TUTTI CONQUISTATI DAL PESCARA DI MASSIMO ODDO
Sergio Di Sciascio, nella sua rubrica per PS24 "I like football", ci traccia la Oddo story. Buona lettura!
Siro, Allianz Arena, San Paolo, Olimpico, Bentegodi, Stadio Del Mare, fine della corsa, anzi no, Stadio Adriatico. Massimo Oddo ne ha girati tanti di stadi, calcato manti erbosi dei più prestigiosi, ma probabilmente non era nei suoi programmi che in giacca e cravatta il suo primo e trionfale esordio, mancato per un nonnulla, sarebbe stato nello stadio di casa sua. E invece sì, si è inventato un'impresa straordinaria, riesumando un Pescara dall’elettroencefalogramma piatto, e l’ha portato a disputare la finale play off.
LA STORIA DA CALCIATORE
Il 6 giugno 2012 ultimo atto di una carriera con gli scarpini cominciata con la Renato Curi Pescara. Osservato dal Milan e inserito nelle giovanili rossonere, dopo un lungo girovagare, la società di Via Turati cedette la comproprietà al Napoli. La tappa successiva lo porta al Verona che ne diventa unico proprietario con esordio in Serie il 30 settembre a Bari. Dalla società veneta alla Lazio dove resta per oltre quattro anni, e il 13 agosto fa il suo esordio in Champions League affrontando il Benfica. Prima però fa parte del gruppo azzurro che si aggiudica il mondiale a Berlino. Per lui una presenza nel quarto di finale con l'Ucraina, disputato ad Amburgo e vinto per 3-0. Nel gennaio del 2007 torna al Milan che - Ancelotti in panchina - si aggiudica per la settima e ultima volta il massimo trofeo intercontinentale per squadre di club. Oddo, giunto a novembre, è preferito a Cafù. Il successo ad Atene sul Liverpool funziona da imbeccata per il Bayern Monaco che lo porta in Germania. Una stagione ricca di soddisfazioni conclusa con il ritorno nel Milan, con il quale vince lo scudetto del 2011. Il 6 febbraio 2008 contro il Portogallo raggiunge quota trentaquattro presenze e conclude il suo percorso in azzurro.
L'ALLENATORE NELLE GIOVANILI
Nel 2013 inizia la nuova vita calcistica, anticipata dal Master di allenatori professionisti Prima Categoria-UEFA a Coverciano a dicembre 2012. Con gli Allievi del Genoa c'è l'esordio da allenatore, esperienza che dura un'annata calcistica. All'inizio di questa stagione, accetta l'incarico di allenatore della Primavera del Pescara, con la quale disputa un discreto campionato, ma soprattutto raggiunge i quarti di finale nel Torneo di Viareggio.
LA CHIAMATA IN PRIMA SQUADRA
Obiettivo puntato sul 16 maggio 2015, una sola giornata al termine del campionato di Serie B, il Pescara reduce da una clamorosa debacle a Varese con la squadra lombarda già retrocessa. Il presidente Sebastiani, più volte tentato durante l'anno del cambio in panchina tra Baroni e Oddo, prende coraggio e attua la mossa della disperazione. Si aprirà un mese fantastico. Il 22 maggio vince lo scontro diretto contro il Livorno scavalcando in classifica i labronici e l'Avellino, e portando il Pescara ai play-off. In seguito vince lo scontro preliminare dei play-off in gara secca a Perugia per 2-1 e la sfida di andata e ritorno di semifinale contro il Vicenza (1-0 all'Adriatico e 2-2 al Menti). La doppia finale non lo vede trionfare. Per quanto magnifica e forse irripetibile la prestazione di Oddo e dei suoi ragazzi, il beffardo esito della partita ha confermato che spesso e volentieri il Dio del calcio tenda purtroppo a girarsi dall’altra parte, E il popolo biancazzurro è stato costretto ad assistere ai festeggiamenti altrui. Perdere così, dopo essere stati ormai convinti di avercela in sostanza fatta, è stata una mazzata terribile, come vedere un altro alzare il Trofeo al cielo, e non Massimo Oddo che ha rivitalizzato in meno di un mese la squadra. Per molti giocatori la finale di Bologna ha rappresentato l’occasione di una vita, che quasi sicuramente non si ripresenterà più.
In circostanze analoghe si chiama in causa la malasorte, legni della porta (vero Melchiorri?), interventi miracolosi del portiere avversario, tiri per un nonnulla terminati fuori. La seppur mancata promozione del Pescara ha la firma indelebile di Massimo Oddo. Perché ha trasformato una squadra dal potenziale dichiarato ma solo in parte espresso. Ha agito in primis sulla testa dei calciatori, dando entusiasmo e sicurezza, esponenziando i valori dei singoli, utilizzando con più profondità la rosa. E poi l'ambiente: ha riavvicinato la città alla squadra: si è passati dalle sedute a porte chiuse di Baroni agli allenamenti al mare tra la gente di Oddo. Chapeau mister Oddo!
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