L'ex Bucchi:" Si vede la mano di Baldini. Sul Pescara...."
Le dichiarazioni dell'ex attaccante e tecnico biancazzurro rilasciate a TMW Radio
A CURA DI MATTEO SBORGIA
Christian Bucchi è stato un grande attaccante che a gennaio 2011 è arrivato in prestito via Napoli al Pescara. Poco fortunata la sua breve parentesi biancazzurra:11 presenze e una rete il suo bottino collezionato dal centravanti in riva all'Adriatico dal centravanti nato a Roma. A fine stagione Bucchi si ritira dal calcio giocato e inizia la carriera da allenatore proprio grazie al Delfino che gli affida la panchina della Primavera. Il 5 marzo 2013, in seguito all'esonero di Cristiano Bergodi(che a sua volta era subentrato al dimissionario Stroppa) ,viene promosso ad allenatore della prima squadra del Pescara il suo staff è composto da Bruno Nobili come vice-allenatore (in possesso del patentino di prima categoria), Mirko Savini ed Ermanno Ciotti in qualità di collaboratori e Massimo Marini come preparatore dei portieri. Esordisce sulla panchina del Pescara cinque giorni dopo, nella sconfitta esterna per 2-1 contro l'Atlanta. Raccoglie appena un punto nelle 11 partite disputate (in occasione dell'1-1 in trasferta contro la Roma con la squadra che si classifica ultima con 22 punti e retrocede in B dopo una sola stagione di A. Attualmente senza squadra dopo l'ultima esperienza sulla panchina dell'Ascoli, Bucchi ha parlato di Baldini e del Pescara, intervenendo nel corso della trasmissione radiofonica “A Tutta C” su TMW Radio. Ecco le sue parole.
“Devo dire la verità: non me l’aspettavo così gagliarda dall’inizio. Io pensavo, infatti, che trovasse qualche difficoltà in più. È una squadra che è stata rivoluzionata e molto giovane. Va detto, però, che conosco benissimo sia il presidente che il DS e hanno progetti ambiziosi. Per me è stata molto importante la mano di Baldini che sta trascinando tutto l’ambiente. Lui ha questo carattere da visionario che se riesci a seguire veramente ti porta tanto avanti. E' una persona molto leale che non si nasconde dietro a un dito. Ha riconosciuto a Zeman la grande cultura che aveva passato al gruppo. Ha ringraziato, insomma, il maestro per quello che gli è stato lasciato in dote”
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