crescenti (pressioni ambientali) che aumentano l’ansia da prestazione (la paura di sbagliare in vari giocatori), con il rischio di arrivare alla depressione sportiva (e dell’ambiente).
Se a tutto ciò aggiungiamo anche l’ultima inchiesta di “Striscia La Notizia” sulla Società, il “piatto” del dubbio e della sfiducia da parte dei tifosi è ben servito e condito.
Basterà alzare l’asticella e tenere tutti sulla corda (con il Presidente che ricorda che senza Play-off sarà fallimento) o basterà attendere che i giocatori capiscano senza accorgersene (l’insight)?
Può darsi, come il Boemo auspica (spero che i nuovi e la squadra capiranno quello che vogliamo giocare), con il rischio però che sia troppo tardi, che si superi il famoso “punto del non ritorno”. Come dire: l’operazione sarà perfettamente riuscita ma il paziente (Pescara) nel frattempo è morto.
E’ importante ricordare, però, che la prestazione in campo è frutto del rapporto tra le abilità tecnico-tattiche dei giocatori e la loro motivazione (voglia, cattiveria o fame nel metterle in pratica). Ma tale rapporto è di tipo moltiplicativo (e non additivo).
Che significa? Che la fame in campo (livello della motivazione) moltiplica le capacità tecniche e tattiche (di squadra e dei giocatori), invece che aggiungersi ad esse. Pertanto, anche se le abilità sono alte (10) ma la motivazione è bassa (2), la prestazione finale sarà bassa (20, e non 12). Allo stesso modo, la mancanza totale di motivazione (0) per 10 (abilità) darà come risultato (moltiplicativo) zero prestazione sul campo. Quindi a parità di livello tecnico-tattico, a fare la differenza in campo nel gioco è il livello della motivazione di giocatori e squadra (che a sua volta risente dell’ansia da prestazione).
In altre parole, una “Ferrari” rispetto a una “500” può rendere meno, non va lontana, se manca la benzina o è a fine riserva (la motivazione), mentre se la 500 ha il pieno arriverà molto più avanti e farà più chilometri della “Ferrari”.
Il compito delicato e difficile di dare la carica, di lavorare sulla testa, di motivare, ora più che mai, è principalmente dell’allenatore.
E se non fosse più in grado? Se non ci fossero più le condizioni? Allora, come direbbe una celebre canzone, “vattene amore”. Si tratterebbe di un sacrificio e, allo stesso tempo, di un atto d’amore nei confronti del Pescara.
L’ambiente ha bisogno attualmente di un condottiero, di un leader motivazionale (e meno autoreferenziale, ed integralista del Boemo), dentro e fuori dal campo, che unisca (invece di dividere), che proponga nuove soluzioni (invece di mettere sotto esame continuamente giocatori e società), provando a risollevare le sorti, la testa e lo spirito ferito dei giocatori e di tutto l’ambiente.
Serve una leadership tecnica e motivazionale che torni a dare speranza e coraggio (una sorta di Gattuso), ma questo richiede un cambiamento da parte del Mister o della Società. Del resto cambiare è difficile, ma non cambiare ora può essere fatale!
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