Rubriche

“L’Unione e la Qualità fanno la Forza”

26.11.2015 11:37
Nuovo appuntamento con la rubrica di PescaraSport24, “Calciologicamente”. Un punto di vista diverso da quello consueto sulle vicende biancazzurre affidato al dott. Pietro Literio, che anche in questo numero dello spazio da lui curato analizza il momento del Delfino del tutto peculiare. Buona lettura! Pescara che soffre e fa soffrire, ma alla fine gioire. Pescara che spreca, che si esalta, all’attacco e poi in affanno e che si fa inseguire dall’avversario (l’Avellino) ma non molla,soffre, attacca, rilancia il suo gioco propositivo in avanti e vince meritatamente. Insomma un Pescara che “tiene duro” e che sta passando dall’organizzazione di gioco vincente alla “mentalità vincente” (consapevolezza dei propri mezzi e fiducia sempre più in essi). Ma riesaminiamo il percorso delle ultime due gare. A Como è stata una partita molto intensa agonisticamente, più sul piano fisico e con la squadra di casa aggressiva, veloce e ben organizzata (meno in difesa però). Campagnaro ha restituito, sin dal suo rientro, sicurezza in difesa: quando c’è lui il Pescara non perde e non prende gol, se non pochi.   Infatti,“svetta” nella classifica dei giocatori del Delfino relativa ai palloni recuperati e ai passaggi riusciti (rispettivamente 22,7% e 72,4%). Ma il contributo di Campagnaro va al di là della prestazione: la presenza di un “campione” in una squadra contribuisce ad elevarne il valore (anche dei singoli) attraverso l’esempio. Potremmo chiamarlo “effetto Campagnaro”, o in termini più tecnici “Modellamento” o “apprendimento per imitazione” da un modello autorevole e sicuro di sé.   A centrocampo si avverte (quando non ci sono stati)la mancanza di Mandragora e Verre, ai primi posti (insieme a Benali e Torreira) per quanto riguarda i passaggi riusciti. In particolare, il giovane Mandragora “primeggia” riguardo ai palloni recuperati (secondo solo a Campagnaro e Bruno). Benali conferma nelle ultime gare la sua crescita eil suo valore tattico come trequartista, con una percentuale altissima (69,9%) di passaggi riusciti (che portano anche al gol). Le ultime due partite (Como e Avellino) ci dicono, inoltre, che il Pescara sta diventando sempre più capace di soffrire e di concretizzare le occasioni costruite. Ma soprattutto ci dicono che le gerarchie in campo sono in “via di definizione”: i numeri (e non solo)confermano che non si più prescindere da giocatori come Benali, Lapadula, Caprari, Campagnaro, Mandragora, Verree dal nostro capitano Memushaj. I risultati e il gioco ci dicono anche che la coesione di gruppo è in crescita: diversi giocatori si sacrificano in fase di non possesso dando una mano in difesa, facendo su e giù per il campo (Caprari su tutti), in funzione dell’obiettivo comune di proporsi e vincere. Insomma, le ultime due vittorie sono molto frutto dell’organizzazione tattica e del “GRUPPO”, sempre più coeso e in cui prevale l’idea“uno per tutti e tutti per uno”. Tecnicamente, ciò si chiama “coesione di gruppo basata sull’orientamento al compito”: quello di giocare sempre, bene e vincere. Si può ragionevolmente sostenere, infatti, che il Delfino stia passando dalla “fase di costruzione” (in cui l’obiettivo è più quello di conoscersi e integrarsi per formare lo “spirito di squadra”) alla “fase di prestazione”, dove prevalere un’integrazione del gruppo basata appunto sull’orientamento al compito, che consente ai giocatori d’impegnarsi verso obiettivi sportivi comuni (quali giocare bene divertendosi e vincere per raggiungere più successi possibili). A tale riguardo, le ultime due vittorie del Delfino contribuiscono fortemente a favorire la coesione del gruppo verso un obiettivo comune (giocare bene e vincere), ma soprattutto favoriscono e incrementano la “convinzione di farcela e di essere capaci di giocare bene e vincere”: la cosiddetta “autoefficacia” individuale e collettiva (di squadra).A sua volta, la crescita nelle proprie convinzioni di essere capaci di raggiungere il successo, favorisce ulteriormente la prestazione sportiva vincente, in un “circolo virtuoso”.   Ancor più importante è che l’autoefficacia collettivadetermina laRESILIENZA”o capacità di ripresa, di recupero, dopo una sconfitta o una fase negativa della gara o durante la gara.   I giocatori della squadraresiliente credono fermamente di avere tutto ciò che serve per riuscire, e non si danno mai per vinti. Non crollano e non vanno nel panico quando passano in svantaggio, ma spesso tirano fuori tutto l’impegno e la determinazione di cui sono capaci e nelle ultime fasi della partita rimontano.”   Sembra proprio che il nostro Pescara stia andando in questa direzione.   L’allenatore in questa fase di crescita della “mentalità vincente”è importante che faccia attenzione (come già dimostra con le sue dichiarazioni) alle frustrazioni individuali dei giocatori, a chi “si trova indietro, in ritardo di condizione”, a chi non riesce ad essere o a sentirsi “protagonista” e sufficientemente “in gruppo” rispetto al compito/obiettivo comune (di giocare bene, divertendosi e vincendo).   Le insoddisfazioni individuali possono infatti comportare lo sviluppo di differenziazioni all’interno delgruppo stesso (ad esempio, tramite il costituirsi di ristretti sottogruppi uniti da specifici interessi eobiettivi, specie se non coincidenti con quelli della squadra, o la carenza disincronizzazione tra le operazioni dei diversi reparti) e risultare dannoso per leprestazioni della squadra.   E’ importante che il nostro Mister continui a coinvolgere il più possibile i giocatori attualmente meno “protagonisti”, senza colpevolizzarli o svalutarli, anzi continuando a valorizzarli all’interno del progetto comune (come da tempo Oddo sta giustamente facendo), consentendo di soddisfare i loro bisogni individuali di affermazione all’interno del progetto di gruppo e degli obiettivi comuni. Dando loro attenzione, facendoli sentire sempre parte del “progetto comune” ed importanti per il loro contributo (dentro e fuori dal campo,in attesa del loro momento “giusto”), gli si rende più “attraente” la partecipazione alle attività del gruppo, agli obiettivi comuni, continuando a costruire e mantenere così l’integrazione (coesione) del gruppo stesso. Ricordo, a tale riguardo, che la partecipazione alle esperienze di squadra (ovvero condividere successi e fallimenti), è stato riconosciuto come un fattore capace di portare i membri della squadra verso un sentimento di unità. Se si combinerannoinsieme gli “ingredienti giusti”,ovverola “messa a punto”della “mentalità vincente”, l’integrazione e il coinvolgimento di tutti al progetto e agli obiettivi comuni del gruppo, con l’attenzione ulteriore all’ultimo quarto d’ora di gioco(dove vengono realizzatiil 35% di tutti i gol finora subiti dal Delfino) e alla gestione delle forze fisiche in campo (dato il gioco propositivo dispendioso per i giocatori),forse a quel punto il nostro Pescara potrà decollare verso la vetta, considerato il suo talento riconosciuto da molti. A Cesena l’ardua prima sentenza! Forza Pescara

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