Prima squadra

Il Gattopardo..biancazzurro Il Delfino Rampante racconta

Pescara-Carrarese 2-2

12.03.2024 18:58

Altro spunto davvero particolare ed interessante da parte del nostro Delfino Rampante che a modo suo ci racconta gli ultimi sviluppi di casa Pescara. Buona lettura!

 

"Se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi". 1958: viene pubblicato postumo uno dei capolavori della letteratura italiana contemporanea - Il Gattopardo - scritto dal duca di Palma e Principe di Lampedusa. Stiamo parlando di Giuseppe Tomasi. Palermitano come il tecnico del Pescara. La celebre frase è stata pronunciata da Tancredi, uno dei personaggi principali del romanzo, nipote del principe Fabrizio Salina.

Al contrario del più famoso autore siciliano, prova a cambiare quasi tutto - o quantomeno il modulo - l'allenatore biancazzurro contro la Carrarese per cercare, in questo caso, di cambiare tutto. Invertire la rotta e ridare un po' di ossigeno al Delfino. Ma, nei fatti, come preconizzato nel Gattopardo, nulla è cambiato.
Un punticino. Magro. Pressoché ininfluente ai fini della classifica. Un punticino raggiunto, quasi in modo insperato, durante il pazzo e convulso finale nel corso del quale sono state realizzate ben 3 delle 4 reti che hanno sancito il 2-2 dell'Adriatico. Frutto quasi del caso o, peggio ancora, del fato.

Una partita che si era messa subito malissimo per il Pescara, sotto di un gol dopo appena un minuto e mezzo di gioco a causa di un altro - l'ennesimo - svarione difensivo.

Biancazzurri storditi e quasi mai in partita durante il primo tempo nel quale si è rimasti sullo 0-1 esclusivamente per tanta fortuna e altrettanta imprecisione della Carrarese, arrivata in riva all'Adriatico spavalda, sicura e forte dell'imbattibilità conquistata sotto la gestione Calabro, rimasta tale pure al termine del match di domenica pomeriggio. Seppur con qualche, anzi molti, rammarichi.

Tra il 1989 e il 2003, Mike Bongiorno - che di certo non ha bisogno di presentazioni e che tutti ricordiamo con affetto - conduce, su diverse TV commerciali, "La ruota della fortuna", un cosiddetto game show il cui format - Wheel of fortune - è nato negli States sui canali Nbc. La sigla faceva, più o meno, così: gira la ruota, gira la ruota, la fortuna puoi trovare anche tu. In linea di massima, potrebbe essere quello che sta accadendo a Pescara ormai da settembre. Cambi di giocatori. Formazione titolare che definire un miraggio non è poi così sbagliato. E ora pure cambi di moduli, anche nel corso della stessa gara. Per cercare di trovare sorte migliore. Quella fortuna - per tornare al giochino televisivo - che, malauguratamente, tarda ad arrivare.

Tutto concesso, s'intende. Ma, forse, sarebbe stato meglio sperimentare a settembre senza arrivare alle porte della primavera, nel cuore della stagione sportiva, privi ancora di una precisa e netta identità.

Anche perché Appio Claudio ci ha insegnato che "homo faber fortunae suae". L'uomo è artefice delle sue fortune. Del suo destino. E il Pescara se vorrà trovare quella fortuna perduta un po' di suo in più dovrebbe pur mettercelo.

E se il Giro d'Italia, come cantava una sigla di qualche edizione fa della Corsa Rosa, gira e va. Il Pescara, purtroppo, gira che ri rigira proprio non va: 4 miseri punticini nelle ultime 7 partite e una valanga di gol al passivo.

E l'impressione è che, proprio girando e rigirando - o se preferite mirando e rimirando - si stia andando quasi a tentoni. A tentativi, insomma. Navigando a vista in quegli interminati spazi e sovrumani silenzi di reminiscenze leopardiane in cui si sta tristemente trasformando lo stadio Adriatico sempre più in aperta contestazione contro società e direttore sportivo per una stagione che, finora, definire negativa sarebbe quasi un eufemismo.

Tornando per un attimo al "Gattopardo", Tomasi di Lampedusa, attraverso il suo romanzo, ha inteso descrivere la decadenza nella quale era piombata l'ariatocrazia siciliana a cavallo della nascita del Regno d'Italia. Quella decadenza che, ai giorni nostri e dalle nostre parti, sta vivendo il Pescara, barcamenato quasi ai limiti della zona play off di un campionato iniziato sotto i migliori auspici ma che, se non si dovesse invertire la rotta al più presto, dopo la vittoria in extremis e allo stesso modo esaltante di Ferrara si sta trasformando in un incubo.

Come se, improvvisamente, si fosse spento quel sole di celentana memoria e i giorni traformati nelle "fredde notti [...] senza più luce", descritti dal noto cantautore milanese

Venerdì sera si va a Rimini. Una sfida da non fallire se non si vuole rischiare di essere risucchiati in una zona ancora più insidiosa della classifica. Una sorta di ultima spiaggia - non quella spensierata del film "Rimini, Rimini" dell'87 sia ben chiaro -, sperando di poter usare, al termine del match, aggettivi positivi per il Pescara perché, come direbbe Federico Fellini, natìo proprio del capoluogo romagnolo, "avevo sempre sognato, da grande, di fare l'aggettivo".

Nel frattempo, riscaldiamoci con aromi, cipolla, estratto di carne, carota e prezzemolo. Gli ingredienti del dado per un tiepido brodo, al pari del pareggio contro la Carrarese. Un brodino e nulla più.

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