
Da Dottor Jekyll a Mister Hyde, solo andata per il Delfino...
Il punto in casa Delfino
L'ennesima delusione è stata sottolineata dai fischi copiosi del pubblico a fine partita. L'invito esplicito della Curva Nord alla squadra a tirare fuori gli attributi è stato l'epilogo di un nuovo turno interno da dimenticare per un Pescara che ha ricevuto l'unica buona notizia di giornata da Pesaro, dove una Vis ridotta in 10 uomini, ma gagliarda e battagliera, è caduta in casa per mano della capolista Entella solo su calcio di rigore, lasciando così il quarto posto solitario alla banda Baldini. Magra consolazione, non c'è dubbio, ma di questi tempi in riva all'Adriatico ci si deve accontentare di poco. Anzi, di pochissimo come quanto visto nella partita contro la derelitta Spal, che si presentava al cospetto del Delfino reduce da 5 sconfitte consecutive, da 7 punti totalizzati nelle ultime 12 partite e con più record negativi tra le mani (il primato di peggior difesa del girone insieme al Legnago, ad esempio, e un tecnico senza punti in 3 partite dal suo arrivo, cosa mai accaduta negli ultimi 25 anni del club estense). Eppure è stata proprio la squadra ospite alla fine ad andare più vicina al successo, avendo creato più presupposti dei padroni di casa per prendersi l'intero bottino (le occasioni di Zammarini e Rao, il gol annullato a D'Orazio e il capolavoro di Plizzari sulla scatenata ala ferrarese). E pensare che il Pescara, pur facendo poco, era riuscito a passare anche in vantaggio, grazie all'unico attaccante in grado nel girone di ritorno di timbrare il cartellino tra tutti quelli a disposizione del tecnico. Poteva e doveva essere la mazzata definitiva a livello psicologico per un avversario in crisi, si è invece rivelato un fuoco di paglia per il Pescara: tanto possesso palla ma pericolosità ridotta a zero. O quasi. Manovra piatta, monocorde e sin troppo scolastica, sbocchi sugli esterni sempre improduttivi e lanci lunghi, una volta entrato il centravanti di fisico e ruolo (Alberti), sempre preda dei difensori. L'aggiustamento tattico proposto dall'altro Baldini, Francesco, ad inizio ripresa (da 3-4-3, con esterni in mediana e d'attacco a scalare all'indietro in fase di non possesso, al 4-2-3-1) da solo non basta a spiegare un secondo tempo pescarese del tutto da cestinare. E adesso sono 7 le partite all'Adriatico senza vittoria: dal 21 novembre, giorno del successo con il Milan Futuro, sono arrivati 4 pareggi e 3 sconfitte, con soli 3 gol segnati. E, allargando il discorso, nelle ultime 18 partite sono arrivati 22 punti, mentre di 29 era stato il tesoretto portato a casa nelle prime 11 gare dell'anno. Appare evidente che la prima versione del Delfino, che aveva raccolto più di quanto meritasse in realtà ma che era sorretto da una grande organizzazione e da una brillante condizione fisica, era troppo bella per essere vera, come troppo brutto, e probabilmente non veritiero anche perchè castigato da episodi e sviste arbitrali, è oggi il volto della squadra. Nel post partita mister Silvio Baldini ha tradito per la prima volta un po' di nervosismo ed ha tirato in ballo Giovanni Galeone, Zdenek Zeman e i calciatori che i due maghi della panchina avevano a disposizione per far capire a tutti le lacune strutturali della squadra. Che ci sono e sono evidenti, non corrette a gennaio ma che erano presenti anche nel momento d'oro, quando il Pescara andava a vele spiegate ed era saldamente primo in classifica e con un buon margine sulle inseguitrici. Il prossimo impegno sarà venerdì, abbastanza presto. Ancora in casa e contro un avversario abbordabile (la Lucchese). E tornare subito in campo è probabilmente un bene.
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