La vittoria è soltanto l'inizio
Il futuro è tutto dei ragazzi di Zauri
A CURA DI DANIELE BERARDI
"È banale dirlo, ma questa è davvero la vittoria di tutto il gruppo. È facile dirlo quando si vince, ma noi ci credevamo anche quando le cose andavano male". Nelle parole di Luciano Zauri sono racchiusi mesi di sacrifici indescrivibili. I suoi ragazzi hanno portato a compimento un lavoro cominciato in estate e culminato nel migliore dei modi. La squadra era obiettivamente partita in sordina, perdendo all'esordio proprio contro la Lazio: una rete di Borrelli aveva illuso i biancazzurri, rimontati dai capitolini nei secondi quarantacinque minuti. Che Borrelli si sarebbe laureato capocannoniere (con 18 marcature stagionali) e che quel Pescara, uscito malconcio dalla trasferta laziale, si sarebbe messo tutti alle spalle, nessuno avrebbe avuto il coraggio di pronosticarlo. E invece, il sogno ha assunto fattezze concrete. Il lavoro, il sudore, la grinta, le lacrime, le ferite, le urla. Tutto condensato nei novanta minuti di Foggia, in cui il Pescara ha gestito alla grande la corrente emotiva dell'appuntamento. Concentrata, consapevole dei propri mezzi e tronfia di serenità. La macchina biancazzurra, ben oliata nei suoi ingranaggi da Zauri ed Esposito, ha archiviato la pratica pugliese senza troppi patemi d'animo. Nove vittorie consecutive nel girone di ritorno ed una sola sconfitta: un carro armato da combattimento che ha gonfiato le proprie dimensioni partita dopo partita, incutendo timore al malcapitato avversario di turno.
Ma facendo un passo indietro, quando l'inverno correva e il Pescara viaggiava spedito sui binari dellla rivincita, la seconda sconfitta in altrettante partite contro gli acerrimi rivali della Lazio profumava di capolinea. I ragazzi di Zauri avevano preparato alla grande la sfida, imbrigliando i capitolini e sfiorando più volte la via della rete. Ma la super giocata di Capanni (talento laziale scuola Flamengo) ha tagliato le gambe ai delfini, spedendoli all'inferno per una notte. Il 27 gennaio scorso la vetta era distante 7 lunghezze. Il 21 aprile il Pescara ha messo da parte delusione e scoramento, dopo aver recuperato dieci punti ai biancocelesti. Alzando al cielo, stavolta, solo lacrime di gioia.
Ci sono istanti, nell'arco di una stagione, capaci di segnare il cammino in maniera indelebile. La sfida con la Lazio era un bivio-trappola, ma da quel momento in poi i biancazzurri hanno marciato a ritmo battente perché "ci credevamo fin dall'inizio, anche nei momenti difficili. Siamo un gruppo compatto che ha trovato la forza per andare oltre le difficoltà. Io, personalmente, sapevo che saremo arrivati fino in fondo". Le parole del portiere biancazzurro, Roberto Scuccimarra, sintetizzano l'essenza di ciò che questi ragazzi hanno costruito in nove mesi di lavoro. Lui, uno dei sette "senatori" di questa squadra assieme a Zugaro, D'Angelo, Paolilli, Palmucci, Martella e Pavone, che nonostante il brutto infortunio patito ha continuato a sostenere i compagni lasciando il posto al giovanissimo e promettente Sorrentino (classe 2002). A Foggia, mister Zauri gli ha concesso una meritatissima passerella nei minuti finali, ma nelle parole (e nell'esperienza) di questo ragazzo è possibile condensare le storie di vita di tutto il gruppo Primavera. Il lieto fine della nostra storia è la convocazione di Camilleri, Marafini, Borrelli e Pavone in prima squadra per la trasferta di Carpi a Pasquetta. Un segnale chiaro e indelebile: il nuovo avanza, lasciatelo passare. La vittoria è soltanto un punto di partenza.
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