L’ATTEGGIAMENTO IN CAMPO
Rubrica Calciologicamente, a cura del Dott. Pietro Literio Psicologo/Psicoterapeuta e Docente Universitario a contratto
Torna la rubrica "Calciologicamente", realizzata per PS24 dal dott. Pietro Literio, Psicologo/Psicoterapeuta e Docente Universitario a Contratto che analizza le vicende del Delfino da un punto di vista del tutto peculiare. BUONA LETTURA !
Tre più zero fa tre, ma tre per zero fa… zero. Come dire che la tecnica, la tattica, la preparazione fisica hanno un rapporto moltiplicativo (e non addizionale) con la motivazione (aspetto mentale), meglio conosciuta con la famosa parola “atteggiamento”.
Quindi si può possedere una Ferrari ma se è senza benzina (la motivazione), o se essa è in forte riserva (non ottimizzata), la Ferrari non va o non rende al meglio delle sue possibilità.
Similmente, ciò avviene in un atleta o in una intera squadra di calcio.
La motivazione non solo deve esserci ma va tenuta costante e sostenuta (allenata) il più possibile nel tempo, ovvero “ottimizzata” (con il lavoro mentale). In tal modo, anche se abbiamo a disposizione una “Cinquecento”, con la sua ottimizzazione, riusciamo a farla rendere al meglio e al massimo delle sue prestazioni in ogni occasione, a differenza di una “Ferrari” incostante (in riserva) che alla lunga non arriva a destinazione.
L’Esempio calcistico è proprio il primo gol subito dal Pescara a Taranto. “Tra i due non litiganti” (Cancellotti e Sommariva) sulla palla che va verso il fondo, attraversando l’area di rigore del Pescara, “il terzo gode” (del Taranto) e fa fare gol (su una palla abbandonata a sé stessa). È un caso? No: è l’atteggiamento, la manifestazione in campo della motivazione non ottimizzata dei giocatori.
Per ottimizzare la motivazione, tuttavia, c’è bisogno del lavoro e della preparazione psicologica individuale e di gruppo. Quando la motivazione non è ottimizzata, l’atteggiamento in campo oscilla: è così che assistiamo a prestazioni altalenanti, discordanti o sorprendenti, come il 4 a 1 di Pescara Virtus Francavilla e poi al 3 a 0 subito dal Pescara a Taranto, addirittura con la squadra avversaria in 10 uomini.
Facciamo un altro esempio per capirci ancora meglio: da una parte abbiamo una squadra fortissima (ad es. il Paris Saint Germain) con un livello tecnico che vale 10 e dall’altra il Pescara che, in proporzione, può valere tecnicamente 6. Ora però il Real si impegna con una energia, uno sforzo in campo (la motivazione) che corrisponde a un livello 5, mentre il Pescara con uno sforzo/intensità che corrisponde a un livello 9. Chi fornirà alla fine probabilmente la prestazione migliore secondo il rapporto moltiplicativo suddetto tra tecnica e motivazione? Il Pescara (6x9=54) rispetto al Real (10x5=50), perché possiede una motivazione maggiore (nonostante l’inferiorità tecnica).
Ecco un’altra situazione ci aiuta a capire l’importanza di ottimizzare la motivazione sportiva: per fissare un chiodo ad un muro bisogna martellare con la giusta intensità/sforzo ed il giusto ritmo (ottimizzazione), altrimenti se si martella troppo delicatamente o lentamente il chiodo può non entrare o cadere, mentre se si martella troppo intensamente o velocemente può piegarsi o rovinare il muro e non fissarsi bene.
Tuttavia, per lavorare sulla motivazione sportiva, ottimizzandola con la preparazione mentale, occorre un ingrediente fondamentale, imprescindibile: una cultura della psicologia, anzi della psicologia dello sport (all’interno delle società sportive e degli ambienti calcistici), che riconosca pieno valore ed importanza all’aspetto mentale dell’atleta e della squadra, al pari dell’aspetto fisico, tecnico e tattico.
Solo così potremo assistere a prestazioni sempre più costanti e crescenti, garantendo una maggiore stabilità di prestazioni (e di risultati) nello sport e nel calcio. Buon lavoro mentale a tutti allora e diamo finalmente il benvenuto alla Psicologia!
Dott. Pietro Literio
Psicologo/Psicoterapeuta e Docente Universitario a contratto
FOTO MUCCIANTE
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