La nuova vita di Guglielmo Stendardo
Il giocatore si è raccontato in esclusiva a GazzaMercato
La nuova vita di Guglielmo Stendardo è già iniziata. L'addio al calcio (e al Pescara) è già di qualche mese, ma adesso una nuova carriera ha preso forma. Quale? Da avvocato. Specializzazione? Ovviamente il diritto sportivo. Ed il difensore, freschissimo ex biancazzurro, si è raccontato in esclusiva a GazzaMercato, uno dei portali del circuito Gazzetta dello Sport.
Vi riproponiamo un interessante estratto dell'intervista:
“Oggi presterò in cassazione a Roma l’impegno solenne e sarò avvocato a tutti gli effetti presso il Foro di Roma”.
“Fino a due mesi fa ero lavoratore subordinato, essendo tesserato per il Pescara, e non potevo prestare giuramento da avvocato. Adesso non essendo più vincolato alla Figc ho potuto realizzare questo mio sogno. E’ sempre stato un mio grande obiettivo e sono orgoglioso di averlo centrato”.
Lei rappresenta un po’ una mosca bianca nel mondo del calcio. Come si riesce a conciliare studi e professionismo ad alti livelli?
“Noi calciatori siamo lavoratori privilegiati, il tempo per studiare non manca. A volte il problema vero sono le motivazioni. Giochi in Serie A, guadagni bene, sei famoso e pensi che non ti serva altro. Devo dire grazie ai miei genitori: il loro esempio è stato fondamentale. Mamma medico e papà sociologo: mi hanno sempre incoraggiato a studiare e non volevo deluderli. Inoltre ho sempre ritenuto il calcio e la carriera da giocatore qualcosa a tempo determinato. Prima o poi finisce, perciò volevo crearmi un dopo. A 36 anni si è un po’ vecchi per il pallone, ma c’è tutta una vita davanti…”.
Ci sono stati momenti difficili nella sua carriera da studente?
“In certi periodi forse non credevo neppure io di raggiungere davvero questo traguardo. In alcune stagioni gli impegni era pressanti, ma non ho mai mollato gli studi di giurisprudenza. Momento più duro? Il dover ripetere l’esame da avvocato è stata una mazzata pesantissima. La seconda volta, come ricorderai, ci furono anche parecchie polemiche. Qualcuno (all’Atalanta ndr) non aveva capito bene l’importanza dell’esame (24 settembre 2014 non viene convocato per Atalanta-Inter di campionato in quanto impegnato negli orali per l’abilitazione alla professione forense, brillantemente conseguita ndr)”.
Da oggi la dobbiamo chiamare avvocato Stendardo. Che obiettivi si pone?
“Entro in un mondo nuovo. Punto a fare esperienza e devo ringraziare i colleghi Antonello Natale e Antonio Milite. I miei dominus, uno è un civilista e l’altro fa il penalista. Sto imparando tantissimo da loro. Come diceva Socrate ‘So di non sapere’, perciò studio, mi informo, esploro e cerco di conoscere la materia giorno per giorno”.
In cosa si specializzerà: civile o penale?
“In realtà punto al diritto sportivo. Vorrei restare, ancora non so bene in che vesti, legato al mondo del calcio. Ma non escludo nulla. Adesso sono avvocato a tutti gli effetti e non lascerò mai questa professione, al di là di possibili esperienze contestuali nel calcio. Magari come dirigente o collaboratore tecnico. Un uomo è fortunato quando fa quello che gli piace fare. Abbinare calcio e avvocatura sarebbe il massimo”.
Intanto la vediamo spesso sui campi e negli stadi.
“Sono stato a Vinovo settimana scorsa. Guardo tante partite e mi tengo aggiornato come normale che sia. Sto collaborando in tv come opinionista a Premium, mi diverte commentare le gare in queste vesti”.
Da avvocato ed ex calciatore che ricetta suggerisce per far tornare in auge il nostro movimento?
“Servono poche idee, ma buone. Abbiamo le leghe di Serie A e B paralizzate da interessi personali, un commissario tecnico della nazionale ad interim e la Figc commissariata. E’ il momento di cambiare le cose. Occorrono dirigenti che abbiano competenze, servono le Seconde Squadre, le accademie giovanili e un protocollo comune per tutti gli allenatori. Nutro piena fiducia nel commissario Giovanni Malagò: il commi
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