Rubriche

COSTRUIRE LA VITTORIA

02.11.2016 09:27
Riecco la fortunatissima rubrica di PescaraSport24 “CALCIOLOGICAMENTE”, curata dal dott. Pietro Literio. Le vicende del Delfino raccontate da un punto di vista del tutto peculiare e molto interessante. Buona lettura! Al “Diavolo” la vittoria (e i tre punti), tanto abbiamo la garanzia del gioco e la mentalità vincente che condurranno alla vittoria finale. Si perché a S. Siro sembrava si dovesse “celebrare” la definitiva caduta di un Pescara morente, agonizzante (dopo 2 sconfitte consecutive, senza mai vincere), ed invece è risorto (almeno nel gioco). Insomma, un Delfino con più di sette vite (come i gatti), anche se i dubbi continuano a tormentare i tifosi: Pescara masochista o coraggioso? Ingenuo o più inesperto? Autolesionista o semplicemente spensierato? Una cosa è certa: la mancanza di alternative, derivante dal mercato estivo e dagli infortuni ripetuti (di Baebeck, Manaj, Gyomber, Verre), ha lasciato finora il segno e condizionato le prime 11 partite, con Oddo costretto a fare di necessità virtù. Nonostante questi limiti più “strutturali” e la terza sconfitta di fila (immeritata) a Milano (per dubbi sul gol annullato a Benali e impercettibile deviazione della barriera su punizione-gol di Bonaventura), la “missione” per i biancazzurri “è stata quasi compiuta”: tornare a giocare con spensieratezza e coraggio (come aveva “ordinato” il preoccupato comandante Oddo), nel momento forse più difficile e delicato. Si perchè l’autostima poteva essere “a pezzi” (dopo 6 sconfitte, tra cui l’ultima incolore con l’Atalanta) e la paura (di continuare a sbagliare) in agguato, assieme all’involontaria tendenza suicidaria a “farci gol da soli”, tutti “rei” di innalzare a dismisura la cosiddetta ansia da prestazione della squadra. Ma la paura non ha vinto: anzi la “scossa” (non di terremoto questa volta) c’è stata a San Siro, dopo la brutta e insipida ultima sconfitta in casa, che è sembrata più un “passo falso” derivante sia dall’insolito assetto tattico che dalla stanchezza (fisica e mentale) accusata da molti giocatori, costretti da tempo a “fare gli straordinari” per la mancanza di alternative. Non a caso l’Atalanta, statisticamente, aveva dominato la penultima gara in quasi tutti i fondamentali: nei tiri totali 8 a 1, nei tiri in porta 4 a 0, nelle occasioni da gol 3 a 0, nei corner 8 a 2 e nei palloni recuperati 24 a 20. Prima ancora, a Udine, il Delfino pur “seminando di più” (possesso palla vinto per 55% a 45%), pur tirando di più verso la porta avversaria (12 a 10) e creando più occasioni da gol (8 a 6) non aveva comunque raccolto, perdendo malamente. I principali “peccati veniali” (ma non ancora mortali) del Pescara sono rappresentati purtroppo dagli errori tecnico-tattici individuali o di reparto (quelli che portano a “farci i gol da soli”, a perdere più palloni in campo e, talvolta, a recuperarne meno degli avversari), dai limiti strutturali (mancanza di alternative, soprattutto in attacco, anche per i ripetuti infortuni) e dai vari problemi fisici come i ritardi di condizione (vedi Pepe). Ecco qualche esempio di tali “peccati”: il passaggio sbagliato di Mitrita all’avversario rossonero (e il successivo fallo da cui è nato il gol). Oppure il secondo gol dell’Udinese (di Thereau), subito in superiorità numerica (5 biancazzurri contro 4 dell’Udinese), così come il successivo terzo gol (su rigore), nato anch’esso da una nostra superiorità numerica in area di difesa (3 contro 2), con fallo da rigore finale di Crescenzi. Inoltre, si registra spesso la maggior fatica del Delfino, rispetto agli avversari, nel recuperare i palloni e, allo stesso tempo, la maggiore facilità nel perderli: ad esempio, contro il Milan, le statistiche raccontano di 35 palloni persi dal Delfino (contro i 28 dei rossoneri) e di 19 palloni recuperati contro i 23 del Milan. Tuttavia, a Milano (e non solo) il Delfino, nonostante i persistenti peccati veniali e i propri limiti strutturali, come nel film di Rocky Balboa ha dimostrato di rialzarsi, di essere vivo, di non mollare, oltre a proporre un’ottima coesione di gruppo e personalità (facendo prevalere il coraggio invece della paura). Non solo: si è avuta la conferma che la squadra segue pienamente l’allenatore, capace di regolarne e salvaguardarne l’autostima, nonostante gli insuccessi ripetuti, in un rapporto di reciproca e cieca fiducia. Non a caso la parola convinzione è quella più utilizzata continuamente da Oddo. Memushaj incarna e simbolizza poi pienamente questa filosofia e personalità della squadra e del Mister: un mix di tenacia, grinta, coraggio e voglia di combattere senza mollare mai, fino alla fine (la cosiddetta “autoefficacia resiliente”). Perché tutto questo trasmette e “predica” da circa due anni l’allenatore: la piena convinzione (di farcela), che tradotto significa “mentalità vincente”, ingrediente fondamentale (anche se non sufficiente) per un gioco vincente. Pertanto, se la fortuna inizierà ad assisterci (vedi traverse prese e rigori finora sbagliati) e se “due più due fa quattro”, questo Pescara con il pieno rientro di alcuni titolari (Verre, Gyomber, Baebeck e Manaj che in due hanno segnato 3 gol e mezzo degli 8 totali) non può che crescere, far bene e meglio, in attesa della “Befana”, ovvero dei sicuri rinforzi in arrivo con il prossimo mercato di gennaio. Inoltre, se la società biancazzurra è disposta a ben investire economicamente il “figliol prodigo Lapadula” potrebbe tornare, come dimostrano le dichiarazioni di Montella post Milan-Pescara: “se a Pescara lo vogliono gratis a gennaio in prestito si sbagliano. L’abbiamo pagato molto e vale molto.” E se non sarà lui, altri di valore potranno arrivare. Nell’attesa è importante andare avanti senza alibi, valorizzando il materiale umano e professionale già a disposizione, con forte senso di realtà, responsabilità e fiducia, caratteristiche fondamentali di un allenatore vincente. Infatti, come afferma la psicologia transazionale: “il vincente trova una risposta ad ogni problema, mentre il perdente trova un problema ad ogni risposta”. E’ importante quindi scegliere quale mentalità portare avanti per costruire la vittoria tanto attesa, visto che ci sarà da soffrire in serie A, in attesa dei rinforzi. Oddo e la squadra hanno già scelto e anche l’ambiente può definitivamente farlo. Si perché soprattutto ora, contro l’Empoli (diretta concorrente), la fiducia incondizionata e la spensieratezza sono un potente antidoto contro l’ansia e l’ossessione della prima vittoria, così da trasformare psicologicamente l’obbligo di vincere in “VOGLIAMO vincere” (perché possiamo e siamo capaci). Forza Pescara!

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