Editoriale

Nel Limbo, dove vige la Legge del Contrappasso

18.04.2014 11:44

E ci ritrova sull’orlo dell'abisso infernale, in prossimità del primo cerchio, dove non si riesce a scorgere nulla, solo una valle oscura, profonda e nebbiosa da dove si odono giungere lamenti e sospiri. Questo è il luogo dell'eterna assenza di beatitudine, del "duol sanza martìri" delle anime (sospiri di sofferenza, senza pene materiali): il “Limbo”, luogo nel quale nella Divina Commedia dimorano coloro che non subiscono alcuna pena, ma son sospesi e vivono nell'inappagabile desiderio di veder Dio.  Nel linguaggio comune l'espressione "Limbo" è usata in senso figurato per indicare uno stato o una condizione non ben definita, di incertezza.

Il Delfino è proprio nel Limbo. Perso nei meandri dei suoi limiti e delle sue paure, sospeso a metà tra ciò che poteva essere e non è stato e ciò che potrebbe ancora essere e forse non sarà. Non troppo lontano dal Paradiso, ma nemmeno troppo vicino; non vicinissimo all’Inferno, ma nemmeno così lontano da non iniziare ad avere la sensazione di sentirne il calore. Calcisticamente parlando, il Pescara è nel mezzo della classifica. I due punti conquistati sugli ultimi 12 a disposizione, oltretutto presi in casa e contro due tra le candidate alla retrocessione, hanno fatto spegnere sogni di gloria alla maggioranza del popolo biancazzurro, ormai quasi rassegnato alla mediocrità che questa squadra, tra alti e bassi, tra amnesie e paure, ha regalato. Con 7 gare e 21 punti a disposizione, si può ancora pensare di guardare in alto – come anche il Presidente Sebastiani nel post Terni ha dichiarato – ma non si può non voltarsi e scorgere che dietro le distanze si sono accorciate. La salvezza, in realtà, non sembra in discussione. Ma ci si può accontentare di chiudere la stagione senza patemi, avvinti da un mediocrità di rendimento e risultati che ai nastri di partenza era inaspettata? Per di più con rammarico e rimpianti ad aleggiare tenebrosi? No, senza dubbio. Questa piazza merita altro che chiudere l’annata agonistica con rassegnazione e soggetta alla legge del contrappasso (dal latino contra e patior, "soffrire il contrario"), mediante il principio che regola la pena (si colpiscono i rei mediante il contrario della loro colpa o per analogia ad essa). Cioè, ad esempio, il desiderare tanto una cosa ed averla a portata di mano senza mai poterla realmente farla propria. Una rincorsa infinita verso un traguardo sempre prossimo ma mai raggiungibile.

Il Delfino 2013-14 sembra poter nuotare verso approdi dorati, ma la costa è sempre distante pur vedendola in maniera chiara e distinta. Di certo, annaspa in carenze strutturali, crisi d’identità e limiti congeniti dei quali sono tutti responsabili: società, guide tecniche che si sono alternate e calciatori. Servirebbe un moto d’orgoglio per invertire la tendenza in un campionato indecifrabile e decisamente livellato verso il basso e per lasciare il Limbo approdando al livello superiore. Ci si accontenterebbe in realtà di chiudere al meglio e con assoluta dignità, provando a fare il massimo,  cosa che dovrebbe essere scontata ma che, purtroppo, non sembra esserlo.

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