Prima squadra

La particolare storia di Rolando Mandragora

14.08.2015 09:11

La storia di Rolando Mandragora, il nuovo gioiellino biancazzurro, è tutta da raccontare. Da Scampia al Pescara, passando per il Genoa, Pogba e 20 provini inutili e con Oddo e Donatelli come angeli custodi e sponsor della nuova avventura. Partito da Scampia, uno dei quartieri più difficili di Napoli, con una valigia di sogni, è arrivato nel calcio che conta con un esordio da brividi e dopo un percorso irto di ostacoli e delusioni. INFANZIA. Il calcio in casa Mandragora è un affare di famiglia, ma per lui non ci sono stati favoritismi. Papà Giustino gestisce l’accademia intitolata ai fratelli Cannavaro, zio Bruno, invece, è un volto noto del calcio campano per i suoi trascorsi sulle panchine di Neapolis e Sangiuseppese, ad esempio. Il piccolo Rolando, però, ha dovuto cercare fortuna altrove. A 14 anni prova con tante squadre: Atalanta, Palermo, Chievo, Juve, la Roma addirittura cinque volte, tre a Trigoria e due a Napoli. Una sorta di Giro d’Italia senza esito, sembrava non lo volesse nessuno. «Bravo, ma troppo gracile», motivavano all’epoca la scelta le varie società anche se a vederlo ora non si direbbe affatto. Poi, all’improvviso, la svolta. GENOA E POGBA. Il responsabile del settore giovanile del Genoa, Michele Sbravati, e l’ex d.s. delle giovanili rossoblù, l’abruzzese Mario Donatelli, decidono di puntare su di lui. E da quel giorno cambia tutto. Parte dai Giovanissimi nazionali, allenati dall’attuale vice di Oddo, Marcello Donatelli (nipote di Mario), e sbarca in prima squadra bruciando le tappe. L’esordio in Serie A arriva che non ha nemmeno diciotto anni. 29 ottobre 2014: Gian Piero Gasperini, un ex biancazzurro (altro segno del destino), manda in campo uno sconosciuto diciassettenne, proprio lui, contro la Juventus Campione d’Italia. Il Genoa infligge alla Juve la prima sconfitta della gestione Allegri, il ragazzino annulla Paul Pogba, alias “Mister 100 milioni”, e viene eletto migliore in campo.  Mandragora, quello che nessuno voleva, diventa il nuovo Golden Boy del calcio italiano. «Devo moltissimo a Marcello Donatelli, che mi ha allenato nei Giovanissimi, e a Fabio Liverani, che mi ha promosso sotto età negli Allievi Nazionali e poi mi ha portato in prima squadra a 16 anni», raccontava all’epoca Rolando, ormai salito alla ribalta delle cronache sportive nazionali. Qualche problema fisico lo ha fermato nel momento topico della stagione, ma a fine anno sono comunque 5 le presenze collezionate nella massima serie. PESCARA. Il Genoa decide di mandarlo a crescere in provincia e al procuratore Vincenzo Pisacane fioccano le richieste. Ma Mandragora non ha dubbi. Vuole Pescara, dove c’è l’antico estimatore Donatelli e dove c’è Oddo, che pure ha conosciuto ed apprezzato nell’esperienza genoana quando, appena appesi gli scarpini al chiodo, l’attuale allenatore del Pescara ha iniziato la sua nuova vita da trainer nel settore giovanile. Riparte dunque da Pescara la scalata di Mandragora al calcio che conta e nasce sotto una luce azzurra: il c.t. dell’Under 21 Luigi Di Biagio lo ha già convocato per l’amichevole in Ungheria del 12 agosto dove ha giocato da titolare, come l'altro nuovo biancazzurro Verre. Oddo lo vede play, ma ne apprezza la duttilità e intende lanciarlo, anche se inizialmente con parsimonia. Ma il futuro è di Rolando Mandragora. Mandragora

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