Pregi e difetti noti in un inizio molto promettente
L'inizio del torneo evidenzia un Pescara che non molla mai, ma che deve migliorare qualcosa
L'inizio è davvero promettente. Cinque punti in 3 partite, con una vittoria interna e due pareggi in trasferta, fanno nascere sotto una buona stella la nuova stagione del Pescara. Imbattuta, la squadra biancazzurra si appresta adesso a due consecutivi turni tra le mura amiche (qui info biglietti) che possono davvero svelare la reale dimensione di una squadra che nei primi 180' di campionato ha confermato pregi e difetti noti.
Iniziamo dai pregi: per dirla con le parole del vice presidente Bankowski, "Il Pescara ha un’anima, un gruppo e un tecnico preparato. Fondamentale per traguardi importanti".
La squadra sembra avere il carattere del suo allenatore, persona seria, dedita al lavoro e molto grintosa anche se non è ancora completamente una creatura ad ammagine e somiglianza del tecnico di Preganziol, che è abile a preparare le partite ed altrettanto bravo a cambiare in corsa. Il gruppo non molla mai, ha una tenuta fisica già più che discreta (prova ne sia il doppio recupero sul finale di gara con Cremonese e Brescia, quando gli avversari erano già sulle gambe) e una vis pugnandi che da tempo non si vedeva da queste parti. In una dozzina di gare dal suo insediamento, sommando la vecchia annata a quella nuova, Pillon ha potuto giore per 5 volte in rimonta, contro Palermo, Bari, Novara, Cremonese e Brescia: segno che è "entrato nella testa" dei suoi uomini.
Di certo, questo Pescara somiglia più a Pillon di quando il vecchio Delfino somigliasse a Zeman lo scorso anno. Sul mercato sono state seguite nei limiti del possibile le indicazioni dell'allenatore, che può disporre di più alternative in ogni ruolo, anche se non tutte di primissimo livello. Predica equilibrio il buon Pillon, ed ha ragione: serve equilibrio nei commenti (non bisogna esaltarsi troppo, va bene l'entusiasmo ma l'euforia può nuocere) e serve equilibrio in campo. Pillon vuole una squadra corta ed aggressiva, che tenga alta la linea difensiva il più possibile per provare a riconquistare palla alti e tenendo lontani gli avversari: impostazione corretta, ma per attuarla con efficacia servono gambe, polmoni e cervello. E servono compattezza, in senso pratico e come unità di intenti del gruppo, e soprattutto lo spirito di sacrificio degli interpreti dalla cintola in su, sia dei centrocmapisti, che per caratteristiche sono più avvezzi al fioretto che non alla sciabola, sia delle punte, con gli esterni chiamati a ripiegare con continuità ed il centravanti che deve dare una mano, tenendo palla per far salire la squadra e dar fastidio agli avversari ad inzio azione.
L'ultimo aspetto positivo da rimarcare è lo spirito che sembra albergare nel gruppo appena nato: l'abbraccio di Cocco, appena sostituito e con un rigore fallito sul groppone, a Monachello, suo concorrente per una maglia da titolare, sono la testimonianza più limpida e bella di un gruppo unito che pensa prima al bene collettivo che a quello del singolo.
Le note negative sono le consuete, già analizzate in passato: in particolare la circostanza che si va in gol con il contagocce (4 reti, delle quali 2 su rigore) e la tendenza a farsi imbucare (le reti incassate, 3 al momento, hanno alcuni punti di contatto preoccupanti). Per il primo aspetto, il Pescara gioca e costruisce ma si perde facilmente in fase di rifinitura e/o conclusione. Bisogna lavorarci, magari provando e trovando anche soluzioni tattiche diverse (su questo aspetto torneremo a breve con un articolo ad hoc). Il lvoro è necessario anche per il secondo aspetto, dove però si può notare, a far da contraltare ad alcune difficoltà, come nelle prime gare si sia di molto attenuata una lacuna storica del Delfino: la vulnerabilità costante dalle palle inattive.
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