I numeri della crisi
Pescara dove sei? Dove è finita la bella squadra che entusiasmava e vinceva? Dove è finita la banda spensierata che dettava legge in B regalando il miglior calcio della serie cadetta? Sette vittorie consecutive non potevano essere state casuali, come purtroppo non è casuale la crisi certificata dalle successive 8 gare con appena tre punti conquistati sui 24 disponibili (con 20 gol sul groppone), frutto di tre pareggi.
Quattro sconfitte consecutive figlie di disattenzioni, erroracci da matita rossa e di letture da censura sulle palle inattive: il Pescara è in caduta libera. Generosità e voglia di invertire la rotta non latitano e sembrano i punti dai quali ripartire, ma non possono bastare. "Mancano cattiveria, attenzione e concentrazione", la diagnosi di mister Oddo. Vero, ma inspiegabile. Eppure, al netto della presenza di Campagnaro, la squadra è composta dagli stessi uomini del filotto d'oro. Può l'assenza un solo uomo determinare una involuzione così grave? Vero è che in molte delle 8 partite le assenze erano numerose e pesanti, non riguardavano solo El Toro, ma in tutte le gare la costante è stata la mancanza dell'argentino. "E' importante, ma il quarto gol di Crotone lo avremmo preso con Hugo in campo, oppure anche con il Padre Eterno", le parole di Oddo dallo Scida.
Il problema non è solo la difesa, ma di fase difensiva: le lacune sono a livello di organizzazione complessiva. "E' un problema di testa, non di tecnica o di tattica", l'Oddo pensiero. La squadra ha perso la sicurezza che la faceva giocare spensierata e la faceva incantare: perchè?
In questo periodo Oddo sembra non aver più il polso della situazione. Non è stato in grado di incidere sulla "testa" dei suoi giocatori ed anche sul campo. Al di là degli svarioni dei singoli, infatti, gli errori da palla inattiva sono stati reiterati e per tale motivo sono ancora più gravi.
Il risultato? Alla trentaduesima giornata il Pescara è con un piede fuori dai playoff. Nulla di irreparabile, il Delfino può e deve riprendere la corsa e può ancora aspirare anche al terzo posto, nonostante il calendario non aiuti. Basta una vittoria per rilanciarsi, tre punti per far riaprire "Oddolandia". Per ora, al di là dei giudizi e delle facili opinioni sul come si debba uscire dalla crisi, ci limitiamo a snocciolare i numeri impietosi.
Dal giorno di Pescara - Bari, quello dell'ultima vittoria in campionato (30 gennaio) sembra passata un'eternità. Il Pescara era terzo con 46 punti, celebrava le 7 vittorie consecutive e la nomea di "Piccolo Barcellona della B", si era portato a -6 dal secondo posto e puntava a prendere il tandem di testa o a staccare la quarta dei 10 punti necessari per salire di categoria senza l'appendice degli spareggi. Con 25 gol subiti aveva la sesta difesa del campionato e si respirava ottimismo.
Otto gare dopo, il quadro è nero. Il Pescara è ai margini della zona playoff dopo non aver più vinto. Tre pareggi e 5 sconfitte, quattro delle quali consecutive, secondo posto che dista 16 lunghezze (persi 10 punti in un periodo dove anche il tandem di testa ha rallentato!) incassando venti reti (media di 2,5 a partita), molte delle quali da palla inattiva. Con 45 gol al passivo ha ora la quarta peggior difesa della B, la differenza reti parla di +5 perchè comunque l'attacco (50 marcature) resta il terzo migliore della serie dopo Cagliari e Crotone.
Per inciso: alla trentaduesima giornata, il Pescara di Baroni era 7° in classifica con 47 punti, quello di Oddo è 9° in graduatoria con 49 punti. Due punti in più ma due posizioni in meno.
"Ha da passà 'a nuttata", dicono a Napoli. Per ora le luci dell'alba sembrano ancora lontanissime. E' la settimana di Pasqua, nel Sabato Santo i biancazzurri saranno di scena a Terni. Ci sarà resurrezione?
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