Rubriche

Pescara: “Yes We Can”

28.09.2015 11:28
Parte oggi una nuova rubrica di PescaraSport24, "Calciologicamente". Un punto di vista diverso da quello consueto sulle vicende biancazzurre affidato al dott. Pietro Literio, Psicologo-Psicoterapeuta e Docente a Contratto presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio di Chieti-Pescara. Buona lettura!  La trepidazione e l’agitazione guardando giocare il Pescara (soprattutto a Vicenza) sono continue: sembra di essere in campo, anzi vien voglia di entrare in campo alzandosi dalla sedia, per dare una mano, per fare ciò che non riesce al giocatore di turno e correre prima sulla palla, recuperarla al posto del giocatore stesso, correggendo gli sbagli. Sembra proprio di vivere un continuo senso di precarietà, di apprensione e insicurezza vedendo giocare la squadra in campo: disimpegni in difesa spesso leggeri e approssimativi, alcuni passaggi e rinvii da calcio dilettantistico, insomma una “fatica” nell’uscire dall’area e costruire un gioco semplice e chiaro, portando palla e ripartendo dal fondo. Ma perché il Pescara sembra che, anche a Vicenza, si complichi la vita? Perché con il suo gioco a tratti macchinoso, complicato e in altri momenti impulsivo, poco ragionato, agitato, ci tiene così in ansia in tanti momenti? Perché sembra sbagliare così facilmente giocate che appaiono semplici? In psicologia e in clinica, il terapeuta vive attraverso il rapporto con l’altro ciò che prova dentro di se il paziente in quel momento: probabilmente accade la stessa cosa per il tifoso guardando il Pescara giocare, soprattutto quello visto a Vicenza: la squadra si sente insicura e gioca con insicurezza in vari momenti della partita e la trasmette a chi guarda. L’insicurezza del Pescara, e della sua difesa in particolare, è stata particolarmente evidente quando il Vicenza ha proposto da subito tanto pressing e velocità di gioco. Pressing e velocità dell’avversario hanno mandato in tilt la difesa e il gioco del Pescara (come accaduto in altre partite), che si spaventa. Infatti, che succede? Cosa si osserva in campo? I nostri difensori faticano a difendere e portare palla, ad assumersi la responsabilità di uscire dall’area palla al piede e andare avanti, di fare un dribbling, di saltare l’uomo: anzi non vedono l’ora di liberarsi di un pallone che sembra continuamente “scottare” nella nostra area. Non a caso il portiere Fiorillo a Vicenza, per gran parte della partita, ha proposto continui rinvii del pallone in avanti. Tutto questo con la presenza di Salamon accadeva raramente: Perché? Perché innanzitutto il nostro caro Pescara è come un bambino in crescita, o come un neopatentato giovane e timido a cui “dai in mano” la macchina nuova e costosa di papà (rappresentato dai tifosi) che ti mangerebbe se la rovinassi (la sconfitta o l’errore). All’insicurezza di base legata ad una squadra piuttosto nuova, giovane e in crescita, tuttavia, si aggiunge l’insicurezza prodotta di volta in volta dal gioco avversario, soprattutto se è aggressivo: il Pescara ha molto sofferto il pressing e la velocità proposti dal Vicenza in campo. E così il Pescara non riesce facilmente a costruire (o perde) ciò che in psicologia si chiama “autoefficacia”, ovvero la propria CONVINZIONE di esprimere un gioco e una prestazione vincenti, di fare la partita, di condurla, insomma di fare il cosiddetto gioco “propositivo”, tenace, determinato, coraggioso e con personalità. Perché è proprio la convinzione di riuscire a vincere che determina molto quest’ultimo. Invece il nostro Pescara di fronte al pressing, alla velocità, soffre, si intimidisce, non persevera, perde palla facilmente, fatica a difendersi, a costruire ed andare avanti lucidamente, minando così la sua fiducia in via di costruzione. In questo modo “sale sempre più in campo”, tra i giocatori, la famosa “paura di sbagliare”, di fare “brutta figura” con il proprio pubblico e con i propri tifosi, fino all’ansia di perdere la partita. Ma in un gruppo, soprattutto nuovo e in costruzione come il Pescara, come si costruisce (e rapidamente) la sicurezza, l’autoefficacia (individuale e di gruppo), la convinzione di farcela e di superare in campo l’avversario?Sicuramente come sostiene la teoria dell’autoefficacia (di Albert Bandura), attraverso l’esperienza diretta della vittoria (“vincere aiuta a vincere”), ma anche attraverso una guida (l’allenatore) competente tatticamente (che metta le persone giuste e pronte al posto giusto) e psicologicamente, ovvero che abbia una “comunicazione positiva”, come Oddo sembra fare (sottolineando il positivo dei giocatori e della squadra e allo stesso tempo mettendo in discussione le critiche “distruttive” che arrivano dall’ambiente). Tale strada della comunicazione positiva e dell’esperienza diretta della vittoria però richiede tempo nel costruire l’autoefficacia di gruppo, di squadra. E si sa il tifoso, compreso il sottoscritto, non ha molta pazienza di aspettare! Quindi qual è il possibile rimedio, la terapia più rapida per dare presto più sicurezza alla squadra? Ritengo che un modo rapido sia quello di trovare, soprattutto in difesa, un “leader in campo”, che trasmetta la sua sicurezza, autorevolezza e lucidità alla squadra, in particolare nei momenti difficili. Vi ricordare tutti Salamon? Perché ha lasciato il segno a Pescara? Perché aveva e dava sicurezza ed equilibrio alla squadra (e a tutto l’ambiente direi): era leader in campo, intercettava tanti palloni scomodi e “scottanti”, sbrogliava tante “matasse” o situazioni pericolose e calde in difesa, e ripartiva autorevolmente e lucidamente impostando il gioco sin da fondo campo, rassicurando e dando più coraggio così a compagni e tifosi. Attualmente manca tale leader in campo, in difesa soprattutto e siamo in attesa “dell’uomo forte”: sarà Campagnaro in grado di avere e dare più equilibrio, sicurezza e convinzione alla squadra, come molti si aspettano? Speriamo di sì come tifosi, ma l’ultima parola la dirà il campo già dal prossimo turno contro il Cagliari, se Campagnaro giocherà. E contro il Cagliari, la nuova capolista e “ammazza campionato”, c’è tanto bisogno di sicurezza, di convinzione, di autoefficacia, assieme ad un clima ed ambiente (tifoseria) positivi. Speriamo quindi che sia in arrivo il “salvatore” o più realisticamente il leader coraggioso, in attesa che questa squadra giovane, nuova e di talento cresca con tempi naturalmente più lunghi, anche sbagliando. Forza Pescara!

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