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BORTOLO MUTTI, IL PESCARA NELLA PELLE

14.01.2016 09:10
Torna il campionato e torna anche la rubrica "I like football" firmata da Sergio Di Sciascio per PescaraSport24. Buona lettura!  Sabato le panchine di Pescara e Livorno saranno occupate dal’allenatore più giovane (Oddo) e più anziano (Mutti) della serie B. Sabato prossimo tornerà la serie B, il “nostro” campionato. Venti giorni d’interruzione in cui ne abbiamo visto di cotte e di crude, grazie a spezzatini tv vari, provenienti dalle più disparate latitudini. L’appuntamento è per la prima di ritorno, il giro di boa. Altre 4 mesi e 21 partite fino al 20 maggio e poi via a play off e play out. Nelle quasi tre settimane in cui abbiamo tenuto a debita distanza lo stress da stadio mi è venuto da fare qualche riflessione, e per una di esse c’entrano anche Pescara e il Pescara. Quanti avranno la bontà di dedicarsi alla lettura di questo mio contributo, alzi la mano chi avrebbe pensato che un presidente padre-padrone di una società di calcio, se pensate a Zamparini siete fuori strada, avrebbe lasciato al suo posto un allenatore che in 7 turni racimola la miserie di 2 punti (altrettanti pareggi) sui 21 a disposizione. Questo stesso presidente, non facciamola tanto lunga il riferimento è a Aldo Spinelli, all’indomani della sconfitta del suo Livorno a Bari (1-0 rete di Maniero allo scadere), pensò bene di sollevare dall’incarico Christian Panucci. Il cammino degli amaranto non era stato fino allora tra i peggiori: 6 vittorie, 3 pareggi 5 sconfitte per un totale di 21 punti, a uno dalla zona play off. Forse si voleva incolpare di non aver ammazzato il campionato, alla stregua di quanto stavano facendo Cagliari e Crotone? Ma tant’è. Curioso che nei confronti del subentrante, Spinelli,  con la squadra in forte di crisi di risultati, punti, e classifica che piange, usa un peso diametralmente opposto.  La cosa per me si complica vieppiù se poi devo tener conto che sabato sulla panchina avversaria siederà Bortolo Mutti, e non posso non aprire una parentesi importante per questo personaggio tanto apprezzato a Pescara - pur se la sua permanenza fu limitata- cresciuto nell’Inter e fattosi le ossa nella Massese, alla corte di Corrado Orrico. Sono trascorsi circa 40 anni dal suo passaggio nella società biancazzurra ma Mutti ebbe modo di farsi benvolere da tutti, e per i motivi più  svariati. Se vogliamo, un altro dei regali che il sempre mai troppo rimpianto Tom Rosati aveva approntato in previsione della serie A di Bologna (3 luglio 1977) dopo il trio delle meraviglie Zucchini, Repetto, Nobili. Una strenna cui Rosati, purtroppo per lui, avrebbe dovuto rinunciare per il categorico rifiuto dell’Inter, proprietaria del cartellino, a lasciarlo in Abruzzo. Questa circostanza ebbe un peso non indifferente, in  aggiunta al fatto che il Pescara aveva rinunciato a Rosati chiamando alla guida della squadra Giancarlo Cadè. Nei sei mesi di permanenza (si trattò di un rinforzo novembrino) l’attaccante bergamasco riuscì a soddisfare le attese di Rosati e della tifoseria. “Con il mister sono entrato subito in sintonia. Per un giovane alle prime armi, ha rappresentato un importante punto di riferimento e con i suoi insegnamenti e la sua guida ebbi modo di farmi valere”. Abbiamo raggiunto Mutti nello spogliatoio del Centro Coni di Livorno, dove le “Triglie” hanno ripreso la preparazione in vista della trasferta di Pescara. “Che dire poi - aggiunge Mutti – di una città con una qualità della vita straordinaria e una tifoseria fantastica”. Preferisce non fare cenno - ma lo faccio volentieri io - sull’attività di volontariato che questo ragazzo, con valori morali non comuni, svolgeva dopo l’allenamento pomeridiano recandosi presso il Collegio Aterno per assistere ragazzi con problemi fisici e psicologici. Per Giorgio Repetto, un compagno e un amico.”Tra le tante cose piacevoli che rammento di lui, anche un episodio divertente. Eravamo fuori, in libera uscita, e improvvisamente si ricordò di dover fare una telefonata. Alla cassa di un bar ritirò una manciata ragguardevole di gettoni e si precipitò verso l’apparecchio. Per quasi un’ora, mentre con santa pazienza aspettavo che terminasse il colloquio con la sua bella, solo il rumore dei gettoni che scendevano nell’apposito vano dell’impianto”. Rosati lo inserì subito in formazione al posto di Berardi e in coppia con Prunecchi, facendolo esordire a S. Benedetto del Tronto. Il suo curriculum stagionale ci ricorda che in quel campionato scese in campo in 33 occasioni con 8 reti realizzate. A onor del vero quelle attribuitegli dagli annuari sono sei. Colpa del giudice sportivo dell’epoca che assegnando al Pescara il 2-0 a tavolino nella trasferta di Avellino gli tolse le due reti realizzate nel corso dei 90’. Per la cronaca, chi scrive, coinvolto nei disordini post partita provocati dai tifosi locali con conseguente sassaiola, trovò rifugio in un ricovero di fortuna all’interno del terreno di gioco. Grazie ai suoi gol il Pescara s’impose, oltre che in Irpinia, anche su Novara, Varese, Vicenza, Ternana. Il rientro all’Inter e per Mutti l’inizio del peregrinare, da calciatore prima e, in seguito, da allenatore, per un totale di circa 1000 apparizioni Dopo Pescara, Catania, Brescia, Taranto, Atalanta, Mantova, arriva a Palazzolo sull’Oglio dove appese le scarpette al chiodo,  abbracciando la carriera di allenatore. Tra i cadetti incrocia Verona, Cosenza, Atalanta, Palermo, Messina, Modena, Salernitana, Padova, mentre nella massima serie è stato impegnato in 8 campionati alla guida di Piacenza, Napoli, Reggina, Messina (2), Atalanta, Bari, Palermo. Un totale di oltre 500 panchine. Tante le soddisfazioni che questo duplice ruolo gli hanno riservato. Promozioni con Brescia, Atalanta, Messina Mantova, Leffe. Come attaccante il suo più grande cruccio di non aver mai giocato nella massima serie. “Non potrò mai dimenticare, comunque,  il 3-0 rifilato al Milan, quando ero al Taranto, grazie ad una mia doppietta. Ancora da giocatore, la promozione in A con il Brescia nel 1979-80, al termine di una lunga rincorsa, e il duplice salto di categoria, dalla C1 alla A, con l’Atalanta. Da allenatore, infine, la promozione in A con il Messina, quando abbiamo battuto sia in Sicilia sia a “San Siro” il Milan, presenti oltre diecimila messinesi. Un vero "miracolo sportivo" come da più parti fu detto e scritto quello compiuto da Bortolo Mutti: dall'incubo della C alla A. Alla fine dello scorso novembre la telefonata di Spinelli. “Salvezza e valorizzazione dei giovani”. Niente di più. Per Mutti può essere ancora possibile.”Importante un’inversione di rotta, a partire da Pescara, Finora la malasorte,  oltre alle difficoltà incontrate, e stata al nostro fianco. Con la società stiamo anche verificando l’ipotesi di operare interventi al calcio mercato”. Come reagirà il presidente a un eventuale nuovo passo falso? A Pescara la squadra sarà blindata, impossibile avvicinarla. In quest’opera di tutela e salvaguardia, si avvarrà anche di due collaboratori che come lui hanno calcato il terreno dell’Adriatico, entrambi difensori, e con il biancazzurro sulla pelle. Il primo Mauro Di Cicco, da 15 anni suo “secondo” e nel Pescara dal 1984 al 1986; e un biancazzurro doc, per 8 stagioni,  come Jury Cannarsa, che già faceva parte dello staff di Panucci.

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